Strahlbann, cima trigonometrico-scialpinistica (2689,2)
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Lo Strahlbann: talmente grande è il suo fascino che dovevo prima o poi decidermi di andare a fargli visita anche nel periodo invernale. Chiaro: le frecce, le punte e i torrioni di questa lunga costiera non si prestano allo scialpinismo; ma la sua cima centrale arrotondata, la 2689,2 m, quella sì, e andava salita. Finalmente oggi appongo questo bianco sigillo allo Strahlbann: una cima sconosciuta ed ignorata dai più, la madre di tutte le scialpinistiche per me.
Come tragitto non si discosta molto da quello seguito per la sorellina minore, la Heij Bärg (visibile qui). C’è però una variante, leggera ma importante: subito dopo il guado sull’esile ponticello di Üssar Rissùart rimango sulla dorsale compresa tra i due torrenti; questo accorgimento mi permette di evitare il tratto ripido in cui occorre togliere gli sci posizionato tra il cascinino inferiore di Bann e Bann. C’è ugualmente un breve tratto ripido, però si passa con un traverso senza modificare assetto, e si sbuca a destra delle cascine di Bann. Più in alto i pendii si unificano, per cui questa variante è senz’altro “la nuova via maestra” per raggiungere Herli e la Herli Sattel, oltre al fatto che è anche più diretta. Tracciare, ormai, mi tocca: cerchiamo almeno di semplificarci il lavoro per quanto possibile…
Anche oggi trovo compagnia: già dal paese di Bosco un bel cane decide che passerà con me la giornata: rimarrò stupito ed ammirato dalla sua intelligenza, dalla sua tenacia e dal suo spirito di squadra (oltre che dalla sua pazienza).
Tornando alla salita, dalla Herli Sattel salgo praticamente subito verso Lendar d’Herli (cioè senza proseguire ulteriormente in piano). Giunto sugli altipiani decido di aggirare sulla destra i ripidi pendi che incombono sopra di me. Mi porto quasi a ridosso della cresta WNW della Cima Orientale dello Strahlbann (con un lungo traverso) e, sempre testando la tenuta della neve, inversione dopo inversione – nell’ultimo tratto monto anche i rampanti, per i tratti di crosta dura – guadagno la breve cresta est.
Tenendomi lontano dalle imponenti cornici che precipitano in Val Calnegia, sempre con gli sci ai piedi e con il mio fido compagno dietro di me arrivo sulla vetta dello Strahlbann, dove mi sento in paradiso.
La sensazione è così forte che non riesco a renderla a parole: suppliranno le foto?
In ogni caso sono sullo Strahlbann con gli sci: e non – come dice il Gabuzzi – a piedi (“l’ultimo pendio è molto ripido e sovente viene percorso a piedi”). Sci ai piedi.
Non resta che scendere senza farsi male. Dopo una prudente fase di studio iniziale, capisco che questo sulz ha l’aria di tenere. Dunque, curve e poi curve, sempre avendo cura di attendere il mio amico. Un po’ di spinta e qualche passo a scaletta e a lisca di pesce sull’altipiano e poi ancora curve fino alla sella sotto l’Heij Bärg. Qui breve pausa con birra e un po’ di cibo che naturalmente divido con il mio compagno a quattro zampe. Poi cartone da prendere con le pinze fino alla piana di Herli e poi ancora prevalentemente sulz fino in paese. Tra l’altro, dopo Bann valico subito il fiume in un punto opportuno (in modo da evitare l’esile ponticello del sentiero ufficiale) e ciò mi permette di seguire una linea ancora più diretta di quella, già molto diretta, del mattino.
Il mio accompagnatore, con fare da vero gentleman, si congeda da me con un saluto nella piazza di Bosco. Poi sparisce, tornando da dove era venuto. Ma per me la sua presenza rimarrà inscindibilmente legata al ricordo di questa magica giornata allo Strahlbann.

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