Passo di Basagrana e Alpe Noccola.
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L'idea odierna è quella di ritornare all'Alpe di Ragozzale dove ero stato molti anni fa con
edelweiss ma, come succede a volte, ci siamo trovati ad andare da tutt'altra parte; poco male: i posti visti non sono meno belli di quelli che avevamo programmato di vedere.
Com me oggi ci sono Monica e Francesca, da Trontano saliamo per un po' sulla strada che porta al parcheggio poco sotto l'Alpe Faievo ma il fondo stradale decisamente poco agevole ci induce ben presto a parcheggiare nei pressi di un tornante, siamo circa ad 850 metri, non saranno certo questo centinaio di metri a fare la differenza.
Saliamo nella faggeta seguendo le numerose indicazioni, arriviamo al parcheggio a quota 950 metri e, poco dopo, ecco l'alpe Faievo, è rimasto tutto come me lo ricordavo, qualche foto poi proseguiamo e ben presto siamo al rifugio Parpinasca, prendiamo tre caffè e conversiamo un po' con il gestore: questo potrebbe essere un buon posto per la gita "Flora & Fauna" di una prossima edizione degli "Incontri di Avvicinamento alla Montagna".
Ripartiamo salendo alle spalle del rifugio ma il sentiero che dovrebbe portarci all'Alpe Drisoni proprio non lo troviamo: ravaniamo per un bel pezzo fra ontani e rododendri, saliamo fin oltre i 1600 metri poi decidiamo che, con questo caldo, stiamo solo facendo una gran fatica inutile, ridiscendiamo all'Alpe Pieso e da qui seguiamo un sentiero ben segnato che ci porta nei pressi dell'Alpe Campo, poco prima di giungervi però ecco un ometto che segnala l'inizio del percorso per la Costa dei Bagnoli, vabbè: saliamo di qui, il sentiero fa una serie notevole di svolte passando accanto ad una giavina e finalmente arriva ad una bocchetta che si affaccia su un enorme fornale dominato dal Monte Togano. Da qui vediamo bene il Passo di Basagrana, non proprio vicinissimo ma io e Monica non è che si debba discutere sul proseguio: siamo qui, ci "tocca" andare a vedere cosa c'è dall'altra parte! Francesca sembra più dubbiosa ma si adegua.
Ripartiamo, dapprima il sentiero fa un po' di saliscendi, vediamo anche due camosci discendere un nevaio, il caldo si fa veramente sentire, fortunatamente di acqua ce n'è in abbondanza cosicchè ogni pochi metri possiamo rinfrescarci ed abbeverarci.
Attraversiamo alcuni nevai, saranno anche poco ripidi ma finiscono su delle roccette poco simpatiche per cui tiriamo fuori le piccozze e li attraversiamo senza patemi.
Ora il sentiero comincia a salire zigzagando e ben presto guadagniamo il passo, la vista valeva la fatica: sotto di noi e tutt'intorno il panorama è degno di nota: il Mottac, il Lesino, il Proman, il Pedum e, come sfondo il Lago Maggiore.
Sono quasi le 15, la fame comincia a farsi sentire per cui troviamo dei massi privi di deiezioni ovi-caprine su cui sederci e diamo fondo alle cibarie, quindi ancora qualche foto e ridiscendiamo.
Stamane in cerca del sentiero avevamo visto da lontano l'Alpe Noccola, sita in una posizione tanto eccezionale da essere, già solo per questo, meritevole di una visita, per cui tornati di nuovo alla Costa dei Bagnoli sia io che Monica non abbiamo bisogno di consultarci: prendiamo decisamente a destra e seguiamo una labile traccia che, a volte sembra perdersi, ma il tubo nero ai nostri piedi non può che portare alla nostra alpe per cui...
Dapprima la traccia fa dei saliscendi fra larici, rododendri e mirtilli poi si abbassa sul versante Nord in una faggeta quindi, divenuta un buon sentiero, prosegue quasi in piano fino a giungere in vista del cocuzzolo su cui si trovano le baite.
Appena usciti dal bosco sulla destra vi è un canalone che precipita quasi verticale fino al fondovalle, a sinistra la pendenza è appena meno accentuata, decisamente quest'alpe è un nido d'aquila.
Un paio di baite hanno il tetto sfondato ma alcune sono ben tenute ed il luogo è visibilmente frequentato, in una baita aperta vi sono alcune pecore che si riparano dal sole.
Giriamo un po' fra gli edifici poi partiamo alla ricerca del sentiero per scendere, ci abbassiamo nel prato sottostante e tentiamo di trovarlo, su una betulla vediamo due segni in giallo fluorescente, poi un altro, poi...niente, giriamo un po' su un pendio decisamente ripido e coperte di uno spesso strato di foglie di faggio, l'aderenza non è delle migliori per cui estraiamo le nostre piccozze e, più tranquilli, continuiamo a guardarci in giro finchè Francesca individua un altro segno molto più in basso, lo raggiungiamo, da qui il sentiero è ben tracciato sebbene le foglie lo ricoprano interamente ed i pendii siano comunque ripidi.
Raggiungiamo l'Alpe Campo e da qui torniamo all'Alpe Pieso.
Ogni fontanella ed ogni ruscello sono l'occasione di una sosta per bere e bagnarsi: il caldo oggi è veramente eccezionale.
Ripassiamo dal rifugio Parpinasca quindi da Faievo e alle 18,15 siamo all'auto: nove ore esatte in giro, cominciamo ad essere stanchini...sarà il caldo di sicuro!
Gran bella gita, senza difficoltà: l'unico punto che merita il T3+ è la discesa dall'Alpe Noccolo: la prima parte specialmente con lo strato di foglie è da affrontare con la dovuta prudenza. Il resto della gita si svolge, a parte il ravanamento in cerca del sentiero per l'Alpe Drisioni, su sentieri ben segnati e non supera il T3.

Com me oggi ci sono Monica e Francesca, da Trontano saliamo per un po' sulla strada che porta al parcheggio poco sotto l'Alpe Faievo ma il fondo stradale decisamente poco agevole ci induce ben presto a parcheggiare nei pressi di un tornante, siamo circa ad 850 metri, non saranno certo questo centinaio di metri a fare la differenza.
Saliamo nella faggeta seguendo le numerose indicazioni, arriviamo al parcheggio a quota 950 metri e, poco dopo, ecco l'alpe Faievo, è rimasto tutto come me lo ricordavo, qualche foto poi proseguiamo e ben presto siamo al rifugio Parpinasca, prendiamo tre caffè e conversiamo un po' con il gestore: questo potrebbe essere un buon posto per la gita "Flora & Fauna" di una prossima edizione degli "Incontri di Avvicinamento alla Montagna".
Ripartiamo salendo alle spalle del rifugio ma il sentiero che dovrebbe portarci all'Alpe Drisoni proprio non lo troviamo: ravaniamo per un bel pezzo fra ontani e rododendri, saliamo fin oltre i 1600 metri poi decidiamo che, con questo caldo, stiamo solo facendo una gran fatica inutile, ridiscendiamo all'Alpe Pieso e da qui seguiamo un sentiero ben segnato che ci porta nei pressi dell'Alpe Campo, poco prima di giungervi però ecco un ometto che segnala l'inizio del percorso per la Costa dei Bagnoli, vabbè: saliamo di qui, il sentiero fa una serie notevole di svolte passando accanto ad una giavina e finalmente arriva ad una bocchetta che si affaccia su un enorme fornale dominato dal Monte Togano. Da qui vediamo bene il Passo di Basagrana, non proprio vicinissimo ma io e Monica non è che si debba discutere sul proseguio: siamo qui, ci "tocca" andare a vedere cosa c'è dall'altra parte! Francesca sembra più dubbiosa ma si adegua.
Ripartiamo, dapprima il sentiero fa un po' di saliscendi, vediamo anche due camosci discendere un nevaio, il caldo si fa veramente sentire, fortunatamente di acqua ce n'è in abbondanza cosicchè ogni pochi metri possiamo rinfrescarci ed abbeverarci.
Attraversiamo alcuni nevai, saranno anche poco ripidi ma finiscono su delle roccette poco simpatiche per cui tiriamo fuori le piccozze e li attraversiamo senza patemi.
Ora il sentiero comincia a salire zigzagando e ben presto guadagniamo il passo, la vista valeva la fatica: sotto di noi e tutt'intorno il panorama è degno di nota: il Mottac, il Lesino, il Proman, il Pedum e, come sfondo il Lago Maggiore.
Sono quasi le 15, la fame comincia a farsi sentire per cui troviamo dei massi privi di deiezioni ovi-caprine su cui sederci e diamo fondo alle cibarie, quindi ancora qualche foto e ridiscendiamo.
Stamane in cerca del sentiero avevamo visto da lontano l'Alpe Noccola, sita in una posizione tanto eccezionale da essere, già solo per questo, meritevole di una visita, per cui tornati di nuovo alla Costa dei Bagnoli sia io che Monica non abbiamo bisogno di consultarci: prendiamo decisamente a destra e seguiamo una labile traccia che, a volte sembra perdersi, ma il tubo nero ai nostri piedi non può che portare alla nostra alpe per cui...
Dapprima la traccia fa dei saliscendi fra larici, rododendri e mirtilli poi si abbassa sul versante Nord in una faggeta quindi, divenuta un buon sentiero, prosegue quasi in piano fino a giungere in vista del cocuzzolo su cui si trovano le baite.
Appena usciti dal bosco sulla destra vi è un canalone che precipita quasi verticale fino al fondovalle, a sinistra la pendenza è appena meno accentuata, decisamente quest'alpe è un nido d'aquila.
Un paio di baite hanno il tetto sfondato ma alcune sono ben tenute ed il luogo è visibilmente frequentato, in una baita aperta vi sono alcune pecore che si riparano dal sole.
Giriamo un po' fra gli edifici poi partiamo alla ricerca del sentiero per scendere, ci abbassiamo nel prato sottostante e tentiamo di trovarlo, su una betulla vediamo due segni in giallo fluorescente, poi un altro, poi...niente, giriamo un po' su un pendio decisamente ripido e coperte di uno spesso strato di foglie di faggio, l'aderenza non è delle migliori per cui estraiamo le nostre piccozze e, più tranquilli, continuiamo a guardarci in giro finchè Francesca individua un altro segno molto più in basso, lo raggiungiamo, da qui il sentiero è ben tracciato sebbene le foglie lo ricoprano interamente ed i pendii siano comunque ripidi.
Raggiungiamo l'Alpe Campo e da qui torniamo all'Alpe Pieso.
Ogni fontanella ed ogni ruscello sono l'occasione di una sosta per bere e bagnarsi: il caldo oggi è veramente eccezionale.
Ripassiamo dal rifugio Parpinasca quindi da Faievo e alle 18,15 siamo all'auto: nove ore esatte in giro, cominciamo ad essere stanchini...sarà il caldo di sicuro!
Gran bella gita, senza difficoltà: l'unico punto che merita il T3+ è la discesa dall'Alpe Noccolo: la prima parte specialmente con lo strato di foglie è da affrontare con la dovuta prudenza. Il resto della gita si svolge, a parte il ravanamento in cerca del sentiero per l'Alpe Drisioni, su sentieri ben segnati e non supera il T3.
Tourengänger:
paoloski

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Kommentare (1)