Traversata della Piana del Türi - Corni di Nibbio


Publiziert von atal , 30. Dezember 2014 um 16:57.

Region: Welt » Italien » Piemont
Tour Datum:29 Dezember 2014
Wandern Schwierigkeit: T5- - anspruchsvolles Alpinwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 8:30
Aufstieg: 1190 m
Abstieg: 1190 m
Kartennummer:IGM Serie 25DB Foglio Cicogna Ed 1; IGM Serie M891 Foglio Premosello Chiovenda Ed. 4; CNS 285 Domodossola Ed. 2000; Carta Zanetti Parco Valgrande

La Piana del Türi è una dorsale, difesa su tutti i lati da pendii ripidissimi e vere e proprie pareti, che si sviluppa quasi in piano (da cui il nome di Piana) per circa 500 m in direzione SO-NE alle spalle dell'abitato di Nibbio, a quote comprese tra i 1120 m e i 1230 m, separando la Val Cornera (a NO) dalla Val Fighéra (a SE). In passato anche questo luogo impervio era sfruttato per l'erba che vi cresceva in cima e, probabilmente, come pascolo per le capre. Non sono stati trovati resti né di ruderi, né di balme ma, scendendo verso la Val Fighèra (la valle dei fichi), si possono riconoscere alcune tracce del vecchio sentiero.
Sul versante O della Piana del Türi, a circa 920 m di quota ci sono i ruderi di un piccolo alpeggio (o alpetto), conosciuto come Baita dul Can.

Il percorso seguito in quest'occasione è stato una traversata ad un anello, da Nibbio a Nibbio, con salita dalla Baita dul Can e ritorno dalla Val Fighèra.

L'escursione è stata fatta in compagnia di Ferruccio e Roberto.

Elenco qui le principali difficoltà riscontrate in quello che forse è stato l'itinerario più impegnativo tra quelli affrontati dal sottoscritto nella zona della Valgrande:
  • l'individuazione dell'inizio del sentiero per la Baita dul Can, in un contesto privo di segnaletica e caratterizzato da una vegetazione intricata (moltissimi rovi) e salti di roccia;
  • la salita del ripido e parzialmente gelato pendio terminale a monte della Baita dul Can (esposizione NO, quindi in ombra) dove sembra non ci sia mai stato un vero e proprio sentiero (si trovano comunque dei tagli fatti con il falcetto) e bisogna affrontare un paio di passaggi di arrampicata, valutabili al massimo come II grado, ma impegnativi se affrontati, come in quest'occasione, con le dita doloranti per il freddo;
  • l'individuazione del sentiero che dalla Piana del Türi scende al guado della Val Fighèra: questo guado è un passaggio obbligato e il versante, pur non del tutto privo di segnaletica (tagli col falcetto, radi ometti, addirittura qualche nastro di plastica colorata appeso ai rami) è molto più articolato di quello che si può immaginare guardando dal basso e il percorso prevede dei cambi di direzione, tutt'altro che intuitivi.
  • il fatto che le carte topografiche consultate non riportino nulla che possa aiutare nell'orientamento, né un tracciato dei vecchi sentieri, né la posizione della Baita dul Can (con l'eccezione della vecchia tavoletta IGM che riporta un rudere senza nome a circa 930 m), né un andamento delle curve di livello che sia realmente rappresentativo della complessità dei luoghi.


Da Nibbio alle postazioni alte della Linea Cadorna
Dall'oratorio di San Pietro a Nibbio si costeggia in piano la parete in direzione di Bettola (SE) fino ad arrivare sui massi del conoide del Rio Fighéra, nei pressi di una bella cascata. Qui il sentiero svolta bruscamente a sx e inizia a risalire la parete fino ad un punto panoramico dove svolta a dx. Siamo sulla cosiddetta "Strada Piana", un buon sentiero che in breve porta ad intersecare un tratto di una mulattiera militare proveniente da Bettola, appartenente al sistema difensivo della Linea Cadorna. Dopo un tornante si arriva ai ruderi della "Baracca" (440 m, 30') e, in pochi minuti, ad un grande masso con la freccia bianca che punta a sx (500 m , 40' da Nibbio), vero e proprio crocevia di sentieri. Di qui si ripassa anche al ritorno: nella direzione opposta a quella indicata dalla freccia, inizia il sentiero per la Val Fighèra. Seguendo le frecce bianche, si arriva ad una postazione della Linea Cadorna in posizione vertiginosa a picco sul canale che scende verso l'abitato di Nibbio (620 m, circa 25' dal masso con la freccia bianca).
Le frecce bianche non proseguono oltre la postazione. Per imboccare il percorso per la Baita dul Can, dopo essere ritornati sui nostri passi per un breve tratto, siamo scesi nel bosco fino ad intercettare il vecchio sentiero intorno a quota 480 m (ometto).

Da Nibbio alla Piana del Türi passando per la Baita dul Can
Arrivando da Nibbio, per raggiungere il sentiero senza visitare le postazioni alte della Linea Cadorna, conviene lasciare la mulattiera militare al tornante che si trova subito sopra i ruderi della "Baracca" (bivio non segnalato, 450 m circa) e traversare in leggera salita nel bosco verso sx. Il terreno è facile e l'ometto a quota 480 m si trova a 120 m in linea d'aria, circa 30 m più in alto del punto in cui si abbandona la mulattiera (fino qui, teoricamente circa 35' da Nibbio).
Si segue il sentiero che traversa a sx con alcuni saliscendi fino ad un tratto dove bisogna salire a testa bassa nell'intrico di rami e rovi, oppure - alternativamente - arrampicando su roccette poco stabili, sempre con la complicazione dei rovi. Superato questo punto delicato si arriva ad un muro a secco, alla cui base si traversa a sx, arrivando così nei pressi della miniera abbandonata, posta pochi metri a dx del sentiero (520 m, 25' dall'ometto a 480 m, circa 1 ora da Nibbio, senza deviazioni). Il percorso attraversa il canale ferruginoso visibile da Nibbio e passa sulla grande cengia che taglia in due la parete che incombe sull'abitato. Dalla miniera in avanti il sentiero è evidente fino ad arrivare nei pressi della Baita dul Can (920 m, 1:20 dalla miniera) e non presenta particolari difficoltà.

Si risale la dorsale a dx dei ruderi fino al suo termine, dove questa si salda alla base del pendio finale che prelude alla Piana del Türi (poco più di 1000 m di quota). Il pendio, esposto a NO, è ripido e il terreno si presenta gelato e con qualche chiazza di neve. Essendo in quest'occasione gli appoggi per i piedi piuttosto scivolosi, sono salito aggrappandomi a rami e tronchi, fino alla base di un primo salto di roccia, superato su una esigua cengetta, sempre con l'aiuto di una pianta, e un secondo, poco più in alto, con qualche breve passaggio di arrampicata leggermente esposta (I, forse II grado).
Dopo essermi aggrappato ad un ultimo rododendro con le dita doloranti (mi sorprendo a pensare che a volte il freddo sia considerato un anestetico: a me sembra che i polpastrelli stiano per scoppiare...), le difficoltà terminano come per magia sull'assolata e ampia dorsale della Piana del Türi (1140 m, 1 ora dalla Baita dul Can; circa 3:20 "teoriche" nette da Nibbio;  ma con la deviazione iniziale e qualche breve pausa il tempo effettivo è stato di 4:45).
Vuoi per il freddo intenso alle mani negli ultimi passaggi, vuoi per la posizione improbabile di questo pianoro sospeso, la sensazione oggi è quella di aver compiuto una piccola impresa. Ambiente bellissimo e panorami mozzafiato, a dispetto della quota modesta.

Dalla Piana del Türi a Nibbio passando per la Val Fighèra
Dopo aver percorso tutta la piana fino al suo termine a NE e dopo la sosta per un rapido spuntino, abbiamo iniziato la discesa. Abbiamo quindi ripercorso tutta la Piana verso SO, ripassando dal punto in cui siamo usciti dal versante NO, e abbiamo proseguito fino a dove la piana si inclina sempre di più verso il corso del Toce, che scorre 1000 metri più in basso. Qui si scende, inizialmente sul colmo della dorsale, su ripidi pendii erbosi, fino ad un caratteristico castagno isolato spuntato in mezzo alle rocce, dove sono riconoscibili delle pietre piatte che probabilmente erano parte del vecchio sentiero. Si scende ancora fino alle ultime betulle isolate in mezzo all'erba, sempre con il Toce sullo sfondo, e poi si inizia a traversare a sx (E). Superato un canalino erboso si continua la discesa (S) fino ad entrare nel bosco, dove si scende sul colmo di una dorsale secondaria verso E, seguendo le roncolate e qualche ometto. Arrivati su un poggio panoramico a circa 850 m, si lascia la dorsale (porterebbe verso il fondo della Val Fighèra ma in un punto troppo alto rispetto al guado) e ci si cala a dx (S), trovando ogni tanto qualche segno di passaggio umano (roncolate, ometti, plastica...). Quando si arriva in prossimità del greto sul fondo della Val Fighèra, in corrispondenza a dei tronchi tagliati, si scende ancora per pochi minuti a dx, paralleli al torrente e poi si guada (640 m, 35' dal cambio di direzione; 1:15 dall'inizio della discesa dall'estremità SO della Piana) dove, sull'altra sponda, si vede un grande tronco caduto ricoperto di edera. Passati sotto il tronco (si vede anche un ometto addossato ad una pianta), si imbocca un sentiero evidente che, dopo un tratto in discesa parallelo al greto, presenta un caratteristico traverso, facile ma esposto, su una sorta di cengia. In breve si arriva ad incrociare il sentiero dei Cunscitt (bivio non segnalato, circa 600 m, 10' dal guado). [Per chi arriva dalla direzione opposta (dai Cunscitt), sul bivio c'è un vecchio tronco a terra pochi metri prima che il sentiero principale cambi direzione. Il sentiero per la Val Fighera scavalca, per così dire, il tronco e prosegue diritto in leggera discesa, lasciando a dx il sentiero per il Vallone di Bettola.] Seguendo il sentiero verso O si arriva sulla dorsale dei Cunscitt che si percorre in leggera discesa verso O fino al suo termine (560 m), quindi si segue il sentiero che scende con un brusca svolta a dx fino al guado "basso" sul Rio Fighèra (515 m, 10' dal bivio, 20' dal guado "alto"). Passati sulla dx idrografica nei pressi della Balma dul Valanzin, si affronta un passaggio su roccia in discesa (I grado) e un traverso su rocce, da affrontare con attenzione, soprattutto se bagnato, ritrovando in breve il grande masso con la freccia bianca, da dove si scende a Nibbio ripercorrendo il sentiero fatto all'andata (2:20 lorde dall'inizio della discesa dall'estremità SO della piana; 8:25 il tempo totale lordo; senza deviazioni e al netto delle soste, ritengo che circa 6 ore possano essere sufficienti per salire e scendere dalla Piana del Türi in traversata se si individuano subito i passaggi chiave).  


Tourengänger: atal


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Kommentare (2)


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ciolly hat gesagt:
Gesendet am 2. Januar 2015 um 13:56
Bravi!
Un bel percorso selvaggio per finire alla grande il 2014!

Adriano

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 3. Januar 2015 um 13:45
Grazie Adriano,
in effetti è stato proprio un gran bel giro in ottima - e indispensabile in un posto del genere - compagnia.

Andrea


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