Pizzo Ricuca (2272.6 m - 2279 m) - Cima di Piatto o di Stubiello (2262 m)
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Il tragitto di salita al Pizzo Ricuca che effettuiamo oggi lo percorsi già nel maggio 2009. Allora toccammo il punto trigonometrico della vetta, ossia quello quotato 2272.6 m dove c'è il grosso uomo di sasso. Purtroppo un imponente cornice di neve ci impedì di proseguire oltre, ossia verso alla cima più alta, quotata 2279 m, dove da poco era stata posata una scultura a forma di finestra. Di conseguenza non raggiungemmo nemmeno la vicina Cima di Piatto o di Stubiello. Che beffa!
Alle 7 in punto, lasciamo le radure di Pön di Sopra (950 m), per inoltrarci nel bosco di Coscèra, seguendo per ca. metri 700 il sentierino che entra pianeggiante nella Val d'Iragna. Avanziamo con prudenza in quando alla nostra destra il pendio scende verticale lasciando spazio agli abissi. Giunti nei pressi di una biforcazione cominciamo la discesa verso il ponticello di quota 894 m. Il ponte in ferro, posto nel fondovalle, permette di cambiare versante orografico, e questo per noi significa essere irradiati dai primi raggi di sole. Prima di guadare il R. d'Iragna, mi prendo il tempo per ammirare della costola che andremo a risalire. Sembra incredibile, ma un audace sentierino sale ardito sfruttando la spalla chiamata Ör di Roglièi, zigzagando spesso tra gradini rocciosi. Un vero e proprio retaggio lasciatoci in dono dagli alpigiani d'un tempo!
Superato un viscido ponticello in legno comincia ora la vera e propria ascesa su per l'erta china. Nei punti più ostici, vi sono anche delle protezioni e delle funi che aiutano la salita, soprattutto in caso di terreno scivoloso o rocce ghiacciate. Man mano che saliamo l'orizzonte visivo diventa sempre più ampio e l'anfiteatro N del Poncione Rosso ci appare dietro le spalle. Solo a quota 1400 m ca. il sentiero diventa più dolce e passando accanto ad un antico pozzo per il ristoro degli animali, sbuchiamo sugli accoglienti prati dell'Alpe Roglièi (1454 m).
Quassù incontro di nuovo il gentile proprietario di una delle cascine riattate dell'alpeggio; già nel 2009 ricordo che ci fermammo a far due chiacchiere. Dopo un buon caffè, evitando le grappe, proseguiamo oltre, e con l'aiuto di cartelli segnaletici di legno posti su dei tronchi d'albero, raggiungiamo l'Alpe Pianazzòra (1662 m), punto d'osservazione privilegiato su tutta la Val di Blenio e parte della Leventina.
Non tocchiamo le cascine ma viriamo invece sul sentiero che porta all'Alpe Matro Colmo. A ridosso di quota 1800 m ca., quando notiamo che il bosco sovrastante si lascia penetrare, abbandoniamo ogni traccia e proseguiamo in direzione della radura di Peronch. A quota 1850 m ca. rintracciamo un rudere, dopodiché tra il fitto bosco ci accorgiamo d'essere già oltre la sopracitata radura. Poco dopo scorgiamo anche degli antichi bolli rossi che ci guidano attraverso delle faticose pietraie fino a ridosso del massiccio sommitale. Ci troviamo adesso appena sotto la quota 2140 m, e qui i segni scompaiono, per cui procediamo a piacimento su pietrisco sempre tenendoci appena sotto la rocciosa cresta NNE (peraltro facilmente percorribile). Solo a ridosso della vetta trigonometrica pieghiamo decisi sull'erboso versante E, per infine portarci sino al grosso uomo di sasso del Pizzo Ricuca (2272 m).
Firmiamo il libro e raggiungiamo anche la vetta più alta a quota 2279 m, calcando l'erbosa pianeggiante cresta sommitale. Il culmine ospita una curiosa struttura a forma di finestra con al centro il libro di vetta. Poco dopo, ci raggiungono anche due autoctoni, i quali ci danno importanti dritte sul settore di percorso che più mi preoccupa, ossia quello che collega l'Alpe Stübiell all'Alpe Matro Colmo. Ci garantiscono che la fitta erba è ben tosata, salvo gli ultimi 100 metri sotto il Matro Colmo, per cui non dovremmo incontrare particolari problemi nel rintracciare l'ardita via.
Ci lanciamo dunque giù per la piacevole larga cresta erbosa SW del Ricuca guadagnando in breve la Bocchetta della Riva (2179 m). Da qui, seguendo in parte il filo della rocciosa cresta NNE, in parte sfruttando un sentierino di capre che corre lungo il versante SE della montagna, giungiamo anche sulla piana sommità della Cima di Piatto o Stubiello (2262 m).
Le giornate sono corte di questi tempi, per cui non ci intratteniamo molto in vetta e cominciamo il lungo rientro all'Alpe di Roglièi. Perdiamo dapprima quota in diagonale verso sinistra sul ripido pendio S fino a trovarci sulla costola che scende in verticale all'alpeggio sottostante. Tra alte erbe e cespugli il pendio si fa viepiù dolce ed entriamo così nel soleggiato terrazzo dell'Alpe Stübiell (1983 m).
Siamo sollevati nel notare che la traccia che prosegue verso le impressionanti bastionate che spiovono dalla cresta S del Ricuca è effettivamente ben visibile. Anche in questo caso non si può non pensare all'ingegno dei vecchi alpigiani che disegnarono questa impervia sezione di sentiero. In breve ci portiamo d'altro versante del vallone (che scende dalla Bocchetta della Riva) per poi intraprendere la discesa lungo una ripida costola. Con traversata sull'esposto fianco della montagna, tra cenge erbose e scogliere, siamo ora sotto la cascina dell'alpe. Qui, come previsto, la traccia è meno visibile, ma oramai siamo in vista del casolare e non ci resta dunque che colmare gli 80 metri di dislivello (in salita) che ci separano dall'Alpe Matro Colmo (1787 m). Se la traccia tra i due alpeggi non fosse visibile, benché non ci siano molte alternative di passaggio lungo l'aspro versante S del Ricuca, si potrebbe andare incontro a grossi problemi. Spostarsi fuori, o peggio perdere la citata via, significherebbe intrappolarsi nel mezzo di esposte scogliere dove non è sempre facile orientarsi.
Ci rinfreschiamo grazie alle fresche acque che sgorgano da una provvidenziale fontana, e poi senza grossi problemi, con qualche sali e scendi ci riportiamo in zona Pianazzòra, da dove seguiamo ora una traccia più diretta che ci conduce dritti all'Alpe di Roglièi, passando dalla quota 1687 m (la via non è segnata sulla CN).
Ad attenderci ci sono delle gradite birre sempre gentilmente offerte dal proprietario del rustico. Tra una chiacchiera e l'altra, si fanno le 15:45 ed il sole oramai sta scomparendo dietro le rocce del Poncione Rosso, avvertendoci che è oramai giunta l'ora di abbandonare questo mondo appartato. Non ci resta che ridiscendere il ripido Ör di Roglièi ed infine riagguantare Pön di Sopra, poco prima dell'imbrunire.
Note:
Vetta:
Uomo di sasso con libro di vetta sulla cima trigonometrica del Pizzo Ricuca; Scultura a forma di finestra con libro nei pressi della vetta 2279 m.
Pön di Sopra:
Scarsa possibilità di parcheggio al termine della strada. C’è un ambio piazzale ai bordi della carreggiata, un centinaio di metri prima del termine della strada.
Valutazione:
Pön di Sopra - Alpe di Roglièi: T4 (EE)
Alpe di Roglièi - Pizzo Ricuca, via Peronch, versante E: T3+ (EE)
Pizzo Ricuca - cresta SW - Bocchetta della Riva: T3 (EE)
Bocchetta della Riva - Cima di Piatto o di Stubiello: T4 (EE)
Cima di Piatto o di Stubiello - versante SE - Alpe di Stübiell - Alpe Matro Colmo: T4+ (EE)
Alpe Matro Colmo - Alpe Roglièi: T3 (EE)
Alle 7 in punto, lasciamo le radure di Pön di Sopra (950 m), per inoltrarci nel bosco di Coscèra, seguendo per ca. metri 700 il sentierino che entra pianeggiante nella Val d'Iragna. Avanziamo con prudenza in quando alla nostra destra il pendio scende verticale lasciando spazio agli abissi. Giunti nei pressi di una biforcazione cominciamo la discesa verso il ponticello di quota 894 m. Il ponte in ferro, posto nel fondovalle, permette di cambiare versante orografico, e questo per noi significa essere irradiati dai primi raggi di sole. Prima di guadare il R. d'Iragna, mi prendo il tempo per ammirare della costola che andremo a risalire. Sembra incredibile, ma un audace sentierino sale ardito sfruttando la spalla chiamata Ör di Roglièi, zigzagando spesso tra gradini rocciosi. Un vero e proprio retaggio lasciatoci in dono dagli alpigiani d'un tempo!
Superato un viscido ponticello in legno comincia ora la vera e propria ascesa su per l'erta china. Nei punti più ostici, vi sono anche delle protezioni e delle funi che aiutano la salita, soprattutto in caso di terreno scivoloso o rocce ghiacciate. Man mano che saliamo l'orizzonte visivo diventa sempre più ampio e l'anfiteatro N del Poncione Rosso ci appare dietro le spalle. Solo a quota 1400 m ca. il sentiero diventa più dolce e passando accanto ad un antico pozzo per il ristoro degli animali, sbuchiamo sugli accoglienti prati dell'Alpe Roglièi (1454 m).
Quassù incontro di nuovo il gentile proprietario di una delle cascine riattate dell'alpeggio; già nel 2009 ricordo che ci fermammo a far due chiacchiere. Dopo un buon caffè, evitando le grappe, proseguiamo oltre, e con l'aiuto di cartelli segnaletici di legno posti su dei tronchi d'albero, raggiungiamo l'Alpe Pianazzòra (1662 m), punto d'osservazione privilegiato su tutta la Val di Blenio e parte della Leventina.
Non tocchiamo le cascine ma viriamo invece sul sentiero che porta all'Alpe Matro Colmo. A ridosso di quota 1800 m ca., quando notiamo che il bosco sovrastante si lascia penetrare, abbandoniamo ogni traccia e proseguiamo in direzione della radura di Peronch. A quota 1850 m ca. rintracciamo un rudere, dopodiché tra il fitto bosco ci accorgiamo d'essere già oltre la sopracitata radura. Poco dopo scorgiamo anche degli antichi bolli rossi che ci guidano attraverso delle faticose pietraie fino a ridosso del massiccio sommitale. Ci troviamo adesso appena sotto la quota 2140 m, e qui i segni scompaiono, per cui procediamo a piacimento su pietrisco sempre tenendoci appena sotto la rocciosa cresta NNE (peraltro facilmente percorribile). Solo a ridosso della vetta trigonometrica pieghiamo decisi sull'erboso versante E, per infine portarci sino al grosso uomo di sasso del Pizzo Ricuca (2272 m).
Firmiamo il libro e raggiungiamo anche la vetta più alta a quota 2279 m, calcando l'erbosa pianeggiante cresta sommitale. Il culmine ospita una curiosa struttura a forma di finestra con al centro il libro di vetta. Poco dopo, ci raggiungono anche due autoctoni, i quali ci danno importanti dritte sul settore di percorso che più mi preoccupa, ossia quello che collega l'Alpe Stübiell all'Alpe Matro Colmo. Ci garantiscono che la fitta erba è ben tosata, salvo gli ultimi 100 metri sotto il Matro Colmo, per cui non dovremmo incontrare particolari problemi nel rintracciare l'ardita via.
Ci lanciamo dunque giù per la piacevole larga cresta erbosa SW del Ricuca guadagnando in breve la Bocchetta della Riva (2179 m). Da qui, seguendo in parte il filo della rocciosa cresta NNE, in parte sfruttando un sentierino di capre che corre lungo il versante SE della montagna, giungiamo anche sulla piana sommità della Cima di Piatto o Stubiello (2262 m).
Le giornate sono corte di questi tempi, per cui non ci intratteniamo molto in vetta e cominciamo il lungo rientro all'Alpe di Roglièi. Perdiamo dapprima quota in diagonale verso sinistra sul ripido pendio S fino a trovarci sulla costola che scende in verticale all'alpeggio sottostante. Tra alte erbe e cespugli il pendio si fa viepiù dolce ed entriamo così nel soleggiato terrazzo dell'Alpe Stübiell (1983 m).
Siamo sollevati nel notare che la traccia che prosegue verso le impressionanti bastionate che spiovono dalla cresta S del Ricuca è effettivamente ben visibile. Anche in questo caso non si può non pensare all'ingegno dei vecchi alpigiani che disegnarono questa impervia sezione di sentiero. In breve ci portiamo d'altro versante del vallone (che scende dalla Bocchetta della Riva) per poi intraprendere la discesa lungo una ripida costola. Con traversata sull'esposto fianco della montagna, tra cenge erbose e scogliere, siamo ora sotto la cascina dell'alpe. Qui, come previsto, la traccia è meno visibile, ma oramai siamo in vista del casolare e non ci resta dunque che colmare gli 80 metri di dislivello (in salita) che ci separano dall'Alpe Matro Colmo (1787 m). Se la traccia tra i due alpeggi non fosse visibile, benché non ci siano molte alternative di passaggio lungo l'aspro versante S del Ricuca, si potrebbe andare incontro a grossi problemi. Spostarsi fuori, o peggio perdere la citata via, significherebbe intrappolarsi nel mezzo di esposte scogliere dove non è sempre facile orientarsi.
Ci rinfreschiamo grazie alle fresche acque che sgorgano da una provvidenziale fontana, e poi senza grossi problemi, con qualche sali e scendi ci riportiamo in zona Pianazzòra, da dove seguiamo ora una traccia più diretta che ci conduce dritti all'Alpe di Roglièi, passando dalla quota 1687 m (la via non è segnata sulla CN).
Ad attenderci ci sono delle gradite birre sempre gentilmente offerte dal proprietario del rustico. Tra una chiacchiera e l'altra, si fanno le 15:45 ed il sole oramai sta scomparendo dietro le rocce del Poncione Rosso, avvertendoci che è oramai giunta l'ora di abbandonare questo mondo appartato. Non ci resta che ridiscendere il ripido Ör di Roglièi ed infine riagguantare Pön di Sopra, poco prima dell'imbrunire.
Note:
Vetta:
Uomo di sasso con libro di vetta sulla cima trigonometrica del Pizzo Ricuca; Scultura a forma di finestra con libro nei pressi della vetta 2279 m.
Pön di Sopra:
Scarsa possibilità di parcheggio al termine della strada. C’è un ambio piazzale ai bordi della carreggiata, un centinaio di metri prima del termine della strada.
Valutazione:
Pön di Sopra - Alpe di Roglièi: T4 (EE)
Alpe di Roglièi - Pizzo Ricuca, via Peronch, versante E: T3+ (EE)
Pizzo Ricuca - cresta SW - Bocchetta della Riva: T3 (EE)
Bocchetta della Riva - Cima di Piatto o di Stubiello: T4 (EE)
Cima di Piatto o di Stubiello - versante SE - Alpe di Stübiell - Alpe Matro Colmo: T4+ (EE)
Alpe Matro Colmo - Alpe Roglièi: T3 (EE)
Tourengänger:
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