Piz della Palù (3172 m)
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Oggi vado alla scoperta della Val di Lei, del Lago di Lei e del Reno di Lei, l’unico fiume italiano che riversa le sue acque nel Mare del Nord. Il motivo di questa anomalia, che pone la valle al di là del displuvio geografico, è dovuto ad antichi diritti di pascolo. La valle fu acquistata dal Comune di Piuro nel 1462 quale territorio di pascolo. Dopo il riempimento del bacino (1962) gli unici pascoli attivi sono rimasti quelli sui monti circostanti, che consentono comunque un’attività ridotta.
Il toponimo Piz della Palù o Piz della Palü significa Pizzo della Palude.
Inizio dell’escursione: ore 7:45
Fine dell’escursione: ore 15:50
Pressione atmosferica, ore 9.00: 1020 hPa
Temperatura alla partenza: 8°C
Temperatura al rientro: 22°C
Isoterma di 0°C: 4000 m
Velocità media del vento: 5 km/h
Sorgere del sole: 6:06
Tramonto del sole: 20:50
La sveglia oggi suona alle 4:30. Alle 7:20 arrivo al parcheggio del Lago di Lei, alla sinistra della galleria, su un piazzale posto a 1945 m di quota, ancora all’ombra. È una giornata magnifica: calda e serena, con visibilità perfetta. La cima che più attira l’attenzione è il Pizzo Stella (3163 m), a circa 11 km di distanza, ammantato dalla Vedretta dello Stella. Si trova oltre l’estremità Sud del lungo lago, che sembra un fiordo.
Il pizzo che desidero salire è proprio di fronte al parcheggio sul lato opposto del lago. Valuto immediatamente che mi aspetta una faticaccia, più che per l’importante dislivello per la mancanza di un sentiero.
Dal parcheggio ritorno allo sbocco della galleria (1935 m) e percorro la lunga corona della diga: 690 m. Una volta tanto non ho problemi di vertigini, visto che la larghezza alla corona è di ben 15 m.
Raggiunta la chiesa, sulla cui facciata d’ingresso appare una lapide che ricorda i 10 operai periti durante la costruzione della diga, imbocco la breve sterrata in direzione dell’Alpe della Palù. Poco dopo mi trovo di fronte ad un edificio di archeologia industriale: è la stazione d’arrivo di una delle due teleferiche della lunghezza di 15 km che da Campodolcino portavano l’una le persone, l’altra il materiale necessario per la costruzione della diga. Continuo faticosamente su un sentiero malmesso fra erbe alte, cespugli e tratti paludosi fino alla baita dell’Alpe della Palù (1980 m), senza più segni di vita. Il sentiero svanisce tra i rododendri e come dice la guida del Club Alpino Svizzero ”Bündner Alpen 3” “steigt man über Rasen und Schutthalden”, si sale su prati e falde di deiezione, “weglos” aggiungerei. Per la verità, la pietraia inizia a circa 2550 m di quota. Cerco il percorso più logico, sfruttando piccole lingue erbose fra il vasto macereto costituito da macigni di micascisti, sassi e lastre che spesso si muovono o, addirittura, si ribaltano. All’improvviso, da un anfratto roccioso si levano in volo una pernice bianca con i piccoli, cinque o sei. Un solo pulcino, ancora inabile al volo, non riesce a decollare e si nasconde sotto un cardo spinosissimo.
Raggiunto il costone E, dal quale si ha una veduta sull’Alpe Ganda Nera (2143 m) e la stalla soprastante (2363 m), vedo degli omini di pietra e delle tracce evanescenti di sentiero. Continuo comunque a ruota libera, senza farmi condizionare, cercando i passaggi più comodi sul terreno aspro e accidentato. Gli ultimi cento metri di dislivello mi sembrano interminabili; continuo a guardare l’altimetro da polso, fino a quando scorgo la palina che indica la vetta. Dopo 3 h 50 min di cammino posso affermare Piz della Palù (3172 m) geschafft!
Fa caldo: posso sedermi tranquillamente in maglietta con le maniche corte e assaporarmi uno splendido panorama a 360°, che si spinge fino al Biancograt del Bernina.
La vetta più vicina, che da qui mi sembra assai tosta, è il Piz Timun o Pizzo d’Emet (3212 m). L’amico di Hikr.org StefanP proprio in questo momento ha raggiunto la cima con i figli Marc e Jan: sinceri complimenti a tutti e tre!

Piz della Palù (3179 m)
Non c’è né il libro di vetta né una croce, ma solo un paio di paletti infissi alla bell’e meglio in un omino di pietre semi sfasciato. Ad occidente distinguo chiaramente il Rifugio Bertacchi (2175 m) e il Lago d’Emet, visitati il 25.7.2010.
La faticosa discesa, alleviata da una piacevole brezza, si conclude al Rifugio Baita del Capriolo (1961 m) di fronte ad una birra e ad una fetta di torta.
La prima escursione nella Val di Lei è stata favorita da condizioni meteorologiche perfette, ciò che mi ha permesso di apprezzare particolarmente questo angolo d’Italia incuneato nella Valle Avers. Come la Val di Lei anche la vicina Valle Madris, ricca di alpeggi, era sfruttata dai comuni meridionali Chiavenna e Piuro. Un’ulteriore analogia è data dal fatto che negli anni Ottanta la Valle Madris era candidata ad essere inondata da un lago artificiale.
Tempo di salita: 3 h 50 min
Tempo totale: 8 h
Tempi parziali
Diga Lago di Lei (1935) – Alpe della Palù (1980 m): 35 min
Alpe della Palù (1980 m) – Piz della Palù (3172 m): 3 h 15 min
Piz della Palù (3172 m) – Alpe della Palù (1980 m): 2 h 30 min
Alpe della Palù (1980 m) – Rifugio Baita del Capriolo (1961 m): 20 min
Rifugio Baita del Capriolo (1961 m) – Diga Lago di Lei (1935): 20 min
Dislivello in salita: 1237 m
Sviluppo complessivo: 10,1 km
Difficoltà: T3
Coordinate Piz della Palù: 752'380 /149'020
Libro di vetta: no
Copertura della rete cellulare: Swisscom buona

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