Val Maira: Chersogno 3026 m - Rocca Marchisia 3072 m e Pelvo d'Elva 3064 m
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Questo report è un po' più lungo del solito, ma ho voluto rendervi partecipi di quanto è successo al bivacco, se qualcuno ha dei commenti da fare...
Ultimo fine settimana di Luglio, ennesimo fine settima perturbato.
Questo week doveva essere un’uscita Cai, morta sul nascere per presupposta inagibilità del rifugio. Escursione spostata in altro luogo, ma essendo d’impegno leggermente maggiore le iscrizioni latitano, escursione quindi annullata e ai pochi superstiti proponiamo qualcosa che a noi sembra allettante e per loro fattibile. Purtroppo ci sbagliamo e alla fine rimangono solo tre persone. All’ultimo momento una dei tre ha un contrattempo per cui rimaniamo in quattro, alla faccia dell’escursione Cai, andiamo sempre peggio!
A questo punto si decide la meta in base al meteo che in settimana ci consiglia l’ovest. Proponiamo il pernottamento al bivacco Bonfante alle Camoscere con la salita a tre più o meno facili tremila. Proposta accettata e quindi si parte.
Sabato mattina partiamo con una pioggia torrenziale ma mano mano che ci spostiamo a ovest l’intensità cala fino a smettere.
Una pioggerella leggera riprende poco prima del posteggio, alla Borgata Campiglione di San Michele di Prazzo. Il tempo di coprirci e coprire gli zaini e smette.
Saliamo nella nebbia, più locals ci fermano per chiederci dove stiamo andando con quel tempo, sconfortati da questa inesistente estate.
La camminata è tranquillissima. Raggiungiamo gli alpeggi di Chiotti con una sterrata e in seguito per sentiero saliamo al colle di Chiosso. Leggera discesa e poi risalita. A dieci minuti circa dal bivacco c’è la sorgente Fonte Nera (acqua potabile). Il rubinetto davanti al bivacco porta acqua dal lago delle Camosere, utile solo se bollita. La giornata è umida ma non calda. Ogni tanto qualche squarcio ci fa ben sperare in un miglioramento anticipato ma arriviamo al bivacco ancora nella nebbia.
Prendiamo posto e mangiamo in attesa di qualche squarcio più deciso.
Appena ciò accade usciamo, direzione Chersogno. Si ritorna alla Fonte Nera e ai cartelli che danno la salita alla cima a 1.30 h. In verità è un po’ meno. Si attraversa un pratone e in traverso, spesso un tratto su neve, si arriva alla parte più faticosa della salita. Un ripidissimo tratto molto a sfasciumi di sassi e terra porta al colletto dove, svoltando a sx, su terreno più stabile, in circa 15-20 minuti si raggiunge la cima. Il panorama sarebbe grandioso ma dobbiamo accontentarci di quello che nebbie e nuvole ci fanno vedere.
Facciamo una bella sosta in cima dopo di che velocemente torniamo al bivacco. Siamo ancora soli.
Un’occhiata ai cartelli segnavia con i tempi ci fa rivedere il programma per domani. Ernesto non ha il nostro passo e il giro previsto per lui sarebbe troppo lungo per cui volendo regalargli un altro 3000 rivediamo i programmi in modo da poterci dividere senza problemi. Fatti i piani, facciamo un altro giretto verso il lago delle Camoscere in modo da arrivare all’ora di cena.
Poco dopo il ritorno in bivacco arriva una coppia di ragazzi. Ci sistemiamo per la cena e contemporaneamente cominciano ad arrivare dei gruppetti di ragazzini. Alla spicciolata ne arriveranno, non sto dicendo scemate, ma ne arriveranno ben 50 accompagnati da un unico adulto (prete o educatore non abbiamo capito). Sono le 20 e sono partiti alle 15 da San Michele. Siamo a 2634 m e fa un bel freddo e loro sono in tuta da ginnastica e scarpe da tennis. Il bivacco è un dodici posti e hanno solo due micro tendine. La loro intenzione è, come ci dice l’accompagnatore dormire in bivacco come fanno da 14 anni.
Ora, mi dico, poi si parla di incidenti in montagna e sembra che sia la montagna che se la prende con noi. Ma come si fa a portare 50 bambini, 12-14 anni e 4 o 5 un po’ più grandi a passare una notte in un bivacco da 12, che per altro poteva essere già pieno senza pensare che magari la notte avrebbero dovuta passare all’esterno? La risposta è stata: il Cai di Bra (proprietario del bivacco) lo sapeva e ha avvisato in internet, sono 14 anni che facciamo questa cosa e se fosse stato al completo saremmo scesi!
Partendo dal presupposto che non si va in 50 a dormire dove alla meno peggio ci si può stare in 20, che un bivacco non si prenota, come puoi pensare alle 20 di ritornare a valle quando hai dietro dei ragazzini che manco si reggono in piedi? Vogliamo parlare poi dell’abbigliamento? Tute di cotone e scarpe da tennis e il giorno dopo dovranno salire al Chersogno? Ma che razza di educazione sta dando a questi giovani?
Potete immaginare come abbiamo passato la notte. I 12° del bivacco di pomeriggio si sono trasformati in 30° la mattina successiva con tanto di finestre aperte! E poi è la montagna assassina! Rischiavamo di morire soffocati!
Va beh dopo una notte che forse per la levataccia di sabato io non ho sofferto più di tanto alle 6.00 siamo in piedi. Il dilemma è scendere dalla branda senza calpestare nessuno, facciamo un po’ di casino e cominciano a muoversi un po’ tutti anche se con estrema lentezza, si sa quando non si è abituati a questo tipo di cose ora che si comincia a connettere su cosa fare e come i tempi si dilatano.
Portiamo tutto all’esterno e ci prepariamo la colazione e partiamo direzione Marchisie.
Ritorniamo alla Fonte Nera e prendiamo il ripido sentiero per il Colle delle Sagneres. Dopo una prima ripida salita si entra in un bel vallone dove si tira un attimo di respiro. Deviamo a sx, su un sasso c’è un bollo giallo e rosso con indicazione SR. Saliamo ripidamente seguendo gli ometti e ci portiamo sulla cresta. Ernesto è lento, non ha il nostro passo e in aggiunta la notte praticamente insonne all’esterno del bivacco non ha giovato. Avendo il sacco a pelo si è offerto di dormire all’esterno cedendo il posto letto ai ragazzini, non avendo però né un materassino né una copertura, la notte a 2634 m sotto le stelle non è stata granché gradevole!
Raggiungiamo lentamente e faticosamente le Marchisie, la montagna ha due cime più o meno della stessa altezza distanti 5 minuti una dall’altra.
Dopo una bella sosta scendiamo insieme la parte più impegnativa dopo di che ci dividiamo. Ernesto torna al bivacco noi ci dirigiamo verso il Colle delle Sagneres.
La discesa sul versante della Valle di Bellino è piuttosto infelice. Dopo un primo tratto abbastanza agevole si entra in un’infida e molto mossa pietraia, qualche raro ometto dà la vaga idea della direzione da tenere. Raggiungiamo i ruderi della miniera d’oro e un sentierino ci porta verso i pratoni del vallone. La nostra intenzione è di scendere fino al limite della pietraia e avendo preso dei punti di riferimento, dirigerci verso il lago Camoscera cercando di perdere meno quota possibile, di fatto, con i vari sali scendi non so quando avremo risparmiato. Raggiunto il lago, seguiamo brevemente il sentiero bollato per poi svoltare a dx per andare a prendere il canalino che ci porterà sul Pelvo d’Elva. La salita è indicata da sbiaditi bolli rossi e ometti. Il canale non è in condizioni ottimali, molto mosso e bagnato. In due punti le nostre scarse doti alpinistiche vengono messe sotto serie prove ma riusciamo a districarci in qualche maniera e quindi a uscire dal canale. Una bella serie di tornanti su pietraia ci porta quindi in cima al Pelvo.
Siamo perfettamente nei tempi ma il meteo sembra in via di peggioramento. Sostiamo una mezz’oretta in cima dopo di che torniamo all’imbocco del canale e proseguiamo su un sentierino a mezza costa segnato con ometti. Perdiamo la traccia perché ci sono sia degli ometti che scendono sia degli ometti che salgono, quelli che dovremo seguire noi. L’ometto che indica la svolta è crollato e noi passando abbiamo proseguito diritto. Per fortuna Marco si rende conto che stiamo scendendo troppo per cui veloce dietro front alla ricerca del bivio che si trova nei pressi di un masso che potrebbe servire da riparo in caso di pioggia. Svoltiamo e risaliamo leggermente. Il sentiero poi spiana, passa sotto le Camoscere e arriva al colle dove si è a vista sia del lago delle Camoscere sia del bivacco. Veloce discesa e arrivo al bivacco dove ritroviamo Ernesto e non i 50 ragazzini, meno male!
Sosta pranzo e mentre il tempo torna a migliorare riprendiamo la via del ritorno, su un sentiero che anche se è lo stesso di sabato per noi è completamente nuovo non avendo visto un tubo mentre salivamo!
A parte l’infelice nottata il divertimento è stato parecchio. Ernesto è una bella sagoma, non vi dico cosa aveva nello zaino, era pronto a passare una settimana in bivacco. Viste poi le prospettive dell’ennesimo fine settimana instabile tre 3.000 sono stati un gran lusso!
Il PD- sta a indicare la salita al Pelvo d'Elva dal canalino. La salita dal Colle della Bicocca è anche quello un PD- con tratti attrezzati mentre la salita, per noi discesa, dal bivacco Bonfante è una F anche se il tratto che passa sotto le Camoscere è da fare con attenzione.
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