Carbunisc (forse) e Faiè con anello da Mergozzo
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Giunto di primo mattino a Mergozzo, all'entrata del pase il parcheggio delle Poste con tanti bei posti liberi e gratuiti, mi ammicca. Deciso: il viaggio in auto termina qui e non al villaggio di Bracchio un centinaio di metri più in alto. Parto dunque su asfalto per un paio di chilometri e pervengo a Bracchio dove punto la piazza Fontana. Da qui, con un semicerchio a sinistra risalgo le ultime case del paese e mi immetto sulla straordinaria mulattiera che con pendenze sempre sostenute mi porta, in un'ora circa a Vercio. Mentre salgo sbuffando e avvolto dai vapori mattutini penso che ad ogni passo che faccio, per la costruzione di questa via devono essere stati versati litri di sudore da chi mi ha preceduto; disperdere questi patrimoni sarebbe un sacrilegio verso il lavoro, la forza, la tenacia e l'ingegno, verso la storia, insomma! La mulattiera è lunga più di due chilometri, un lavoro immane per un'opera, ripeto, straordinaria che, a mio vedere, ha un pari solo con la salita del Moscioi, in Verzasca.
A Vercio mi concedo una rapida visita dell'insediamento con l'Eremo, l'Oratorio e la sottostante cava di marmo di Candoglia, quindi continuo a salire puntando il costone che adduce alla Colma. Un cartello mi è di conforto. Anche in questo caso, il sentiero ben tenuto e disegnato, sale con pendenze importanti e, dopo un traverso, entra in un canale che fuoriesce alla Colma dove sono visibili i resti di una vecchia teleferica per la legna.
Prendo a sinistra, deciso a esplorare quell'area selvaggia ben descritta da
gbal in una sua relazione con meta la Cima Corte San Lorenzo. Non è tuttavia nei miei piani odierni emulare il caro Giulio poiché obiettivo di giornata resta il facile Faiè, dato anche che sono alla prima uscita primaverile. Presto la via si fa impervia anche a causa di neve residua sui traversi del lato nord ma, deciso a proseguire, aggiro i tratti più ostici sino a dovermi gioco forza arrendere causa totale copertura nevosa su pendii estremamente inclinati. Alzo tuttavia la testa e individuo sopra di me un'elevazione fattibile e in parte asciutta. Con divertente salita su sicure roccette, in breve pervengo ad uno sperone roccioso meravigliosamente e paurosamente affacciato sulla bassa Ossola, oggi particolarmente velata. Oltre le nuvole, tuttavia, i giganti delle Alpi si stanno svegliando ed esibendo con la solita, mozzafiato, spavalderia. Provo a capire dove mi trovo e soprattutto se sono giunto ad una vetta con un nome. L'altimetria (circa 1380 m), i ricordi della relazione di Giulio, altre relazioni ottenute da recentissimi smanettamenti mi fanno propendere per la cima Carbunisc, anche se non poso affermarlo con certezza. Spero che la visone delle foto possa aiutare qualche hiker a confortare il mio convincimento.
Dopo pausa adorante sulla cima, scendo di nuovo alla Colma di Vercio e, ora su facile sentiero ben segnato, passando dalla cresta arrivo in quindici minuti alla vetta del Faiè, seguito a breve da due signori con i quali mi intrattengo nelle solite chiacchere di vetta. Mi fermo dunque per il pranzo mentre i due signori ripartono.
Per la discesa, volendo compiere un giro di ampio respiro, dalla vetta del Faiè, prendo il sentiero a sinistra verso l'alpe Ompio dove ha sede il rifugio Fantoli. Mentre scendo, incrocio molti escursionisti in salita ma un pensiero mi costringe a rimuginare, val a dire il quasi convincimento di aver già visto da qualche parte il più anziano dei due signori visti sul Faiè. Pensa che ti ripensa mi costruisco un'ipotesi che ho la possibilità di verificare ad Ompio visti che i due si sono fermati per una pausa. Mi butto, chiedo al signore il suo nome. Eugenio, mi risponde. Bingo!! Avevo ipotizzato bene: ho incrociato l'hikriano
veget. A questo punto, rifatti i convenevoli come si deve, proseguiamo insieme verso la via di discesa che tocca l'Alpe Ruspesso e poi scende su strada asfaltata. Grazie ad Eugenio tagliamo la stessa su sentieri altrimenti di difficile individuazione e intanto chiacchieriamo, indovina di cosa: di montagna, ovviamente!!
La strada asfaltata conduce sino a Ruspesso ma all'altezza della cappelletta d'Erfo, Eugenio mi indica una deviazione nel bosco sulla destra (segnalata anche da pannello) che mi riporterà a Bracchio. II miei due compagni di discesa si fermano qui in un'area attrezzata pic nic per il meritato pranzo, ci salutiamo e veloce mi butto sul sentiero che con discesa spaccaginocchia in una mezz'ora arriva a Bracchio. Attraverso il paese con le sue strade acciottolate dove naturalmente mi perdo, mi riporto su asfalto e, poco dopo il cimitero scendo a Mergozzo per una discesa selciata. In questo modo, per raggiungere l'auto devo camminare sull'ameno lungolago dove simpatiche papere oziano indisturbate. Arrivo in piazza a Mergozzo, volgo a destra e, in breve, raggiungo il parcheggio delle Poste dove il mio bolide mi attende.
Il dislivello tiene conto del saliscendi al (presunto) Carbunisc dove, sebbene per brevi tratti giudicherei la diffoltà T3 e i tempi sono comprensivi di circa un'ora totale di pausa.
Sviluppo: 19 km circa; SE: 31 km circa.
A Vercio mi concedo una rapida visita dell'insediamento con l'Eremo, l'Oratorio e la sottostante cava di marmo di Candoglia, quindi continuo a salire puntando il costone che adduce alla Colma. Un cartello mi è di conforto. Anche in questo caso, il sentiero ben tenuto e disegnato, sale con pendenze importanti e, dopo un traverso, entra in un canale che fuoriesce alla Colma dove sono visibili i resti di una vecchia teleferica per la legna.
Prendo a sinistra, deciso a esplorare quell'area selvaggia ben descritta da

Dopo pausa adorante sulla cima, scendo di nuovo alla Colma di Vercio e, ora su facile sentiero ben segnato, passando dalla cresta arrivo in quindici minuti alla vetta del Faiè, seguito a breve da due signori con i quali mi intrattengo nelle solite chiacchere di vetta. Mi fermo dunque per il pranzo mentre i due signori ripartono.
Per la discesa, volendo compiere un giro di ampio respiro, dalla vetta del Faiè, prendo il sentiero a sinistra verso l'alpe Ompio dove ha sede il rifugio Fantoli. Mentre scendo, incrocio molti escursionisti in salita ma un pensiero mi costringe a rimuginare, val a dire il quasi convincimento di aver già visto da qualche parte il più anziano dei due signori visti sul Faiè. Pensa che ti ripensa mi costruisco un'ipotesi che ho la possibilità di verificare ad Ompio visti che i due si sono fermati per una pausa. Mi butto, chiedo al signore il suo nome. Eugenio, mi risponde. Bingo!! Avevo ipotizzato bene: ho incrociato l'hikriano

La strada asfaltata conduce sino a Ruspesso ma all'altezza della cappelletta d'Erfo, Eugenio mi indica una deviazione nel bosco sulla destra (segnalata anche da pannello) che mi riporterà a Bracchio. II miei due compagni di discesa si fermano qui in un'area attrezzata pic nic per il meritato pranzo, ci salutiamo e veloce mi butto sul sentiero che con discesa spaccaginocchia in una mezz'ora arriva a Bracchio. Attraverso il paese con le sue strade acciottolate dove naturalmente mi perdo, mi riporto su asfalto e, poco dopo il cimitero scendo a Mergozzo per una discesa selciata. In questo modo, per raggiungere l'auto devo camminare sull'ameno lungolago dove simpatiche papere oziano indisturbate. Arrivo in piazza a Mergozzo, volgo a destra e, in breve, raggiungo il parcheggio delle Poste dove il mio bolide mi attende.
Il dislivello tiene conto del saliscendi al (presunto) Carbunisc dove, sebbene per brevi tratti giudicherei la diffoltà T3 e i tempi sono comprensivi di circa un'ora totale di pausa.
Sviluppo: 19 km circa; SE: 31 km circa.
Tourengänger:
rochi

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