STRETTE DEL CASE' - emozioni uniche in VAL GRANDE
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L’avventura vissuta sabato 27 giugno, iniziata a Gallarate alle 5,30 e finita alle 23,30 dopo il recupero della seconda auto in Val Loana, resterà sicuramente indelebile nella nostra mente sia per gli straordinari ambienti attraversati, sia per la consapevolezza di aver raggiunto con le 60 e passa primavere sulle spalle, i massimi limiti di resistenza spendibili in una giornata.
Pensata, preparata e documentata, per quanto possibile, con relazioni e foto trovate sul web, la traversata delle Strette ci ha messo alla prova soprattutto per l’impegno fisico e per la costante attenzione al percorso.
Le tracce sono spesso esposte su pendii molto ripidi con repentini cambi di pendenza, su sottili cenge e passaggi su roccia.
Tra le varie prevedibili difficoltà da tenere in conto, quella che temevo di più era l’orientamento e la ricerca del percorso. Devo dire che non mi aspettavo di trovare su quasi tutta la traversata ometti e bolli rossi più o meno marcati , senza i quali sarebbe stato complicato individuare le tracce giuste.
L’ultima difficoltà che poteva farci rinunciare è stata la presenza di nuvole che sul versante di Pogallo rimontavano fino alla cresta per poi aprirsi e ricoprire ancora il pendio.
Vedevamo però il sole in basso e questo ci faceva ben sperare.
Quando ci siamo affacciati sulla prima stretta restava ancora qualche dubbio.
Alla prima parziale schiarita decidiamo di continuare anche se i passaggi delle nuvole rendevano l’ambiente ancora più cupo.
Partiamo dunque con decisione, consapevoli che più si avanzava e meno possibile sarebbe stata la rinuncia.
Fortunatamente le nuvole restavano alte e non hanno mai limitato la visibiltà del percorso.
Poi finalmente l’uscita sui prati di Ghina a quota 1893; qui l’attenzione si è subito rivolta alla ricerca del sentiero che ci ha poi guidato per molti tratti tra l’erba non ancora alta fino a quota 1600, dove in mezzo al letto di un torrente asciutto bolli e frecce rosse indicavano chiaramente la direzione sul versante opposto in leggera salita.
Il successivo tratto fino all’Alpe Cavrua è molto impegnativo e accidentato ma i bolli rossi sugli alberi e sui sassi ci hanno guidato senza problemi.
Rimando ai commenti delle foto alcuni dettagli sul percorso.
Chiudo con le dovute anche se scontate raccomandazioni .
Come da manuale, in questo ambiente occorre veramente prestare sempre la massima attenzione ai pericoli oggettivi, cercando di non sottovalutare la preparazione personale e le condizioni meteo.
Se non si trova la traccia è sempre consigliabile tornare all’ultimo ometto o bollo rosso visibile e ragionare con calma sulla direzione da prendere. A noi è successo tra la prima e la seconda stretta.
Le ore effettive di cammino sono circa dieci a cui noi abbiamo aggiunto un paio d’ore di soste e recuperi. Occorre quindi valutare bene le ore di luce disponibili se si vuole fare tutto in giornata.
L’ultima sorpresa è stata la presenza di un buon segnale per il cellulare alla Bocchetta di Campo.
Un grande ringraziamento a Franco perché quando si è in compagnia le difficoltà si affrontano e si superano con maggiore tranquillità.
E dunque buone “strette.... ma con prudenza!
Pensata, preparata e documentata, per quanto possibile, con relazioni e foto trovate sul web, la traversata delle Strette ci ha messo alla prova soprattutto per l’impegno fisico e per la costante attenzione al percorso.
Le tracce sono spesso esposte su pendii molto ripidi con repentini cambi di pendenza, su sottili cenge e passaggi su roccia.
Tra le varie prevedibili difficoltà da tenere in conto, quella che temevo di più era l’orientamento e la ricerca del percorso. Devo dire che non mi aspettavo di trovare su quasi tutta la traversata ometti e bolli rossi più o meno marcati , senza i quali sarebbe stato complicato individuare le tracce giuste.
L’ultima difficoltà che poteva farci rinunciare è stata la presenza di nuvole che sul versante di Pogallo rimontavano fino alla cresta per poi aprirsi e ricoprire ancora il pendio.
Vedevamo però il sole in basso e questo ci faceva ben sperare.
Quando ci siamo affacciati sulla prima stretta restava ancora qualche dubbio.
Alla prima parziale schiarita decidiamo di continuare anche se i passaggi delle nuvole rendevano l’ambiente ancora più cupo.
Partiamo dunque con decisione, consapevoli che più si avanzava e meno possibile sarebbe stata la rinuncia.
Fortunatamente le nuvole restavano alte e non hanno mai limitato la visibiltà del percorso.
Poi finalmente l’uscita sui prati di Ghina a quota 1893; qui l’attenzione si è subito rivolta alla ricerca del sentiero che ci ha poi guidato per molti tratti tra l’erba non ancora alta fino a quota 1600, dove in mezzo al letto di un torrente asciutto bolli e frecce rosse indicavano chiaramente la direzione sul versante opposto in leggera salita.
Il successivo tratto fino all’Alpe Cavrua è molto impegnativo e accidentato ma i bolli rossi sugli alberi e sui sassi ci hanno guidato senza problemi.
Rimando ai commenti delle foto alcuni dettagli sul percorso.
Chiudo con le dovute anche se scontate raccomandazioni .
Come da manuale, in questo ambiente occorre veramente prestare sempre la massima attenzione ai pericoli oggettivi, cercando di non sottovalutare la preparazione personale e le condizioni meteo.
Se non si trova la traccia è sempre consigliabile tornare all’ultimo ometto o bollo rosso visibile e ragionare con calma sulla direzione da prendere. A noi è successo tra la prima e la seconda stretta.
Le ore effettive di cammino sono circa dieci a cui noi abbiamo aggiunto un paio d’ore di soste e recuperi. Occorre quindi valutare bene le ore di luce disponibili se si vuole fare tutto in giornata.
L’ultima sorpresa è stata la presenza di un buon segnale per il cellulare alla Bocchetta di Campo.
Un grande ringraziamento a Franco perché quando si è in compagnia le difficoltà si affrontano e si superano con maggiore tranquillità.
E dunque buone “strette.... ma con prudenza!
Tourengänger:
Giuliano54

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