Tra Valsassina e Val Taleggio: Sodadura, Aralalta, Baciamorti
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....da Moggio e non solo perché la funivia è chiusa sino al 2 giugno.
Oggi c'erano le condizioni per un bel giro "rochi old fashioned" e così è stato.
Nel dettaglio:
- parto dalla via Roncaiolo, seguo l'indicazione e vado in salita su asfalto. Poi la via s fa sterrata e comincia un lungo traverso che mi conduce per prati e boschi alla base del vallone che sta sotto la stazione di monte della funivia. Lo risalgo, attraverso un bel pianoro, risalgo un'ultima china e, essendo partito a tutta birra, raggiungo i piani di Artavaggio dopo un'ora e venti dalla partenza.
- Senza frequentare la stradina che sale fino al rifugio Nicola, vado allo stesso risalendo in libertà prati e piste da sci ormai completamente sgombre.
- Dietro al Nicola, il sentiero 101 offre due possibilità: a sinistra verso i piani di Bobbio e lo Zuccone Campelli; a destra verso il Sodadura. Tiro la monetina: destra. Risalgo l'aerea cresta nord del monte ed in meno di mezz'ora sono in cima, bissando la salita di due inverni fa. Panorama al solito completo su tutte le montagne della Valsassina e le Orobie. A nord est, il Disgrazia è dominante e fa le veci del monte Rosa che oggi è celato.
- Per cresta sud est scendo dal monte, l'obiettivo è raggiungere il Baciamorti. La prima parte della cresta è quasi pianeggiante e mi illude. Poco dopo, l'inclinazione si fa importante e non mi è difficile scivolare su terriccio malfermo. Questo punto è stato il più delicato dell'intera gita, tuttavia un signore con cane è sceso a tutta birra, pertanto non aumento il grado di difficoltà che, evidentemente, per me in discesa è amplificato.
- Al passo Sodadura, al termine della cresta, ritrovo il sentiero 101 che perviene dal versante nord ovest attraversando il monte sulla sua costa. Lo percorro incontrando esigue tracce di neve, quindi attraverso notevoli prati e arrivo alla base della costola dell'Aralalta.
- L'affronto senza difficoltà ed esco sulla cresta sommitale che è un balcone affacciato sull'infinito. Cammino piano, vorrei stare sempre qui e invece giungo in vetta dove c'è un ometto e incontro un simpatico ragazzo che mi fornisce preziosi consigli per il proseguimento della gita.
- Poche centinaia di metri di cresta mi conducono sulla cima gemella, il Baciamorti, dove mi fermo per una breve pausa ad ammirare il pizzo dei Tre Signori e la Valtorta.
- Scendo dunque da cresta opposta, facile ma molto lunga e continuo sino ad arrivare al passo Baciamorti. Davanti agli occhi la Val Taleggio sovrastata dall'imponente cima del Venturosa la cui via di salita comincia proprio dal passo.
- Io però devo tornare indietro, pertanto mi rimetto sul 101 e procedo a ritroso a mezza costa su sentiero sempre ascendente sino ad uscire alla bocchetta di Regadur dove cominciai la salita all'Aralalta. Volendo risparmiare un paio di chilometri e qualche centinaio di metri di dislivello, dalla cresta del Baciamorti si può scendere su prati puntando una baita. Da qui passa il 101.
- Dalla bocchetta, ritorno per un breve tratto verso il Sodadura ma ad un'ulteriore baita seguo la discesa segnalata per il rifugio Gherardi. Con qualche tornante arrivo all'ex rifugio Battisti (inconfondibile e caratteristico: tutto rosa) e qui, a destra prendo il DOL che, con un lungo traverso, mi riporta ai piani di Artavggio, all'ex albergo Sciatori. Tutti i traversi camminati al ritorno, così piacevoli con il terreno asciutto sono, a mio avviso, da evitarsi con neve perché tagliano pendii aperti e incombenti che sicuramente scaricano.
- Non m i resta che affrontare il sentiero dell'andata per scendere in un'ora abbondante a Moggio dove ritrovo l'auto ad attendermi da otto ore.
Tempi comprensivi di trenta minuti di pause e poche altre esitazioni. Dislivello comprensivo di tanti (ma tanti) saliscendi.
Sviluppo: 24 km circa; SE: 41 km circa.
Oggi c'erano le condizioni per un bel giro "rochi old fashioned" e così è stato.
Nel dettaglio:
- parto dalla via Roncaiolo, seguo l'indicazione e vado in salita su asfalto. Poi la via s fa sterrata e comincia un lungo traverso che mi conduce per prati e boschi alla base del vallone che sta sotto la stazione di monte della funivia. Lo risalgo, attraverso un bel pianoro, risalgo un'ultima china e, essendo partito a tutta birra, raggiungo i piani di Artavaggio dopo un'ora e venti dalla partenza.
- Senza frequentare la stradina che sale fino al rifugio Nicola, vado allo stesso risalendo in libertà prati e piste da sci ormai completamente sgombre.
- Dietro al Nicola, il sentiero 101 offre due possibilità: a sinistra verso i piani di Bobbio e lo Zuccone Campelli; a destra verso il Sodadura. Tiro la monetina: destra. Risalgo l'aerea cresta nord del monte ed in meno di mezz'ora sono in cima, bissando la salita di due inverni fa. Panorama al solito completo su tutte le montagne della Valsassina e le Orobie. A nord est, il Disgrazia è dominante e fa le veci del monte Rosa che oggi è celato.
- Per cresta sud est scendo dal monte, l'obiettivo è raggiungere il Baciamorti. La prima parte della cresta è quasi pianeggiante e mi illude. Poco dopo, l'inclinazione si fa importante e non mi è difficile scivolare su terriccio malfermo. Questo punto è stato il più delicato dell'intera gita, tuttavia un signore con cane è sceso a tutta birra, pertanto non aumento il grado di difficoltà che, evidentemente, per me in discesa è amplificato.
- Al passo Sodadura, al termine della cresta, ritrovo il sentiero 101 che perviene dal versante nord ovest attraversando il monte sulla sua costa. Lo percorro incontrando esigue tracce di neve, quindi attraverso notevoli prati e arrivo alla base della costola dell'Aralalta.
- L'affronto senza difficoltà ed esco sulla cresta sommitale che è un balcone affacciato sull'infinito. Cammino piano, vorrei stare sempre qui e invece giungo in vetta dove c'è un ometto e incontro un simpatico ragazzo che mi fornisce preziosi consigli per il proseguimento della gita.
- Poche centinaia di metri di cresta mi conducono sulla cima gemella, il Baciamorti, dove mi fermo per una breve pausa ad ammirare il pizzo dei Tre Signori e la Valtorta.
- Scendo dunque da cresta opposta, facile ma molto lunga e continuo sino ad arrivare al passo Baciamorti. Davanti agli occhi la Val Taleggio sovrastata dall'imponente cima del Venturosa la cui via di salita comincia proprio dal passo.
- Io però devo tornare indietro, pertanto mi rimetto sul 101 e procedo a ritroso a mezza costa su sentiero sempre ascendente sino ad uscire alla bocchetta di Regadur dove cominciai la salita all'Aralalta. Volendo risparmiare un paio di chilometri e qualche centinaio di metri di dislivello, dalla cresta del Baciamorti si può scendere su prati puntando una baita. Da qui passa il 101.
- Dalla bocchetta, ritorno per un breve tratto verso il Sodadura ma ad un'ulteriore baita seguo la discesa segnalata per il rifugio Gherardi. Con qualche tornante arrivo all'ex rifugio Battisti (inconfondibile e caratteristico: tutto rosa) e qui, a destra prendo il DOL che, con un lungo traverso, mi riporta ai piani di Artavggio, all'ex albergo Sciatori. Tutti i traversi camminati al ritorno, così piacevoli con il terreno asciutto sono, a mio avviso, da evitarsi con neve perché tagliano pendii aperti e incombenti che sicuramente scaricano.
- Non m i resta che affrontare il sentiero dell'andata per scendere in un'ora abbondante a Moggio dove ritrovo l'auto ad attendermi da otto ore.
Tempi comprensivi di trenta minuti di pause e poche altre esitazioni. Dislivello comprensivo di tanti (ma tanti) saliscendi.
Sviluppo: 24 km circa; SE: 41 km circa.
Tourengänger:
rochi

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