Pizzo di Gino
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Il Pizzo di Gino è una meta molto frequentata in questo tratto di prealpi, ma quasi tutti gli escursionisti partono dalla Val Cavargna. La salita da questo versante presenta alcuni vantaggi: lo scarso affollamento, l'ottima qualità del percorso di avvicinamento (strada militare), il dislivello concentrato nella piramide sommitale (e quindi, per noi che corriamo appena possibile, un lungo e veloce trasferimento sia all'andata che al ritorno). Molto vasto il panorama verso le valli convergenti, purtroppo spesso offuscato dalle nebbie risalenti dai laghi.
Alla partenza e lungo il percorso si trovano due Rifugi/bivacchi (apertura su richiesta delle chiavi), costruzioni ex-caserme della Guardia di Finanza, ora dismesse: Rifugio "Il Giovo" e Rifugio "Sommafiume". Un tratto del sentiero - ben segnalato - è parte della poco frequentata Alta Via del Lario, percorso meraviglioso, ma che soffre l'assenza di posti-tappa aperti e gestiti.
Dal parcheggio presso il Rifugio "Il Giovo" si prosegue per poche decine di metri lungo la sterrata finchè, in corrispondenza del divieto di circolazione ai non autorizzati, si presenta un trivio: si sceglie il ramo di sinistra che coincide con la bella mulattiera militare per Sommafiume. E' un tracciato ben conservato, a saliscendi non accentuati, lastricato con precisione nel margine a valle; si tratta di un lunghissimo traverso che, oltrepassata l'Alpe Albano e il ruscello discendente dalla Bocchetta di Sommafiume, sale infine al dosso erboso dove si trova l'ex-caserma di Sommafiume, ora - appunto - rifugio chiuso non custodito. Si risalgono i pascoli soprastanti, non lontano da una piccola baita, con segnaletica poco visibile fino ad incontrare un buon sentiero che si addentra verso sinistra fra bassi cespugli di ontano; aggirando con traverso ascendente il circo della Mutata (alpe) Camisasco, si raggiunge il crestone discendente dalla Q 2033m entrando nel circo dell'Alpe Sengio. Sempre in gradevole salita, ci si va avvicinando alla cresta: la si raggiunge in corrispondenza della spaccatura rocciosa della Bocchetta di Sengio o Bocchetta di Senavecchia. Passati in costa sul versante di Val Cavargna, si traversano ripidi pascoli rocciosi, fra zone sassose e brevi placche cosparse di detrito; in breve si ritorna sulla cresta alla Forcella Settentrionale del Pizzo di Gino: qui è necessario abbandonare sulla destra le segnalazioni della traccia diretta al Rifugio Croce di Campo e salire a vista per questo versante della montagna. Sono presenti molti segni di passaggio - la maggior parte dovuti alle numerose pecore - e quindi risulta conveniente (pur potendo salire praticamente ovunque) farsi guidare dai pochi ometti di pietre: il percorso più battuto conduce a raggiungere la cresta sud-ovest della montagna, dove, superata una crestina di blocchi, si intercetta un sentiero che in breve conduce sull'ampio piazzale di vetta, presidiato da una croce metallica.
Ritorno per la via di andata.
Alla partenza e lungo il percorso si trovano due Rifugi/bivacchi (apertura su richiesta delle chiavi), costruzioni ex-caserme della Guardia di Finanza, ora dismesse: Rifugio "Il Giovo" e Rifugio "Sommafiume". Un tratto del sentiero - ben segnalato - è parte della poco frequentata Alta Via del Lario, percorso meraviglioso, ma che soffre l'assenza di posti-tappa aperti e gestiti.
Dal parcheggio presso il Rifugio "Il Giovo" si prosegue per poche decine di metri lungo la sterrata finchè, in corrispondenza del divieto di circolazione ai non autorizzati, si presenta un trivio: si sceglie il ramo di sinistra che coincide con la bella mulattiera militare per Sommafiume. E' un tracciato ben conservato, a saliscendi non accentuati, lastricato con precisione nel margine a valle; si tratta di un lunghissimo traverso che, oltrepassata l'Alpe Albano e il ruscello discendente dalla Bocchetta di Sommafiume, sale infine al dosso erboso dove si trova l'ex-caserma di Sommafiume, ora - appunto - rifugio chiuso non custodito. Si risalgono i pascoli soprastanti, non lontano da una piccola baita, con segnaletica poco visibile fino ad incontrare un buon sentiero che si addentra verso sinistra fra bassi cespugli di ontano; aggirando con traverso ascendente il circo della Mutata (alpe) Camisasco, si raggiunge il crestone discendente dalla Q 2033m entrando nel circo dell'Alpe Sengio. Sempre in gradevole salita, ci si va avvicinando alla cresta: la si raggiunge in corrispondenza della spaccatura rocciosa della Bocchetta di Sengio o Bocchetta di Senavecchia. Passati in costa sul versante di Val Cavargna, si traversano ripidi pascoli rocciosi, fra zone sassose e brevi placche cosparse di detrito; in breve si ritorna sulla cresta alla Forcella Settentrionale del Pizzo di Gino: qui è necessario abbandonare sulla destra le segnalazioni della traccia diretta al Rifugio Croce di Campo e salire a vista per questo versante della montagna. Sono presenti molti segni di passaggio - la maggior parte dovuti alle numerose pecore - e quindi risulta conveniente (pur potendo salire praticamente ovunque) farsi guidare dai pochi ometti di pietre: il percorso più battuto conduce a raggiungere la cresta sud-ovest della montagna, dove, superata una crestina di blocchi, si intercetta un sentiero che in breve conduce sull'ampio piazzale di vetta, presidiato da una croce metallica.
Ritorno per la via di andata.
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