Pass Giümela (2118 m) – Val Pontirone


Publiziert von siso , 17. Dezember 2015 um 22:30.

Region: Welt » Schweiz » Tessin » Bellinzonese
Tour Datum:12 Dezember 2015
Wandern Schwierigkeit: T3 - anspruchsvolles Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: CH-TI   Gruppo Cima Rossa   CH-GR   Gruppo Torrone Alto 
Zeitbedarf: 5:15
Aufstieg: 863 m
Strecke:Biborgh (1313 m) – Prato Dentro (1410 m) – Alpe di Lesgiüna (1480 m) – Baita a quota 1770 m – Alpe di Giümela (1810 m) – Rifugio dra Piòta (1862 m) – Pass Giümela (2118 m).
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Autostrada A2 – uscita Biasca – Malvaglia – Val Pontirone – Biborgh (14 km da Malvaglia).
Unterkunftmöglichkeiten:Rifugio dra Piòta (1862 m), all’Alpe di Giümela.
Kartennummer:C.N.S. No. 1273 – Biasca - 1:25000.

Escursione nella selvaggia Val Pontirone, fino al Pass Giümela, sul confine con la Val Calanca.

Il toponimo “Giümela” deriva dal latino gemellus (gemello) nel significato di duplice. L’Alpe di Giümela si trova infatti nel punto in cui due pascoli, quello della Valle di Giümela e quello di Vedrign si incontrano.

 

Inizio dell’escursione: ore 8.45

Fine dell’escursione: ore 13.55

Pressione atmosferica, ore 9.00: 1029 hPa

Isoterma di 0°C, ore 9.00: 2100 m

Temperatura alla partenza: -3°C

Temperatura all’arrivo: 9°C

Velocità media del vento: 0 km/h

Sorgere del sole: 7.57

Tramonto del sole: 16.37

 

Per il secondo sabato consecutivo progetto una camminata in Val Pontirone

Sabato scorso il tempo era nuvoloso, mentre oggi la giornata è da sballo; non sembrerebbe nemmeno la metà di dicembre. Peccato che il percorso sia quasi completamente nell’ombra invernale.

Da Malvaglia Rongie imbocco la stradina asfaltata che in 14 km mi conduce in fondo alla Val Pontirone, nel territorio comunale di Biasca. Non è una strada rilassante: in alcuni punti si sviluppa sull’orlo di dirupi, senza la protezione laterale o, nella migliore delle ipotesi, con dei paracarri aventi una spaziatura di circa 10 m. Per mia fortuna, in questo periodo è poco frequentata.

Alle quote inferiori passo di fianco a vigneti di Bondola, il vitigno autoctono tipico del Sopraceneri, che produce un vino rosso rubino, leggero, fruttato, abbastanza persistente, con un finale quasi dolce di frutta. Mi allieterà la serata, durante la degustazione di un formaggino di capra della “Valle”.

Per certi aspetti è una valle straordinaria: in uno spazio ridottissimo sono riuniti qui tutti gli stadi geografici e ambientali del nostro paese, dalla zona della vite fino a quella dei ghiacciai.

Dopo circa 5 km, a partire da Pontironetto (Sant’Anna), la via si immette nella Val Pontirone (Pontrón). Una leggenda popolare vuole che l’orrido sia stato aperto dal diavolo: “La Valle era un tempo isolata dal resto del mondo e senza comunicazioni con il piano. La breccia fu aperta dal diavolo con il profondo orrido che si apre oltre il vecchio ponte poco discosto dalla cantonale del Lucomagno. Puntando a destra le natiche e a sinistra i piedi riuscì ad aprire un varco alla Leggiuna che da allora scorre libera per sfociare poi nel Brenno. Lo sforzo fu così grande che i segni delle natiche e dei piedi rimasero impressi nella viva roccia e ancora oggi il viandante che affronta la mulattiera li può osservare dal ponte”.

Al maggengo Sant’Anna c’è una sorgente che i pontironesi chiamano “l’acqua di San Carlo”. Si racconta che qui si sarebbe dissetato l’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo nel suo viaggio pastorale in Val Pontirone (1570). Quando nel difficile passaggio di Fos il 32enne arcivescovo esternò la sua inquietudine, i fratelli Tinetti di Sulgone, che portavano la portantina, gli ingiunsero senza troppi complimenti di starsene seduto tranquillo e di tenere la bocca chiusa.

A Pontirone rivedo, al solito posto, il bel cagnone pastore che già incontrai sabato scorso; è uno dei pochi segnali di vita.

L’ignaro visitatore che oggi passa da San Giovanni (così è anche chiamato il paese) non suppone certo che tra le baite della valle pulsasse fino a qualche decennio fa un nucleo comunitario con tutta la sua organizzazione, completa, funzionante e autosufficiente. Era un’autarchia poco comune, un’economia chiusa; più che voluta, era imposta dalla posizione geografica.

Dopo Pontirone, la strada passa vicino al greto della Leggiuna fino al Riale della Stampa. Da qui via riprende a salire e tocca gli insediamenti di Sciresa (il toponimo ricorda ovviamente la presenza di ciliegi), Cavrèi, Fontana, in bella posizione, e finalmente Biborgo (Biborgh, a Bibórc’) a 1313 m.

All’inizio del maggengo trovo un ampio spiazzo in terra battuta dove posso parcheggiare.

Alle 8:45, con una temperatura di -3°C, mi avvio lungo la strada che scende verso il Ponte di Giümela. Dopo un centinaio di metri il segnavia mi immette su un sentiero alla sinistra della strada asfaltata, in direzione di Fòpa (“avvallamento del terreno”, “conca”). Al maggengo Prato Dentro (1410 m), in dialetto “ol Prò Dint”, mi aspetto di vedere dei rustici; in realtà, con un certo stupore, mi trovo di fronte a chalet di prima categoria, con tanto di pannelli fotovoltaici e antenne paraboliche.

Il sentiero prosegue in traversa, sul versante destro della Lesgiüna, in un bosco di conifere.

All’Alpe di Lesgiüna (1480 m) (Alp Lisgiüna) non posso fare a meno di fermarmi a leggere delle interessanti informazioni sull’alpeggio in generale e sulla Capra Nera Verzaschese in particolare. Mi colpiscono le forti parole del casaro Mauro, contrario al Parc Adula. Sono le prime voci di dissenso che sento su questo progetto per un nuovo parco nazionale:

“No al parcorgasmo Adula; resistenza ETNIKA”.

Proseguo sull’alluvionato fondovalle fino alla base di un gradino di circa 300 m. Tutto tace: anche la grande Cascata della Lesgiüna è silente. Il getto, di un centinaio di metri d’altezza, è catturato dal ghiaccio. Sconsiglio agli amanti delle scalate di cascate di ghiaccio di cimentarsi su questa: durante la mia breve permanenza ho osservato per due volte la caduta di grossi blocchi di ghiaccio.

Continuo la camminata in direzione Est fino alla base di un’altra cascata gelata, quella del fiume Giümela. Il percorso è ostruito da ghiaccio vivo; sono costretto a superare il punto critico con un paio di deviazioni. Poco dopo entro in una suggestiva zona rocciosa: degli arditi gradini e delle funi di acciaio con funzione di corrimano mi consentono di portarmi in quota nel bel bosco misto di abeti e larici. Appena uscito dal lariceto vedo una prima baita a quota 1770 m; dieci minuti dopo pervengo al Rifugio dra Piòta (1862 m) o Rifugio Giümèla, in un’oasi di luce solare diretta: evviva!


                                           Rifugio dra Piòta (1862 m)

È stato inaugurato nel 2011, non è custodito, dispone di 8 posti letto ed è sempre aperto (la porta si apre girando la maniglia, senza chiave). Il nome deriva dal fatto che il pavimento della cascina è una pietra naturale, “dra piòta”.

Il rifugio è situato su un terrazzo panoramico con vista sulla Valle Pontirone con i suoi Piz di Strega, Giümèla e Bidensc.

Il sentiero continua fra cespugli di ontano verde sul ripido fianco settentrionale del Piz Giümela o Piz Red, lungo la “Valle di Giümela”. In 45 minuti di cammino dal rifugio pervengo alla meta prevista per oggi: Pass Giümela (2118 m) geschafft!

Sia Chiara che Giuseppe Brenna scrivono della “pioda piana”, una lastra cuoriforme presente sul valico. Per la verità, di piode piatte ce ne sono due, una vicino al segnavia e l’altra, più caratteristica, un po’ ad Est, sul versante calanchino. Fra le numerose cime che si possono ammirare in questa giornata di sole, attira la mia attenzione la Cima de Nomnom (2633 m), una vetta che raggiunsi il 14.9.2013 e che mi diede molta soddisfazione.

Attualmente i raggi solari non arrivano al Pass Giümela, si avvicinano fino a 10 m sul versante Nord. È denominato il “Passo delle Spose”: da qui, infatti, molte giovani si recavano a sposare i fidanzati della Val Calanca.

 

Dopo una sola settimana ritorno in Val Pontirone; questa volta fino al valico che permise ai pontironesi di spostarsi, ascia in spalla, nella Valle Calanca per lavorare. Alcuni di questi “boratt” restarono in Calanca e fondarono una famiglia, diventando “calanchin”. Pare che i Ganna, i Caprioli, i Papa in Val Calanca, e i Motalla in Mesolcina siano tutti originari della Val Pontirone.

 

Tempo di salita: 2 h 45 min

Tempo totale: 5 h 10 min

Tempi parziali

Biborgh (1313 m) – Alpe di Lesgiüna (1480 m): 50 min

Alpe di Lesgiüna (1480 m) Rifugio dra Piòta (1862 m): 1 h 10 min

Rifugio dra Piòta (1862 m) Pass Giümela (2118 m): 45 min

Pass Giümela (2118 m) – Biborgh (1313 m): 1 h 55 min

Dislivello in salita: 863 m

Sviluppo complessivo: 10,0 km

Difficoltà: T3

Coordinate Pass Giümela: 727'370 / 136'985

Coordinate Rifugio dra Piòta: 726'350.0 - 137'000.0

Copertura della rete cellulare: Swisscom 2/5

Libro di capanna: sì


Tourengänger: siso


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