Up&down sulla Maiella con Monte Amaro&co.
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Visto che tempo e tempi me lo consentono, dopo lo splendido giro di ieri sul Gran Sasso, mi detrmino ad esplorare un'altra montagna simbolo dell'Abruzzo: la Maiella.
Decido pertanto per un itinerario classicissimo che percorre il versante orientale del gruppo e permette una visione d'insieme piuttosto soddisfacente.
Parto dal rifugio Pomilio, sopra la Maielletta, a quota 1900 circa e mi dirigo su strada asfaltata con qualche taglio su prati, al Blockhaus, zona panoramicissima sul territorio circostante. Da qui, comincia un lunghissimo traverso in falsopiano discendente che percorre uno sterminato bosco di pini mughi e perviene ad una fontanella (unico rifornimento su tutto il percorso). Dalla fontanella, uscito dal limite della vegetazione, comincio a salire in modo importante le pendici del monte Focalone. E' possibile tenersi sul sentiero principale a sinistra, giungere al bivacco Fusco e quindi, con ampio giro, raggiungere la vetta del monte, oppure puntare la stessa percorrendo una traccia a destra che sale in modo molto diretto su sentiero ripido di sfasciumi. Io ho scelto questa seconda opzione che mi ha fatto guadagnare parecchio tempo anche se, una visita il piccolo bivacco giallo l'avrebbe meritata. A metà salita, durante una sosta, è possibile ammirare una parete di roccia strapiombante che incute timore alla sola sua vista.
Tuttavia, il Maiella show, comincia veramente in cima al Focalone: piantato per terra per non essere portato via dal vento, guardandomi intorno mi son chiesto: "ma sono salito su una montagna o sono sceso sulla luna".
Un numero vertiginoso di cime arrotondate e bianchissime prende lo sguardo in ogni dove; queste sono collegate da creste perfette e il silenzio è sovrano. Qui, dove qualche millennio or sono era mare, adesso non c'è un filo d'erba e dove per caso è presente, ci pensano gli abbondantissimi camosci che vivono indisturbati dato che l'area è super protetta tanto che alcune zone sono interdette anche agli escursionisti. Le cime così innocue e tondeggianti sono invece sorrette da pareti talvolta immense oppure da profondi canaloni inclinati a cinquanta gradi e ricchi di sfasciumi. Su uno di questi canali, durante la seconda guerra mondiale si schiantò un bombardiere inglese e alcuni resti sono ancora lì; gli altri se li portarono via i contadini e i pastori dei paesi sottostanti a dorso di mulo.
Dal monte Focalone scendo una sella (qui denominata "portone") sul perfetto filo di cresta e risalgo al monte Pomilio, di altezza superiore ai 2500 metri. Ancora vento, quindi giù veloce per il secondo portone per attraversare le pendici di un'altra cima (forse monte Cavallo). Questo passaggio, lungo circa 500 metri è l'unico tratto della gita ove occorre procedere cautela perchè si percorre una stretta cengia piuttosto esposta. Il resto del percorso, invece, al di là della fatica, non presente alcun pericolo, salvo qualche scivolone sul terreno molto sdrucciolevole.
Alla fine della cengia, esco su un altro portone e mi immetto in un vallone solcato da enormi buchi di tipo carsico. Il monte Amaro, meta finale della mia escursione è ormai visibile ma occorre percorrere il vallone sino in fondo e quindi, con ampio semicerchio, risalirlo. Pur essendoci copiosa presenza di ometti e segnalazione, la zona del vallone può risultare di difficoltoso passaggio in caso di nebbia; rimanere pertanto concentrati sulla via senza divagazioni.
Con una serie di ultimi strappi, eccomi finalmente sulla larga vetta più alta del gruppo. Qualche nuvolone di passaggio che si rivelerà poi innocuo mi determina a non tergiversare, quindi, dopo qualche occhiata e sguardo, mi avvio per il lungo ritorno che ricalca la via di andata e prevede un dislivello positivo di alcune centinaia di metri. Al solito, viaggio con calma e mi godo questo paesaggio unico in semi solitudine, vista la moderata presenza di escursionisti.
Dalla vetta di monte Amaro, è possibile scendere l'altro versante ma per questo è necessario organizzarsi con due auto oppure sfruttare i due bivacchi lungo il percorso. Proprio questa seconda scelta permette di compiere trekking di più tappe oppure di rimanere in zona ed concatenare una decina di cime sopra i 2000 metri in un paio di giorni.
Sviluppo: 25,5 km; SE: 36 km circa.
Tempi comprensivi di non più di trenta minuti di pause complessive.
I dati relativi a sviluppo e dislivello sono quelli forniti dal Parco (vedi foto).
Decido pertanto per un itinerario classicissimo che percorre il versante orientale del gruppo e permette una visione d'insieme piuttosto soddisfacente.
Parto dal rifugio Pomilio, sopra la Maielletta, a quota 1900 circa e mi dirigo su strada asfaltata con qualche taglio su prati, al Blockhaus, zona panoramicissima sul territorio circostante. Da qui, comincia un lunghissimo traverso in falsopiano discendente che percorre uno sterminato bosco di pini mughi e perviene ad una fontanella (unico rifornimento su tutto il percorso). Dalla fontanella, uscito dal limite della vegetazione, comincio a salire in modo importante le pendici del monte Focalone. E' possibile tenersi sul sentiero principale a sinistra, giungere al bivacco Fusco e quindi, con ampio giro, raggiungere la vetta del monte, oppure puntare la stessa percorrendo una traccia a destra che sale in modo molto diretto su sentiero ripido di sfasciumi. Io ho scelto questa seconda opzione che mi ha fatto guadagnare parecchio tempo anche se, una visita il piccolo bivacco giallo l'avrebbe meritata. A metà salita, durante una sosta, è possibile ammirare una parete di roccia strapiombante che incute timore alla sola sua vista.
Tuttavia, il Maiella show, comincia veramente in cima al Focalone: piantato per terra per non essere portato via dal vento, guardandomi intorno mi son chiesto: "ma sono salito su una montagna o sono sceso sulla luna".
Un numero vertiginoso di cime arrotondate e bianchissime prende lo sguardo in ogni dove; queste sono collegate da creste perfette e il silenzio è sovrano. Qui, dove qualche millennio or sono era mare, adesso non c'è un filo d'erba e dove per caso è presente, ci pensano gli abbondantissimi camosci che vivono indisturbati dato che l'area è super protetta tanto che alcune zone sono interdette anche agli escursionisti. Le cime così innocue e tondeggianti sono invece sorrette da pareti talvolta immense oppure da profondi canaloni inclinati a cinquanta gradi e ricchi di sfasciumi. Su uno di questi canali, durante la seconda guerra mondiale si schiantò un bombardiere inglese e alcuni resti sono ancora lì; gli altri se li portarono via i contadini e i pastori dei paesi sottostanti a dorso di mulo.
Dal monte Focalone scendo una sella (qui denominata "portone") sul perfetto filo di cresta e risalgo al monte Pomilio, di altezza superiore ai 2500 metri. Ancora vento, quindi giù veloce per il secondo portone per attraversare le pendici di un'altra cima (forse monte Cavallo). Questo passaggio, lungo circa 500 metri è l'unico tratto della gita ove occorre procedere cautela perchè si percorre una stretta cengia piuttosto esposta. Il resto del percorso, invece, al di là della fatica, non presente alcun pericolo, salvo qualche scivolone sul terreno molto sdrucciolevole.
Alla fine della cengia, esco su un altro portone e mi immetto in un vallone solcato da enormi buchi di tipo carsico. Il monte Amaro, meta finale della mia escursione è ormai visibile ma occorre percorrere il vallone sino in fondo e quindi, con ampio semicerchio, risalirlo. Pur essendoci copiosa presenza di ometti e segnalazione, la zona del vallone può risultare di difficoltoso passaggio in caso di nebbia; rimanere pertanto concentrati sulla via senza divagazioni.
Con una serie di ultimi strappi, eccomi finalmente sulla larga vetta più alta del gruppo. Qualche nuvolone di passaggio che si rivelerà poi innocuo mi determina a non tergiversare, quindi, dopo qualche occhiata e sguardo, mi avvio per il lungo ritorno che ricalca la via di andata e prevede un dislivello positivo di alcune centinaia di metri. Al solito, viaggio con calma e mi godo questo paesaggio unico in semi solitudine, vista la moderata presenza di escursionisti.
Dalla vetta di monte Amaro, è possibile scendere l'altro versante ma per questo è necessario organizzarsi con due auto oppure sfruttare i due bivacchi lungo il percorso. Proprio questa seconda scelta permette di compiere trekking di più tappe oppure di rimanere in zona ed concatenare una decina di cime sopra i 2000 metri in un paio di giorni.
Sviluppo: 25,5 km; SE: 36 km circa.
Tempi comprensivi di non più di trenta minuti di pause complessive.
I dati relativi a sviluppo e dislivello sono quelli forniti dal Parco (vedi foto).
Tourengänger:
rochi

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