Pizzo Molare (2585 m) e Punta di Stou (2566 m) - SKT
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La gita perfetta. Tutto sembra combaciare alla perfezione: meteo immacolata, condizioni della neve e della montagna al top (vista la mancanza di relazioni scialpinistiche sul Molare, deduco che spesso non è così), e condizioni fisiche del sottoscritto buone (grazie al freddo e all’ombra, che mi accompagnano fino al colletto sulla Valle di Blenio, arrivo sulla prima vetta, la Punta di Stou, senza mai avere il fiatone: 1100 m così, è di certo la prima volta).
Il percorso è quello segnalato sinteticamente, e differisce dall’uscita al Pizzo Bareta solo da Mottella in su: dritti per il Bareta, a destra per la Punta di Stou. Aggiungo solo qualche highlight:
- Il colletto, preceduto dal ripido pendio (secondo la guida, 250 m di 32°-38° gradi), da cui ci si affaccia sulla Valle di Blenio, è posto indicativamente a quota 2540, cioè ad una ventina di metri di dislivello dalla Punta di Stou, e non, come erroneamente si può essere portati a credere – per me è stato così – a 2469 m (punto quotato sulla carta).
- Essendo partito presto, non ho nessuno davanti a me. Dietro sì, e succede questo: non appena raggiungo la Punta di Stou, dopo aver dato una bella occhiata al Molare (da qui sembra molto ripido il versante Nord che dovrei affrontare), decido che scenderò alla depressione tra le due cime (2414 m) senza togliere le pelli. In un caso o nell’altro dovrò poi risalire. Scendo con curve da Super-G (né Slalom, né tantomeno Gigante; con le pelli, su neve ancora dura, non è così semplice…) ed inizio ad affrontare il Molare. Quando sono a metà salita mi accorgo che sulla Punta di Stou sono appollaiate parecchie persone che studiano il mio incedere, per poter decidere se affrontare anch’essi la montagna. Dopo che ho superato il punto più ripido, ecco che si lanciano nella discesa verso la sella. Conclusione: almeno per una volta sono stato precursore (in senso stretto)
- Non è stato necessario togliere gli sci per la cresta terminale: l’unica cosa da segnalare è che in vetta ci sono cornici, e ho dovuto “bonificarne” un pezzetto per passare e scavalcare il lato leventinese verso quello bleniese, versante sul quale è situata la croce di vetta.
- Croce di vetta dicevo? È visibile unicamente il contorno superiore, per cui, per chi conosce l’altezza della croce è presto determinata anche la quota neve.
- Per la discesa, i pendii del Molare sono troppo invitanti per “farli in qualche modo”: per cui, senza nessun dubbio spello, e dopo aver salutato i 4 confederati che nel frattempo hanno guadagnato la vetta, e le 3 ragazze, anch’esse confederate che stanno ancora salendo, mi lancio in una stupenda discesa sul ripido. Ovviamente poi mi tocca ripellare quei 140 metri fino al colletto e ri-spellare. La discesa successiva è di quelle che si ricordano a lungo: neve dura con misto polvere in alto, un pochino di cartone (ma solo poco poco) in mezzo (e comunque semi-portante), e magnifico sulz primaverile in basso.
Avevo forti dubbi prima di partire, considerata la fama invernale del Molare, ma a ragion veduta posso affermare che questa è e sarà una delle più belle cime e delle più belle sciate di questo inverno 2013-2014.

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