Gazzirola (m.2116), Pizzo di Gino (m.2245), Bregagno (m.2107)
Partenza da Colla (m.996) per il noto itinerario che - toccando Barchi di Colla (m.1243), l'Alpe Pietrarossa (m.1549) e il Pozzaiolo (m.1718) - in 1 ora e 50 minuti mi conduce in vetta al Gazzirola (m.2116), sferzato dal solito vento, fortunatamente non irresistibile ma comunque fastidioso.
Da qui parte l'interminabile traversata, quasi interamente su creste e dorsali, che dalla Valcolla condurrà sino a dominare il ramo occidentale del Lago di Como. Raggiunta una prima anonima elevazione (m.2103) in breve si raggiunge il Monte Segor (m.2096), cui poco dopo segue la più importante Vetta del Vallone (m.2135). La discesa e successiva traversata sotto cresta richiede già un minimo d'attenzione supplementare, muovendosi su placche e scomode tracce, mentre i vari saliscendi che costellano la Cima della Segonaia (m.2068), lo Stabbiello (m.2116), e la Cima della Valletta/Mottone della Tappa (m.2130) son più gradevoli e permettono di godersi panorami sontuosi di tutto ciò che circonda questa lunga catena a cavallo tra Svizzera e Italia. La discesa di quest'ultima cima si svolge tuttavia senza sentiero evidente ed occorre un minimo d'orientamento per evitare d'impegolarsi tra i ripidi canali che solcano il dirupato lato ticinese. Tramite placche, in cui riappaiono alcuni dei non molti segni in vernice di questo tracciato, si scende alla selletta da cui la cresta s'inalbera sul Motto della Tappa/Cima Verta, raggiunta per canalini e tracce, lasciando a destra l'ampia mulattiera militare con cui si unisce al suo culmine (m.2078).
Dopo una prima pausa-spuntino evito la Cima Verta m.2094, seguendo il malmesso tracciato dell'Alta via del Lario, il quale punta verso la slanciata cuspide del Pizzo di Gino scendendo e traversando una valletta franosa e dissestata per poi riportarsi in dorsale al cospetto della cima più alta del gruppo, raggiunta tramite bel sentiero che, spostandosi a destra si riunisce al tracciato della via invernale negli ultimi metri. Dalla vetta (m.2245) si gode un gran panorama e consumo il pranzo, conscio di esser solo a metà dell'opera. Riparto seguendo la bollatura, che tuttavia perdo subito spostandomi troppo a sinistra, affrontando qualche difficoltà supplementare, poco piacevole data l'esposizione e la roccia complessivamente marcia. In qualche modo tocco un intaglio, dal quale mi calo (lato Cavargna) per un ripido canalino erboso, al cui termine ritrovo la bollatura biancorossa, che seguo con una lunga mezzacosta alternata a tratti su dorsale sino alle facili placche attrezzate che precedono la Cima Pianchette (m.2158), da cui inizia un lungo susseguirsi di discese e risalite su ampia dorsale, francamente preferibile agli aggiramenti a mezzacosta dell'Alta Via del Lario.
Si toccano varie quote secondarie e forcelle, affrontando di petto l'ampia calotta del Monte Tabòr (m.2079), quindi il Monte Marnotto (m.2088) e il Mottone di Rozzo (m.2066). Si aggira viceversa a destra la quota m.2087, come pure le due successive, di cui l'ultima tuttavia richiede ancora una certa dose di attenzione in discesa. Rimane solo il Bregagno, che risalgo incredulo con gli ultimi residui di forza, accolto da un bel gregge di pecore che pascolano tranquillamente nei pressi della sua croce sommitale (m.2107). Mi godo qualche istante uno dei panorami più belli del Lario, quindi prendo di slancio la discesa per Sant'Amate (m.1620) - interrotta dai vari saliscendi che precedono il Bregagnino (m.1905) - ed infine per il parcheggio dei Monti di Breglia (m.1089) dove l'Odissea ha termine a 12 ore esatte dalla partenza.
Avanti così...
NB. Direi che sia una delle traversate prealpine più belle, varie e spettacolari in assoluto. I panorami sontuosi su Alpi occidentali e centrali, tre grandi laghi, spazi aperti ma in ambienti spesso impervi e dirupati garantiscono gran quantità di emozioni e fatica. Fatto in giornata richiede una certa resistenza e soprattutto una gran fede. Le difficoltà medie si aggirano tra il T2 e il T3, e la valutazione più alta (T4-) è dovuta all'impegno "complessivo", che comunque contiene qualche passaggio più impervio e avventuroso, specie le discese dalla Cima della Valletta, dal Pizzo di Gino e dalla quota m.2036 che precede il Bregagno.
Da qui parte l'interminabile traversata, quasi interamente su creste e dorsali, che dalla Valcolla condurrà sino a dominare il ramo occidentale del Lago di Como. Raggiunta una prima anonima elevazione (m.2103) in breve si raggiunge il Monte Segor (m.2096), cui poco dopo segue la più importante Vetta del Vallone (m.2135). La discesa e successiva traversata sotto cresta richiede già un minimo d'attenzione supplementare, muovendosi su placche e scomode tracce, mentre i vari saliscendi che costellano la Cima della Segonaia (m.2068), lo Stabbiello (m.2116), e la Cima della Valletta/Mottone della Tappa (m.2130) son più gradevoli e permettono di godersi panorami sontuosi di tutto ciò che circonda questa lunga catena a cavallo tra Svizzera e Italia. La discesa di quest'ultima cima si svolge tuttavia senza sentiero evidente ed occorre un minimo d'orientamento per evitare d'impegolarsi tra i ripidi canali che solcano il dirupato lato ticinese. Tramite placche, in cui riappaiono alcuni dei non molti segni in vernice di questo tracciato, si scende alla selletta da cui la cresta s'inalbera sul Motto della Tappa/Cima Verta, raggiunta per canalini e tracce, lasciando a destra l'ampia mulattiera militare con cui si unisce al suo culmine (m.2078).
Dopo una prima pausa-spuntino evito la Cima Verta m.2094, seguendo il malmesso tracciato dell'Alta via del Lario, il quale punta verso la slanciata cuspide del Pizzo di Gino scendendo e traversando una valletta franosa e dissestata per poi riportarsi in dorsale al cospetto della cima più alta del gruppo, raggiunta tramite bel sentiero che, spostandosi a destra si riunisce al tracciato della via invernale negli ultimi metri. Dalla vetta (m.2245) si gode un gran panorama e consumo il pranzo, conscio di esser solo a metà dell'opera. Riparto seguendo la bollatura, che tuttavia perdo subito spostandomi troppo a sinistra, affrontando qualche difficoltà supplementare, poco piacevole data l'esposizione e la roccia complessivamente marcia. In qualche modo tocco un intaglio, dal quale mi calo (lato Cavargna) per un ripido canalino erboso, al cui termine ritrovo la bollatura biancorossa, che seguo con una lunga mezzacosta alternata a tratti su dorsale sino alle facili placche attrezzate che precedono la Cima Pianchette (m.2158), da cui inizia un lungo susseguirsi di discese e risalite su ampia dorsale, francamente preferibile agli aggiramenti a mezzacosta dell'Alta Via del Lario.
Si toccano varie quote secondarie e forcelle, affrontando di petto l'ampia calotta del Monte Tabòr (m.2079), quindi il Monte Marnotto (m.2088) e il Mottone di Rozzo (m.2066). Si aggira viceversa a destra la quota m.2087, come pure le due successive, di cui l'ultima tuttavia richiede ancora una certa dose di attenzione in discesa. Rimane solo il Bregagno, che risalgo incredulo con gli ultimi residui di forza, accolto da un bel gregge di pecore che pascolano tranquillamente nei pressi della sua croce sommitale (m.2107). Mi godo qualche istante uno dei panorami più belli del Lario, quindi prendo di slancio la discesa per Sant'Amate (m.1620) - interrotta dai vari saliscendi che precedono il Bregagnino (m.1905) - ed infine per il parcheggio dei Monti di Breglia (m.1089) dove l'Odissea ha termine a 12 ore esatte dalla partenza.
Avanti così...
NB. Direi che sia una delle traversate prealpine più belle, varie e spettacolari in assoluto. I panorami sontuosi su Alpi occidentali e centrali, tre grandi laghi, spazi aperti ma in ambienti spesso impervi e dirupati garantiscono gran quantità di emozioni e fatica. Fatto in giornata richiede una certa resistenza e soprattutto una gran fede. Le difficoltà medie si aggirano tra il T2 e il T3, e la valutazione più alta (T4-) è dovuta all'impegno "complessivo", che comunque contiene qualche passaggio più impervio e avventuroso, specie le discese dalla Cima della Valletta, dal Pizzo di Gino e dalla quota m.2036 che precede il Bregagno.
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