Verso la Cima Crocetta: primo giorno di primavera
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La mia anima oggi è più bianca che se fosse stata lavata con il migliore detersivo: non contento della indulgenza plenaria che a tutti noi (credo) è stata elargita con l’elezione del nuovo e simpatico Papa Francesco ho pensato bene di guadagnare altri meriti affannandomi sulla infida nevetta che una volta alla settimana ci raggiunge, imbianca le cime anche basse e poi se ne va.
L’idea originale era quella di salire il Monte Generoso partendo dalla vecchia Dogana di Arogno, seguendo un sentiero per me nuovo e con la possibilità, in funzione degli ostacoli trovati, di interrompere l’ascesa a mio piacere. Delusione: io il sentiero non l’ho trovato. Arrivato alla Dogana ho scrutato in lungo e in largo le pendici del monte che si raggiunge attraversando il Torrente Mara cercando di scorgere il sentiero ma vuoi la ripidità del monte, vuoi che la neve uniformava tutto non ho visto niente che assomigliasse ad una traccia e piuttosto ho visto la pericolosità di una eventuale salita di lì. Un po’ scocciato ho deciso di salire di nuovo in auto e tornare verso luoghi ben conosciuti e mi sono diretto a Rovio. Avevo intenzione di salire almeno alla Cima Crocetta passando da Bogo e poi….si sarebbe deciso che fare. Per un bel tratto ho camminato nella neve senza necessità di ausili ulteriori fin quando sono arrivato al pianoro che precede l’Alpe Bogo; qui ho calzato le ciaspole perché la neve era diventata più abbondante e sceglievo di proseguire lungo una scorciatoia che ricordavo. Le scorciatoie, si sa, abbreviano la strada ma non sono riposanti! Comunque in breve mi ricongiungevo con il sentiero più lungo e proseguivo la mia strada. Problemi: il sentiero, già poco segnalato d’estate, con la neve diventa spesso difficile da seguire. Diverse volte l’ho perso e ritrovato ma ciò che ha messo a dura prova il mio procedere è stata la tipologia della neve. Come prevedibile l’altezza del manto non era ragguardevole; si trattava di neve fresca che sul ripido fungeva da “sciolina” in combutta con l’erba sottostante. In altre zone, invece, forse aveva piovuto sullo strato preesistente per cui una crosta gelata faceva supporre una certa “portanza” salvo affondare improvvisamente con affaticamento dei muscoli e soprattutto stress dei miei nervi. Dopo ca. 3 ore di battaglia approdavo a un rudere posto a 1180m e lì decidevo che sarei tornato indietro. Ben altra cosa ero riuscito a fare circa tre anni fa; altra neve? Altre energie? Altra determinazione? Chissà!
Pillole….di sudore e di fatica:
Dislivello salita 710m
Dislivello discesa 710m
Lunghezza totale 7.48 km
Tempo totale lordo 4h33’
Tempo totale netto 4h03’
Soste 30’
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