Dalla Minera d'oro dei Cani all'Alpe Vallar - Valle Anzasca
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La Miniera d'oro dei Cani è situata nella media Valle Anzasca, sui dirupati versanti meridionali dei contrafforti del Pizzo Vallar. Il nome della miniera, che è stata sfruttata dall'epoca medievale fino al 1961, deriva dalla famiglia di Facino Cane, capitano di ventura a servizio dei Visconti. Ulteriori notizie si possono trovare sul sito del comune di Vanzone con San Carlo a questo link.
La curiosità per la zona era sorta dalla visione di qualche fotografia reperita sul web dove si vedono i ruderi situati nei pressi delle miniere, costruiti in posizione dominante in cima ad un poggio scosceso, alla maniera di certi castelli, e la cui collocazione mi aveva fatto pensare ad un altro luogo di fatica delle montagne ossolane: l'Alpe Saler.
L'edizione del 1970 della Carta Svizzera in scala 1:25000 (link) mostra un sentiero, non riportato sulle mappe successive, che dalla Miniera dei Cani sale fino a raggiungere la cresta soprastante, collegando questa zona mineraria con quella dell'Alpe Vallar, situato sul versante della Val Bianca.
Questa osservazione è stata lo spunto per un'escursione molto varia e ricca di motivi di interesse. Sono in compagnia di Ferruccio.
Annotazioni: nei mesi estivi, la risalita del canale a Ovest dei ruderi della Miniera dei Cani è sconsigliabile per la presenza di un fitto felceto nella parte bassa. Il canale a Est dei ruderi, dove sembra che passasse il vecchio sentiero, è franoso, di difficile accesso (almeno dalla zona dei ruderi) e in generale non consigliabile.
Da Battiggio alla Miniera dei Cani
Il sentiero segnalato inizia subito dopo il termine dell'abitato di San Carlo, in corrispondenza ad una stradina che sale verso una casa sulla destra (cartelli indicatori). Si può parcheggiare la macchina poco più avanti, lungo la strada principale nei pressi della fermata degli autobus della frazione Battiggio.
Il sentiero sale costeggiando inizialmente sulla sinistra il Rio Valle Gallera, passa nei pressi di una cappella riccamente affrescata datata 1784 e quindi raggiunge l'abitato di Ronchi di Fuori. Qui si può arrivare anche in auto da Vanzone, risparmiando così un centinaio di metri di dislivello (parcheggio al termine della strada).
Il sentiero prosegue nel bosco di querce e castagni sopra il paese, passa davanti ai ruderi della Capela Ruta, quindi alle spalle della baita azzerata di Al Büsci e giunge ad un primo bivio. Con una breve deviazione sulla sinistra (W) si può visitare il nucleo di rustici di Mugnalp Sotto (1060 m) Salendo il pendio sopra le baite, si arriva a Mugnalp (1146 m), dove si trova un sentiero segnalato che traversa a destra (E) riportando sul percorso principale. Dopo avere guadato il Rio di Valle Gallera, il sentiero risale il versante opposto, si innesta sull'ampia mulattiera proveniente dalla zona dall'Alpe Albera e si addentra nella Valle del Rio Rosso, presentando i primi scorci sul versante della miniera e sui ruderi, che dal basso paiono inaccessibili.
In questa parte dell'itinerario creano un singolare contrasto i moderni tubi blu dell'acqua con quelli del paesaggio, dominato in questa stagione dal giallo dell'erba secca.
Guadato un torrente tributario del Rio Rosso, si passa davanti all'ingresso di una prima galleria. Ci si addentra nel canale principale e si sale quindi fino al complesso principale della Miniera dei Cani, posto a circa 1350 m di quota e non visibile fino all'ultimo momento. Per accedere all'ingresso delle gallerie, che sono chiuse da cancelli, si supera una paretina con una scala metallica. A destra delle gallerie prosegue verso Est il sentiero segnalato per Cingora. Un altro sentiero, anch'esso segnalato ed evidente, sale ancora e raggiunge il poggio con i ruderi delle abitazioni dei minatori, posti dove le mappe riportano la dicitura Miniera d'oro dei Cani e la quota di 1475 m.
Dalla Miniera dei Cani alla cresta (quota 1864 m)
Dal pianoro a monte dei ruderi, volgendo lo sguardo a ritroso, si nota una rampa invitante che sale verso destra (Est), permettendo di accedere ad un piccolo pianoro posto su una dorsale secondaria.
Il vecchio sentiero che saliva alla cresta, in base alle vecchie mappe dovrebbe entrare nel canale situato a Est della dorsale in questione, attraversarlo e risalirne il fianco sinistro.
Purtroppo però, per accedere al canale in questione - che si presenta franoso - bisogna scendere un pendio dirupato e instabile. Traversando sul fianco verso destra, si nota nella parete a sinistra un foro circolare nella roccia, dove forse un tempo era fissata qualche attrezzatura, ma il passaggio è esposto su un affaccio vertiginoso. Proseguendo invece sulla dorsale, troviamo i resti di un muretto nei pressi di una cavità. Più in alto il percorso diventa esposto ed impegnativo. Decidiamo quindi di lasciare perdere e ritorniamo ai ruderi per valutare un'altra possibilità di salita.
Ci addentriamo quindi nell'ampio canale a Ovest delle abitazioni dei minatori seguendo un sentierino che traversa in piano verso sinistra. Sul fianco del canale opposto rispetto a quello dei ruderi, alla stessa quota, si nota l'accesso di una miniera. Gradini scolpiti nella roccia facilitano l'accesso. All'interno l'acqua è poca e riusciamo a percorrere integralmente la galleria (profonda una cinquantina di metri), notando al suo interno anche delle piccole stalattiti.
Usciti dalla galleria, risaliamo il canale, ripido ma privo di vere e proprie difficoltà. Nella parte iniziale si trovano delle tracce di calpestio e, intorno ai 1600 m di quota, i resti di un muretto, poi più nulla. Al termine del canale, poggiando a destra, guadagniamo la cresta in corrispondenza della quota 1864 m, situata sulla dorsale a Sud dall'Alpe Vallar (circa 1 ora dalla galleria).
Ritorno
Al ritorno siamo scesi lungo la dorsale erbosa su tracce di sentiero fino alle croce del Monte della Cingora, quindi alle baite rimodernate dell'Alpe Cingora e, lungo un buon sentiero, a Pianezza. Abbiamo poi percorso un sentiero (evidente ma non segnalato) che traversa in piano in direzione Ovest, superando il Rio Rosso su un moderno ponte con vista spettacolare su una cascata, fino ad immetterci sul percorso dell'andata nei pressi di Ronchi di Fuori.
Link alla relazione di Ferruccio:

La curiosità per la zona era sorta dalla visione di qualche fotografia reperita sul web dove si vedono i ruderi situati nei pressi delle miniere, costruiti in posizione dominante in cima ad un poggio scosceso, alla maniera di certi castelli, e la cui collocazione mi aveva fatto pensare ad un altro luogo di fatica delle montagne ossolane: l'Alpe Saler.
L'edizione del 1970 della Carta Svizzera in scala 1:25000 (link) mostra un sentiero, non riportato sulle mappe successive, che dalla Miniera dei Cani sale fino a raggiungere la cresta soprastante, collegando questa zona mineraria con quella dell'Alpe Vallar, situato sul versante della Val Bianca.
Questa osservazione è stata lo spunto per un'escursione molto varia e ricca di motivi di interesse. Sono in compagnia di Ferruccio.
Annotazioni: nei mesi estivi, la risalita del canale a Ovest dei ruderi della Miniera dei Cani è sconsigliabile per la presenza di un fitto felceto nella parte bassa. Il canale a Est dei ruderi, dove sembra che passasse il vecchio sentiero, è franoso, di difficile accesso (almeno dalla zona dei ruderi) e in generale non consigliabile.
Da Battiggio alla Miniera dei Cani
Il sentiero segnalato inizia subito dopo il termine dell'abitato di San Carlo, in corrispondenza ad una stradina che sale verso una casa sulla destra (cartelli indicatori). Si può parcheggiare la macchina poco più avanti, lungo la strada principale nei pressi della fermata degli autobus della frazione Battiggio.
Il sentiero sale costeggiando inizialmente sulla sinistra il Rio Valle Gallera, passa nei pressi di una cappella riccamente affrescata datata 1784 e quindi raggiunge l'abitato di Ronchi di Fuori. Qui si può arrivare anche in auto da Vanzone, risparmiando così un centinaio di metri di dislivello (parcheggio al termine della strada).
Il sentiero prosegue nel bosco di querce e castagni sopra il paese, passa davanti ai ruderi della Capela Ruta, quindi alle spalle della baita azzerata di Al Büsci e giunge ad un primo bivio. Con una breve deviazione sulla sinistra (W) si può visitare il nucleo di rustici di Mugnalp Sotto (1060 m) Salendo il pendio sopra le baite, si arriva a Mugnalp (1146 m), dove si trova un sentiero segnalato che traversa a destra (E) riportando sul percorso principale. Dopo avere guadato il Rio di Valle Gallera, il sentiero risale il versante opposto, si innesta sull'ampia mulattiera proveniente dalla zona dall'Alpe Albera e si addentra nella Valle del Rio Rosso, presentando i primi scorci sul versante della miniera e sui ruderi, che dal basso paiono inaccessibili.
In questa parte dell'itinerario creano un singolare contrasto i moderni tubi blu dell'acqua con quelli del paesaggio, dominato in questa stagione dal giallo dell'erba secca.
Guadato un torrente tributario del Rio Rosso, si passa davanti all'ingresso di una prima galleria. Ci si addentra nel canale principale e si sale quindi fino al complesso principale della Miniera dei Cani, posto a circa 1350 m di quota e non visibile fino all'ultimo momento. Per accedere all'ingresso delle gallerie, che sono chiuse da cancelli, si supera una paretina con una scala metallica. A destra delle gallerie prosegue verso Est il sentiero segnalato per Cingora. Un altro sentiero, anch'esso segnalato ed evidente, sale ancora e raggiunge il poggio con i ruderi delle abitazioni dei minatori, posti dove le mappe riportano la dicitura Miniera d'oro dei Cani e la quota di 1475 m.
Dalla Miniera dei Cani alla cresta (quota 1864 m)
Dal pianoro a monte dei ruderi, volgendo lo sguardo a ritroso, si nota una rampa invitante che sale verso destra (Est), permettendo di accedere ad un piccolo pianoro posto su una dorsale secondaria.
Il vecchio sentiero che saliva alla cresta, in base alle vecchie mappe dovrebbe entrare nel canale situato a Est della dorsale in questione, attraversarlo e risalirne il fianco sinistro.
Purtroppo però, per accedere al canale in questione - che si presenta franoso - bisogna scendere un pendio dirupato e instabile. Traversando sul fianco verso destra, si nota nella parete a sinistra un foro circolare nella roccia, dove forse un tempo era fissata qualche attrezzatura, ma il passaggio è esposto su un affaccio vertiginoso. Proseguendo invece sulla dorsale, troviamo i resti di un muretto nei pressi di una cavità. Più in alto il percorso diventa esposto ed impegnativo. Decidiamo quindi di lasciare perdere e ritorniamo ai ruderi per valutare un'altra possibilità di salita.
Ci addentriamo quindi nell'ampio canale a Ovest delle abitazioni dei minatori seguendo un sentierino che traversa in piano verso sinistra. Sul fianco del canale opposto rispetto a quello dei ruderi, alla stessa quota, si nota l'accesso di una miniera. Gradini scolpiti nella roccia facilitano l'accesso. All'interno l'acqua è poca e riusciamo a percorrere integralmente la galleria (profonda una cinquantina di metri), notando al suo interno anche delle piccole stalattiti.
Usciti dalla galleria, risaliamo il canale, ripido ma privo di vere e proprie difficoltà. Nella parte iniziale si trovano delle tracce di calpestio e, intorno ai 1600 m di quota, i resti di un muretto, poi più nulla. Al termine del canale, poggiando a destra, guadagniamo la cresta in corrispondenza della quota 1864 m, situata sulla dorsale a Sud dall'Alpe Vallar (circa 1 ora dalla galleria).
Ritorno
Al ritorno siamo scesi lungo la dorsale erbosa su tracce di sentiero fino alle croce del Monte della Cingora, quindi alle baite rimodernate dell'Alpe Cingora e, lungo un buon sentiero, a Pianezza. Abbiamo poi percorso un sentiero (evidente ma non segnalato) che traversa in piano in direzione Ovest, superando il Rio Rosso su un moderno ponte con vista spettacolare su una cascata, fino ad immetterci sul percorso dell'andata nei pressi di Ronchi di Fuori.
Link alla relazione di Ferruccio:

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