Quasi Cengalo
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Avete presente la faccia di un bambino che non riceve per Natale il regalo che aveva chiesto?
Ecco, bene.
Penso che la nostra espressione fosse uguale a quella del bambino, nel momento in cui ci siamo dovuti fermare a pochi metri dalla vetta.
Eh già, capita, lo sappiamo ed è già successo altre volte ma fare tutta questa strada per poi non "concludere" la giornata .... un po' brucia...
Tutto inizia il giorno precedente quando ci mettiamo d'accordo per questa cima. Varie questioni mi lasciano poco tempo per studiare il percorso ma, di sfuggita, mi sembra di leggere che nella parte finale si possa trovare neve.
Dopo una brevissima (forse troppo breve) consultazione via sms con Raffaele, si decide per non portarsi dietro ne picozza ne ramponi.
Al mattino, mentre prendo lo zaino, vedo i ramponcini (mai usati) e come per dire "non si sa mai", li infilo nello zaino.
Partiamo dai Bagni di Masino e raggiungiamo il Rifugio Giannetti, proseguiamo ancora per un tratto lungo il sentiero e poi svoltiamo a sinistra per puntare alla bocchetta più bassa tra il Badile e il Cengalo.
La bocchetta si raggiunge superando un breve tratto con due corde fisse parallele, di cui una molto usurata (attenzione). Si apre una vista sulla parete del Badile che incute un certo "rispetto".
Poi la via prosegue alternando tratti in cui si cammina ad altri in cui si arrampica. I due torrioni lungo la cresta si aggirano prima a nord (catene) e poi a sud, fino ad arrivare alla calotta superiore (ci sono numerosi ometti lungo il percorso). Qui ci troviamo di fronte a neve molto dura anzi, quasi ghiaccio.
Provo a "forzare" un po' il passaggio, indosso i pantaloni lunghi (importanti in caso di scivolate), metto i ramponcini (ma non li ho mai usati e non so bene come e se tengono) e uso le punte dei bastoncini come picozza. Inoltre tiriamo fuori la corda per legarmi. Messo così, in caso di caduta, farei "solo" uno scivolone per poi fermarmi sulle pietre poco sotto.
Salgo il primo breve pendio e poi raggiungo la cresta. Faccio ancora qualche metro ma scopro che, anche se il dislivello è veramente poco, la cima si trova a circa 70-80 metri in linea d'aria lungo la cresta. Per continuare dovrei anche slegarmi.
La situazione mi pare troppo pericolosa, in caso di caduta non avrei nessuna possibilità di fermarmi, quindi a malincuore torno indietro. Affronto con moltissima attenzione la discesa (i ramponcini non hanno le punte frontali) e ritorno dai compagni che mi stanno facendo sicura.
Sguardi da bambini il giorno di Natale (senza regalo) e torniamo indietro ... con la coda tra le gambe ....
Ecco, bene.
Penso che la nostra espressione fosse uguale a quella del bambino, nel momento in cui ci siamo dovuti fermare a pochi metri dalla vetta.
Eh già, capita, lo sappiamo ed è già successo altre volte ma fare tutta questa strada per poi non "concludere" la giornata .... un po' brucia...
Tutto inizia il giorno precedente quando ci mettiamo d'accordo per questa cima. Varie questioni mi lasciano poco tempo per studiare il percorso ma, di sfuggita, mi sembra di leggere che nella parte finale si possa trovare neve.
Dopo una brevissima (forse troppo breve) consultazione via sms con Raffaele, si decide per non portarsi dietro ne picozza ne ramponi.
Al mattino, mentre prendo lo zaino, vedo i ramponcini (mai usati) e come per dire "non si sa mai", li infilo nello zaino.
Partiamo dai Bagni di Masino e raggiungiamo il Rifugio Giannetti, proseguiamo ancora per un tratto lungo il sentiero e poi svoltiamo a sinistra per puntare alla bocchetta più bassa tra il Badile e il Cengalo.
La bocchetta si raggiunge superando un breve tratto con due corde fisse parallele, di cui una molto usurata (attenzione). Si apre una vista sulla parete del Badile che incute un certo "rispetto".
Poi la via prosegue alternando tratti in cui si cammina ad altri in cui si arrampica. I due torrioni lungo la cresta si aggirano prima a nord (catene) e poi a sud, fino ad arrivare alla calotta superiore (ci sono numerosi ometti lungo il percorso). Qui ci troviamo di fronte a neve molto dura anzi, quasi ghiaccio.
Provo a "forzare" un po' il passaggio, indosso i pantaloni lunghi (importanti in caso di scivolate), metto i ramponcini (ma non li ho mai usati e non so bene come e se tengono) e uso le punte dei bastoncini come picozza. Inoltre tiriamo fuori la corda per legarmi. Messo così, in caso di caduta, farei "solo" uno scivolone per poi fermarmi sulle pietre poco sotto.
Salgo il primo breve pendio e poi raggiungo la cresta. Faccio ancora qualche metro ma scopro che, anche se il dislivello è veramente poco, la cima si trova a circa 70-80 metri in linea d'aria lungo la cresta. Per continuare dovrei anche slegarmi.
La situazione mi pare troppo pericolosa, in caso di caduta non avrei nessuna possibilità di fermarmi, quindi a malincuore torno indietro. Affronto con moltissima attenzione la discesa (i ramponcini non hanno le punte frontali) e ritorno dai compagni che mi stanno facendo sicura.
Sguardi da bambini il giorno di Natale (senza regalo) e torniamo indietro ... con la coda tra le gambe ....
Tourengänger:
Andrea!
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