In Val Gerola per incontrare L'Elisa
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Esiste, nei miei pensieri, una specie di Hall of Fame dove sono elencati i miei ex allievi che hanno avuto una carriera radiosa: maitre d'hotel, chef di cucina, barman, sommelier che operano in Italia e all'estero in strutture prestigiose. Ed anche direttori d'albergo e proprietari di affermate imprese proprie (come l'amico
POLI89). E poi c'è l'Elisa, che sette anni fa, insieme al marito, ha scelto di diventare gestore di rifugio, mettendo la sua professionalità al servizio di un modo di fare accoglienza del tutto particolare ma non per questo di secondo piano. Anzi, oggi, dopo essere stato in visita al Trona Soliva, in Val Gerola per incontrare quindici anni dopo l'Elisa, per lei c'è un posto d'onore nella mia personalissima Hall of Fame.
Esclusa a priori qualsiasi vetta (Pizzo dei Tre Signori compreso) e con obiettivo principale quello di transitare per il Trona, decido oggi di fare un tour alla testata della Val Gerola, luogo che non conosco affatto visto la distanza da casa. Parcheggio alla centrale elettrica di Gerola Alta e, grazie a qualche segnavia sbiadito, m'incammino su ampia mulattiera che si inoltra nella valle della Pietra e che, ben presto, comincia a diramarsi senza indicazioni. Decido di mantenermi sulla traccia più abbondante e pervengo ad un alpe dove, sul ponte che occorre attraversare, è ora ben visibile l'indicazione per il Rifugio.
Cammino ora costeggiando un corso d'acqua e ben presto comincio ad alzarmi sulla testata della valle camminando in un bel bosco dove ci sono parecchi semplici guadi. All'uscita dal bosco, lo sguardo è attirato dalle montagne che chiudono la valle tra le quali il Pizzo di Trona e i Pizzo dei Tre Signori.
In breve raggiungo il lago artificiale di Trona che attraverso sul muraglione della diga. Il lago è completamente sgelato, mentre dai suoi fianchi scende ancora qualche lingua di neve.
Punto ora il rifugio FALC che confondo con una casa dell'Enel posta più in alto e con buon sentiero risalgo un pendio pestando talvolta neve residua fino ad arrivare alla diga del lago Inferno. Qui, lo specchio d'acqua è ancora gelato e ben presto realizzo che la casa dell'Enel, visibile da molto lontano, non è il rifugio, pertanto, rintracciati i segnavia risalgo ancora brevemente costeggiando il lago e giungo ad una cappelletta posta pochi metri più in lato del rifugio FALC. Esso è sistemato in una conca completamente innevata, così come sono innevati i pendii che adducono alla vetta del Pizzo dei Tre Signori, molto ben visibile da questo posto e normalmente raggiungibile aggiungendo un'ora e mezzo di cammino T3.
Il tempo di una breve pausa e ritorno sui miei passi sino alla diga dove attacco un lungo traverso che in circa mezz'ora per semplici rocce e prati, mi porta al rifugio Trona dove l'incontro con l'Elisa è piuttosto emozionante. Il Rifugio è splendidamente adagiato su un balcone panoramico con eccellenti viste sulle sopra citate vette alle quali si aggiungono quelle a Nord con nomi tipo Disgrazia, Val Masino e via elencando.
All'interno regna una splendida pulizia (cucina compresa) e il profumo dello spezzatino è molto attraente.
Chiacchieriamo un po', io e l'Elisa e mi accorgo che il grande fuoco della passione per l'accoglienza è stato meravigliosamente trasferito in questo contesto, rendendolo un luogo fuori categoria se paragonato agli abituali standard dei rifugi.
Poichè il tempo stringe, dopo aver mangiato un eccezionale panino con Bresaola e Bitto (siamo nel cuore della produzione del Bitto Storico che può stagionare anche dieci anni), mi avvio un po' felice, un po' malinconico sulla via del ritorno.
Scelgo la pista per le Jeep che scende a Laveggiolo lunga sette km ma tagliabile con segnalate scorciatoie in più punti. Dall'ameno paese di Laveggiolo, una carrabile asfaltata porta al punto di partenza ed anche qui c'è la possibilità di abbreviare innescandosi su sentieri segnalati da paline in legno riportanti la dicitura "Antiche Mulattiere". Prima di riprendere l'auto che mi attende alla centrale elettrica da quasi sette ore, mi concedo una sosta in un negozio del paese per portarmi a casa un pezzetto di Val Gerola, vecchio di sette anni.
Sviluppo: 16 km circa; SE: 26.5 Km circa.
Tempi comprensivi di un'ora di pausa.

Esclusa a priori qualsiasi vetta (Pizzo dei Tre Signori compreso) e con obiettivo principale quello di transitare per il Trona, decido oggi di fare un tour alla testata della Val Gerola, luogo che non conosco affatto visto la distanza da casa. Parcheggio alla centrale elettrica di Gerola Alta e, grazie a qualche segnavia sbiadito, m'incammino su ampia mulattiera che si inoltra nella valle della Pietra e che, ben presto, comincia a diramarsi senza indicazioni. Decido di mantenermi sulla traccia più abbondante e pervengo ad un alpe dove, sul ponte che occorre attraversare, è ora ben visibile l'indicazione per il Rifugio.
Cammino ora costeggiando un corso d'acqua e ben presto comincio ad alzarmi sulla testata della valle camminando in un bel bosco dove ci sono parecchi semplici guadi. All'uscita dal bosco, lo sguardo è attirato dalle montagne che chiudono la valle tra le quali il Pizzo di Trona e i Pizzo dei Tre Signori.
In breve raggiungo il lago artificiale di Trona che attraverso sul muraglione della diga. Il lago è completamente sgelato, mentre dai suoi fianchi scende ancora qualche lingua di neve.
Punto ora il rifugio FALC che confondo con una casa dell'Enel posta più in alto e con buon sentiero risalgo un pendio pestando talvolta neve residua fino ad arrivare alla diga del lago Inferno. Qui, lo specchio d'acqua è ancora gelato e ben presto realizzo che la casa dell'Enel, visibile da molto lontano, non è il rifugio, pertanto, rintracciati i segnavia risalgo ancora brevemente costeggiando il lago e giungo ad una cappelletta posta pochi metri più in lato del rifugio FALC. Esso è sistemato in una conca completamente innevata, così come sono innevati i pendii che adducono alla vetta del Pizzo dei Tre Signori, molto ben visibile da questo posto e normalmente raggiungibile aggiungendo un'ora e mezzo di cammino T3.
Il tempo di una breve pausa e ritorno sui miei passi sino alla diga dove attacco un lungo traverso che in circa mezz'ora per semplici rocce e prati, mi porta al rifugio Trona dove l'incontro con l'Elisa è piuttosto emozionante. Il Rifugio è splendidamente adagiato su un balcone panoramico con eccellenti viste sulle sopra citate vette alle quali si aggiungono quelle a Nord con nomi tipo Disgrazia, Val Masino e via elencando.
All'interno regna una splendida pulizia (cucina compresa) e il profumo dello spezzatino è molto attraente.
Chiacchieriamo un po', io e l'Elisa e mi accorgo che il grande fuoco della passione per l'accoglienza è stato meravigliosamente trasferito in questo contesto, rendendolo un luogo fuori categoria se paragonato agli abituali standard dei rifugi.
Poichè il tempo stringe, dopo aver mangiato un eccezionale panino con Bresaola e Bitto (siamo nel cuore della produzione del Bitto Storico che può stagionare anche dieci anni), mi avvio un po' felice, un po' malinconico sulla via del ritorno.
Scelgo la pista per le Jeep che scende a Laveggiolo lunga sette km ma tagliabile con segnalate scorciatoie in più punti. Dall'ameno paese di Laveggiolo, una carrabile asfaltata porta al punto di partenza ed anche qui c'è la possibilità di abbreviare innescandosi su sentieri segnalati da paline in legno riportanti la dicitura "Antiche Mulattiere". Prima di riprendere l'auto che mi attende alla centrale elettrica da quasi sette ore, mi concedo una sosta in un negozio del paese per portarmi a casa un pezzetto di Val Gerola, vecchio di sette anni.
Sviluppo: 16 km circa; SE: 26.5 Km circa.
Tempi comprensivi di un'ora di pausa.
Tourengänger:
rochi

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