Incontro con l'estate in Val Bognanco: Cima Larié
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Lo sapevo che avrei patito un gran caldo e allora sono andato ad incontrarlo insieme all'estate finalmente venuta nei luoghi dove i cambi stagione devono avvenire: i monti.
Già alle 8.30, al parcheggio di Monteossolano, il sole picchia duro. Salgo in paese e subito trovo i segnavia per la mia meta di giornata. Da qui alla cima il percorso è interamente segnalato e sempre individuabile: impossibile sbagliare. I primi 1100 metri di dislivello sono un vero Km (abbondante) verticale perché risalgono il versante sovrastante il paese senza indugio. Prima parte allo scoperto con tornanti continui sin oltre l'alpe Reso, dove, dopo aver superato una fascia disseminata di fiori gialli, entro finalmente nel bosco e posso respirare, sebbene le pendenze siano costanti.
Nel bosco transito per l'alpe Spino e con una diagonale ascendente a mezza costa esco all'alpe Patei, dove il panorama è già magnifico. Sopra la mia testa, l'elevazione della cima Lariè è ben visibile.
Proseguo su prati verso Sud, sino a raggiungere la quota 1950, dove c'è una bella croce stupendamente affacciata sull'Ossola. Qui, con una netta inversione di marcia, attacco la cresta che sempre larga e senza alcun pericolo se si esclude qualche passaggio elementare su pietraie (a volte instabili), mena in una ventina di minuti ai prati sommitali dove un omone di pietre segnala la vetta.
Camminare in questo luogo risarcisce pienamente le fatiche fatte per giungervi: davanti a me come tre altezzosi signori, si parano i giganti del trittico del Sempione ed anche una buona porzione di parete Est con cime connesse è ben visibile e fa la sua porca figura.
Dopo due ore e quarantacinque di marcia, mi fermo dunque qualche istante a godermi lo spettacolo, senza ignorare il versante est dove risiedono il simpatico lago di Andromia e i suoi alpeggi.
Ma il tempo stringe, il sole brucia e le mosche mangiano, così veloce e per la via di salita comincio la discesa sino all'alpe Spino, seguendo fedelmente la via dell'andata. Qui intercetto una trattorabile e la seguo sino all'alpe Pertuso (incontrato il proprietario, unica forma di vita incrociata oggi). Un breve traverso nel bosco mi riporta alla medesima trattorabile più in basso, dove con un altro quarto d'ora di marcia raggiungo l'auto che mi attende da cinque ore e alla quale, per una volta, posso raccontare di essere andato più veloce in discesa (due ore circa) che in salita.
Tempi comprensivi di trenta minuti di pause.
Sviluppo: 12 Km; SE: 25.5 km circa.
Già alle 8.30, al parcheggio di Monteossolano, il sole picchia duro. Salgo in paese e subito trovo i segnavia per la mia meta di giornata. Da qui alla cima il percorso è interamente segnalato e sempre individuabile: impossibile sbagliare. I primi 1100 metri di dislivello sono un vero Km (abbondante) verticale perché risalgono il versante sovrastante il paese senza indugio. Prima parte allo scoperto con tornanti continui sin oltre l'alpe Reso, dove, dopo aver superato una fascia disseminata di fiori gialli, entro finalmente nel bosco e posso respirare, sebbene le pendenze siano costanti.
Nel bosco transito per l'alpe Spino e con una diagonale ascendente a mezza costa esco all'alpe Patei, dove il panorama è già magnifico. Sopra la mia testa, l'elevazione della cima Lariè è ben visibile.
Proseguo su prati verso Sud, sino a raggiungere la quota 1950, dove c'è una bella croce stupendamente affacciata sull'Ossola. Qui, con una netta inversione di marcia, attacco la cresta che sempre larga e senza alcun pericolo se si esclude qualche passaggio elementare su pietraie (a volte instabili), mena in una ventina di minuti ai prati sommitali dove un omone di pietre segnala la vetta.
Camminare in questo luogo risarcisce pienamente le fatiche fatte per giungervi: davanti a me come tre altezzosi signori, si parano i giganti del trittico del Sempione ed anche una buona porzione di parete Est con cime connesse è ben visibile e fa la sua porca figura.
Dopo due ore e quarantacinque di marcia, mi fermo dunque qualche istante a godermi lo spettacolo, senza ignorare il versante est dove risiedono il simpatico lago di Andromia e i suoi alpeggi.
Ma il tempo stringe, il sole brucia e le mosche mangiano, così veloce e per la via di salita comincio la discesa sino all'alpe Spino, seguendo fedelmente la via dell'andata. Qui intercetto una trattorabile e la seguo sino all'alpe Pertuso (incontrato il proprietario, unica forma di vita incrociata oggi). Un breve traverso nel bosco mi riporta alla medesima trattorabile più in basso, dove con un altro quarto d'ora di marcia raggiungo l'auto che mi attende da cinque ore e alla quale, per una volta, posso raccontare di essere andato più veloce in discesa (due ore circa) che in salita.
Tempi comprensivi di trenta minuti di pause.
Sviluppo: 12 Km; SE: 25.5 km circa.
Tourengänger:
rochi

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