Piz Medel (3210 m)
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Dopo le ultime due escursioni in cui la meteo era stata più che favorevole, stavolta i famosi “cumuli sui rilievi” (in realtà un nebbione da tagliare con il machete) si sono fatti vedere proprio nel momento meno opportuno, cioè sulla cresta che porta in vetta e sulla vetta stessa. Ma, facendo di necessità virtù, posso dire che anche la nebbia ha il suo fascino… per esempio, il fatto di percorrere una cresta non sapendo mai, se e quando arriverà la cima, mantenendosi sempre nella sottile linea dell’incertezza, è una sensazione che una tantum può anche essere stimolante…
Se poi aggiungiamo che le vie seguite, ovvero la salita diretta nel vallone del Pian Geirètt (Cogn di Camadra) e la successiva Est del Medel, sono state completamente inventate (non avevo letto nessuna guida… sono solo stato richiamato dal Medel quando l’ho visto dalla Cima di Camadra), si può ben comprendere come l’ascesa odierna abbia davvero avuto il sapore dell’avventura!
I dettagli sono quindi pochi: lascio la macchina all’Alpe di Fontana S.Martino (loc. Vacaresc) e salgo al Pian Geirètt. Qui punto al centro della valle, superando in serie tre torrenti, e salgo diritto in direzione di un piccolo nevaio situato sotto la cresta Est del Medel (in realtà la ENE). Verso la fine del ripido imbuto, dopo aver superato prati e pietraie malferme, devio leggermente a E e sbuco sulla cresta alla quota 2935, in prossimità di un altro nevaio, situato però in territorio grigionese. Seguo tutto il filo di cresta che fa da confine tra Ticino e Grigioni immerso nella nebbia oltrepassando, tra le altre cose, un breve tratto su neve ed una decina di metri di ghiacciaio (passaggio obbligato, ma quasi senza pendenza). Ormai senza speranze, ecco spuntare dalla nebbia una croce. È lei, è la croce del Pèz Medel (come ortograficamente riporta la croce stessa). Non riesco a vedere niente, così mi fermo solo i minuti necessari per firmare il libro di vetta e riconoscervi il recente passaggio di chaeppi. Mi preme superare il pur breve tratto sul ghiacciaio, così, immerso nel nebbione, prendo la via del ritorno. Evito anche dei passaggi di II che all’andata ho fatto confidando che quella fosse la migliore via. Poi ri-calco le mie orme sulla neve, fotografo un po’ di natura morta ed in prossimità dell’ultima elevazione (3015 m) della cresta prima della discesa mi fermo a mangiare qualcosa bardato come un cavallo (fa freddo e tira vento). Poi, pietraia instabile, prato ripido, superamento dei tre ruscelli, Pian Geirètt e finalmente il bucolico ed ameno sentiero che mi riporta all’auto all’Alpe di Fontana S.Martino. Il tutto in 6 ore di andata e 4 e mezzo di ritorno. In fondo in fondo è stata una bella esperienza. Con altre condizioni il Medel deve essere qualcosa di spettacolare (ma il panorama l’avevo comunque recentemente gustato dalla Cima di Camadra, oggi completamente avvolta nel grigio).

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