Dal Vallone dei Mulini a Pianezza


Publiziert von atal , 11. Januar 2015 um 15:35.

Region: Welt » Italien » Piemont
Tour Datum:10 Januar 2015
Wandern Schwierigkeit: T5+ - anspruchsvolles Alpinwandern
Klettern Schwierigkeit: II (UIAA-Skala)
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 8:00
Aufstieg: 1100 m
Abstieg: 1100 m
Strecke:Cuzzago - Alpe Vargia - Sentiero dell'acquedotto - Balma Giumela - Alpe Pianezza - Alpe Curtun - Alpe Vargia - Cuzzago

Ieri mi sono avventurato per la prima volta nel selvaggio Vallone dei Mulini, entrando dal sentiero dell'acquedotto (o sentiero "basso", per distinguerlo dai due sentieri che attraversano più in alto) e compiendo un'impegnativa traversata dalla Balma Giumela ai ruderi dell'Alpe Pianezza, in compagnia di Ferruccio, che aveva già fatto questo giro alcuni anni fa.
Il versante sopra la Balma Giumela è senza sentiero e senza punti di riferimento, fatto salvo per uno sperone di roccia senza nome, visibile anche da Cuzzago.
Rispetto alla salita alla Cima Corte Lorenzo da Albo, ci sono più passaggi di arrampicata (II) e l'orientamento è molto meno intuitivo; d'altra parte i traversi sono meno impegnativi. Inoltre, cosa di non poco conto, in quest'occasione non abbiamo trovato il terreno gelato.

Il sentiero dell'acquedotto
Siamo partiti da Cuzzago e abbiamo raggiunto il monumento ai partigiani della Vardarola (424 m), la vicina Alpe Vargia (436 m) e il bivio, lungo il sentiero per Curtun, dove il tubo dell'acquedotto scende nel vallone dei Mulini, in corrispondenza ad una lapide (630 m, 1:05). L'itinerario fino a questo punto ricalca il percorso documentato nella relazione Alpe Pianezza dall'Alpe Curtun.
Segnalo solo che, per arrivare alla Vardarola, all'andata abbiamo seguito i curiosi ed evidenti segnavia rossi "a muso di animale", come la volta precedente. Il percorso più diretto, che abbiamo seguito al ritorno, è quello che, dopo il primo edificio lungo il sentiero che parte da Cuzzago, sale direttamente il pendio boscoso con alcune svolte, dove si vedono chiaramente dal basso i resti di muri di sostegno. Questo percorso più diretto esce sulla strada a O della Vardarola, che si raggiunge in breve seguendo l'asfalto verso dx (E).

Dall'Alpe Vargia fino al punto di presa dell'acquedotto sul Rio dei Mulini, ci sono numerosi segni di vernice blu.
Dal bivio il percorso scende a dx a fianco al tubo, fino ad attraversare una grande frana (rovi), oltre la quale supera uno sperone e cala al guado sul Rio del Mulini (655 m, 30' dal bivio). Attraversato il greto, si deve affrontare un breve traverso su un masso liscio verso destra (passaggio obbligato con un solo appiglio per le mani, II) e si riprende il sentiero, che volge a sx, da qui in avanti attrezzato con cavi metallici. Dopo una scaletta, si arriva al serbatoio e, in breve, al punto di presa dell'acqua, dove il sentiero ha termine (715 m, 20' dal guado, poco meno di 2 ore da Cuzzago).

Dalla presa dell'acquedotto alla Balma Giumela
Da questo punto in avanti si trovano qua e là solo dei tagli fatti col falcetto ad indicare il percorso. Dalla presa dell'acquedotto, si sale sulla destra un ripido pendio (II) in modo da superare un salto del torrente. Giunti su terreno più facile (dove si trovano dei resti di muretti), si traversa a sx entrando nella parte mediana del Vallone dei Mulini. Siamo alla base dello sperone dove si trovano i ruderi del Mott de la Val, che non abbiamo raggiunto. Arrivati sul greto del Rio dei Mulini, lo si attraversa e si risale in sponda dx idrografica (ancora rovi...) fino al grande masso della Balma Giumela Inferiore (850 m, 40' dalla presa dell'acquedotto; circa 2:40 da Cuzzago), che si trova in basso a dx di un muretto di sostegno (tagli). Riprendendo la risalita del Vallone dei Mulini, si arriva in breve alla Balma Giumela Superiore (870 m), caratterizzata da un doppio ingresso.

La traversata dalla Balma Giumela a Pianezza
Ripresa la risalita del Vallone si passa accanto ai muri perimetrali di un piccolo ricovero, probabilmente usato dai partigiani, si risale quindi una giavina fino a portarsi alla base delle rocce sulla sx. Quando si arriva in vista dello sbocco del grande canale di sx in cui si biforca il Vallone dei Mulini (il ramo principale è quello di dx), si risale sulla sx il pendio a O del canale su ripide balze, dove si notano alcune piante di agrifoglio, le uniche con le foglie verdi in questa stagione, e molti tronchi secchi. Intorno ai 1000 m di quota abbiamo traversato a sx, superato un primo canale erboso poco profondo e risalito la dorsale opposta, sfruttando uno stretto e ripido canalino alberato. Intorno ai 1100 m abbiamo traversato a sx su una cengia erbosa (traccia di camosci, passaggio obbligato; 1 ora dalla Balma Giumela Sup.), entrando così nel profondo canale roccioso sotto il grande sperone di roccia che costituisce il punto di riferimento per la traversata di questo versante. Dopo aver raggiunto il fondo del canale, lo abbiamo attraversato (tratto franoso) e siamo saliti su un pendio erboso fino a raggiungere la cresta che delimita a sx (O) il canale stesso, arrivando in un punto troppo esposto per proseguire. Con grande cautela siamo scesi sui nostri passi (pendio erboso con pendenza superiore ai 50°, con l'erba stessa come unico appiglio!) e abbiamo risalito ancora per un breve tratto il fondo roccioso del canale, fino a dove il pendio di sinistra ci è parso sufficientemente agevole (si fa per dire...) per tentare la salita in cresta.
Siamo arrivati sulla dorsale in un punto sicuro (a 1300 m circa; 1 ora dalla cengia di accesso al canale), immediatamente a monte di un piccolo intaglio, superando alcuni passaggi di arrampicata (II), in alcuni casi con l'aiuto di erba e arbusti.
Su terreno più facile, abbiamo risalito la cresta fino al colletto con cui questa si salda ai pendii superiori, in prossimità di un grande albero (dove si trovano anche dei tagli, segno che siamo su una posta dei cacciatori). Qui si può arrivare anche salendo un canalino boscato, evitando così di arrampicare. Per imboccare il canalino, avremmo dovuto percorrere un tratto ulteriore del canale principale.
Ormai fuori dalle difficoltà, abbiamo traversato in leggera salita a sx (O) fino a giungere sulla dorsale di Pianezza (circa 1360 m), sulla giavina pochi metri più in alto del rudere superiore.
Siamo quindi scesi fino al rudere inferiore di Pianezza (1292 m; 5:30 dalla partenza; riducibili secondo me di circa 1 ora se si "indovinano" i passaggi giusti).

Finalmente in un ambiente più familiare e rilassante, abbiamo fatto una doverosa sosta, la prima in cui abbiamo ingerito qualcosa.

Da Pianezza a Cuzzago lungo il sentiero dell'Alpe Curtun
Rimando anche qui alla relazione già citata, limitandomi a segnalare che abbiamo seguito il sentiero mentre nella mia precedente visita avevo percorso, nel tratto intermedio, una via alternativa più diretta ma fuori traccia. Il sentiero, piuttosto arzigogolato nel suo sviluppo, scende mantenendosi sempre in prossimità della dorsale che delimita a O il solco del Vallone dei Mulini ma senza mai entrarvi. Il percorso è segnalato da vecchi tagli e qualche raro segno di vernice rossa molto sbiadito. Su un poggio panoramico dove si trovano alcune rocce fuori dalla vegetazione (circa 940 m), si incontra il bivio - non segnalato - per il sentiero "alto" per il Vallone dei Mulini, circa 100 m più in basso - bivio ancora meno evidente del primo (qualche tronco inciso) - quello per il sentiero "intermedio", che passa sopra la frana attraversata al mattino all'inizio del sentiero dell'acquedotto (o sentiero "basso"): tutte possibilità da tenere ben presenti per altri giri nel Vallone dei Mulini, segnalate dall'amico Ferruccio, senza il quale non sarei stato in grado di orientarmi in un un microcosmo così complesso.

Tempo impiegato per la discesa al lordo di brevi soste: 2:20.

Tourengänger: atal


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