Alta via del Lario
Estrema. Estremamente bella prima di tutto, ma anche estremamente selveggia e non per ultimo estremamente faticosa.
L'idea ci era entrata in testa l'anno scorso quando però eravamo riusciti solamente a fare un salto in zona bivacco Petazzi, subito queste montegne ci catturano e affascianano oltremodo.
Quest'anno torniamo armati fino ai denti, decisi a portare a termine quest'avventura, lo zoccolo duro del gruppo rimane (io, Pit, Fedez e Marco) e viene rinzforzato dall'importante presenza di Teo.
Dopo un lungo trasferimento (bisogna ritirare le chiavi dei rifugi e lasciare una macchina a Menaggio, punto di arrivo) arriviamo a San Bartolomeo, luogo d'inizio di quest'alta via.
Risaliamo inizialmente verso il Sasso Canale dove ci fermiamo a pranzare, ci rimettiamo in marcia e imponente, davanti a noi si inizia a mostrare la mole del pizzo Ledù (ma da dove passerà il sentiero?), arrivati alla base della parete troviamo il canalino che ben attrezzato con catene conduce fino all'intaglio e permette di ridiscendere nella valle di Ledù, luogo che già l'anno scorso ci aveva catturato.
Qui purtroppo la spedizione perde due uomini importanti, Pit e Teo non stanno molto bene e preferiscono dormire al bivacco per poi scendere in valle il giorno dopo. Fedez, Marco e io non senza difficoltà decidiamo di proseguire. Ripartiamo e subito Fedez ci provoca a vivere intensamente il rapporto tra di noi invitandoci a non fermarsi al rimorso di averli lasciati soli, la proposta fatta al mattino deve essere vera anche ora, anche se la perdita di due grandi amici come Teo e Pit renderà più difficile questo.
Passando dal lago Cavrigh giungiamo alla bocchetta di San Pio da dove vediamo il lago Darengo e sulle sue rive la Capanna Como, meta della nostra prima tappa. E' ancora giorno. Facciamo passare un po' troppo tempo e non siamo ancora a metà della discesa quando cala la notte. Alla luce dei
frontalini e all'alba delle 9 e mezza giungiamo sulla porta della capanna Como.
Qui incontriamo Matteo e Martina, anche loro impegnati nell'alta via e da poco arrivati in capanna pure loro, poco dopo ci raggiungono altri due ragazzi. Non senza difficoltà mangiamo (in capanna funzionava una sola piastra del gas) e riusciamo ad andare a dormire.
Sabato mattina partiamo alle 8, saliamo verso il passo dell'orso e da qui iniziamo a passare le innumerevoli bocchette e passi di giornata. Oltrepassiamo il passo di Camedo ed entriamo in territorio svizzero, qui, purtroppo il sentiero, già difficile da seguire diventa ancor meno segnato e ci perdiamo più volte. Fortunatamente arrivano anche Matteo e Martina e insieme a loro riusciamo ad uscire dai guai e a ritornare sulla giusta strada. Arrivati ai laghetti di Roggio li salutiamo perchè mentre loro pernotteranno al rifugio Sant'Iorio, la nostra meta è invece il rifugio Sommafiume, dove arriviamo un'altra volta alla luce dei frontalini, alle 10 di sera affamati e stanchi morti.
Il rifugio è veramente accogliente, come la famiglia che vi troviamo, il pasto rigenerante e finalmente ci possiamo sdraiare e dormire.
Anche domenica partiamo alle 8, la tappa dovrebbe essere la più facile, ma sarà così semplicemente per la durata, la tipologia di sentiero non cambia e per la prima volta in questi giorni riusiamo ad arrivare alla meta ancora con la luce del giorno. Certamente esausti ma lieti.
Quest'alta via è stata una cavalcata su montagne vicinissime a noi, che ci ha regalato scorci magnifici ed incontri tanto inaspettati quanto piacevoli. Rimane una sfida aperta, da rifare sicuramente insieme a Pit e Teo e a chiunque voglia mettersi in gioco insieme a noi.
Come già detto è un percorso in un ambiente molto selvaggio e severo che in cambio lascia negli occhi e nel cuore immagini bellissime. Il sentiero, o meglio la traccia, è segnato a bolli o segnavia bianco-rossi, non sempre facilmente individuabili (diventa sicuramente difficile seguire la traccia in caso di nebbia fitta o brutto tempo), in più punti sono presenti passaggi esposti non sempre attrezzati con catene o funi.
Il percorso richiede sicuramente una buona preparazione fisica ed un'ottima capacità di orientamento.
Noi abbiamo suddiviso l'alta via in questo modo:
-I tappa, San Bartolomeo-Capanna Como (11 ore)
-II tappa, Capanno Como-Rifugio Sommafiume (13 ore, perderci in territorio svizzero ci è costato 3 ore di marcia)
-III tappa, Rifugio Sommafiume-Monti di Breglia (7 ore e mezza)
Abbiamo seguito la seguente relazione:
http://www.caidongo.it/escursionismo/alta-via-del-lario/
prestare molta ATTENZIONE nella II tappa subito dopo il passo di Camedo, appena entrati in terriorio svizzero, si segue il sentiero verso sinistra fino alla bocchetta di Valstorna che si supera e si scende nell'altro versante, da qui si vede l'alpe di Roggio, per raggiungerla non esiste un sentiero o forse noi non l'abbiamo trovato. Per arrivarci noi siamo stati a sinistra di uno sperone a picco sull'alpe scendendo per il percorso più logico tra arbusti e roccette. Dall'alpe Roggio si segue poi la traccia verso monte che conduce prima ai laghetti e poi alla bocchetta di Stazzona.
Andate sui monti sopra il nostro lago, sono luoghi davvero meritevoli e la grande fatica sarà ottimamente ripagata.

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