Monte Boglia da Brè
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Stupendo anello sul monte Boglia. Il Sabato propongo due itinerari di salita, uno più 'selvaggio' da Castello in Val Solda e uno meno impegnativo da Brè. Visto che io scelgo la destinazione lascio scegliere il percorso alla 'fanciulla' che, come previsto, boccia quello con maggiore dislivello. Poco male, dalla mia 'amata' Val Solda sono naturalmente già salito ed ora sono curioso di vedere Brè.
Progettiamo un anello che alla fine della giornata però non avremo seguito integralmente. L'idea è di salire da nord, attraversando i boschi, sempre stupendi in Maggio, per poi scendere da sud in modo da avere di fronte il versante panoramico sul Ceresio.
L'idea si mostra azzeccata. Brè è realmente un bellissimo borgo, come al solito ben tenuto e silenzioso. Notiamo una serie di installazioni di opere d'arte all'aperto e ci divertiamo a scoprirne delle nuove esplorando i vicoli del centro storico.
Seguendo la segnaletica ci dirigiamo su di una mulattiera lastricata con pietre verso l'alpe Bolla. Attraversiamo una faggeta meravigliosa dove svettano alberi secolari. Le varie tonalità di verde sono enfatizzate dalla luce del sole che riesce a filtrare tra le chiome non ancora formate completamente: uno spettacolo.
Arriviamo così quasi senza accorgerci all'alpe Bolla dove una nutrita compagnia sta già facendo merenda. Non c'è spazio per una sosta e quindi proseguiamo subito verso il pan di Scagn dove inizia la 'temibile' salita finale verso la cima del Boglia.
Mi viene la tentazione di allungare il giro andando all'alpe Bolgia per poi salire alla Zocca della Nave e alla Madonna del Faggio ma mi trattengo. Affrontiamo quindi l'ultimo tratto di percorso ancora con poca fatica grazie ai numerosi tornati che in realtà addolciscono la pendenza.
Arriviamo in cima quando ci sono solo un paio di escursionisti: il panorama che ci accoglie è grandioso in tutte le direzioni. Prevedendo grande afflusso alla vetta, dopo le foto di rito, ci affrettiamo a scendere sulla spalla della colma per occupare la panca vista lago dove abbiamo intenzione di fare una lunga sosta relax.
A lato della panca si vede il segnavia del sentiero n° 12 che sale dalla Madonna del Faggio. Il sentiero invece non si vede, non ricordavo che il pendio fosse così ripido. Un contrasto assoluto con il sentiero Svizzero che, appena tracciato, pare un'autostrada.
Dopo un po' sale un gruppo di escursionisti, ossevandoli mi rendo conto il sentiero non si vede perché non c'è. Salgono in ordine sparso chi lungo la linea di massima pendenza, chi un po' in diagonale: altro che tornanti!
Dopo una sosta lunghissima, altre un'ora (credo di aver stabilito il mio record fermo su panca), ripartiamo in discesa verso il Sasso Rosso. Su questo versante il sentiero sembra essere stato ritracciato di recente, in alcuni punti si nota il vecchio percorso, più ripido, che sta per essere riconquistato dalla vegetazione.
Anche su questo versante i tornati addolciscono la pendenza tanto che la maggior parte degli escursionisti che salgono sono freschi e profumati: roba da non credere. Gli unici grondanti di sudore sono tre simpatici ragazzi che stanno salendo con il rampichino. Li capisco, si divertiranno poi in discesa.
Arrivati al Sasso rosso abbandoniamo il nuovo sentiero per qualche decina di metri risalendo la vecchia traccia che costeggia, senza pericolo, un dirupo impressionante. Anche qui i panorami sul Ceresio e la val Solda sono spettacolari.
Tornati sul sentiero ufficiale troviamo una deviazione a destra verso Carbonera che ci farebbe abbandonare la linea del crinale, dove avevo previsto di scendere, per raggiungere Crus, Materone e per finire di nuovo Brè. Il sentiero si vede, ma mancano i segnavia. Provo a proporre ugualmente ai miei amici questa alternativa ma ormai il ritmo “soft” dell'escursione ci ha presi e preferiamo rientrare tranquillamente lungo “l'autostrada” ricongiungendoci a Carbonera alla mulattiera da cui eravamo saliti.

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