Predaia e Corno di Tres 1812 m
|
||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Qualcuno sta spalando sotto casa, do’ uno sbircio ma grazie al cielo è scesa poca roba ma sta nevischiando ancora.
Le previsioni danno miglioramenti dal primo pomeriggio ma mentre ci dirigiamo verso la Predaia, dribblando alcune auto ferme per mettere le catene, il tempo sembra già in via di miglioramento. Niente di più falso!
Al rifugio Sores il posteggio già piccolo è ridotto ai minimi termini, troviamo un buchetto e chiediamo il permesso di poter lasciare la macchina poiché è sì chiamato rifugio, ma arrivandoci in auto è praticamente un albergo. Per agevolare i gestori lasciamo loro le chiavi della macchina e partiamo. La prima mezz’oretta, fino al rifugio Predaia, è su strada asfaltata eventualmente percorribile in auto ma poiché non è ancora stata pulita ed è larga la metà preferiamo salire a piedi.
Al rifugio Predaia calziamo le ciaspole e seguendo l’esile traccia di uno sciatore raggiungiamo malga Rodeza. Come previsto l’unica traccia recente prosegue per il Corno di Tres, per il Testa Nera invece troviamo solo una vecchia traccia che termina però al successivo bivio sempre per il Corno di Tres.
Essendo questa una zona piuttosto fredda speravamo di trovare una neve migliore invece nulla è cambiato da ieri. Appena lasciamo la traccia, comincia a formarsi lo zoccolo. Dopo una discesa più o meno agevole riprendiamo a salire ma è un disastro, il tempo tra l’altro sta peggiorando, siamo nella nebbia, è chiaro che di questo passo non andremo da nessuna parte in tempi decenti e che alla fine sarà gioco forza dover tornare sui nostri passi. Abbandoniamo l’idea di raggiungere il Testa Nera e puntiamo come tutti al Corno di Tres. Non volendo tornare fino a Malga Rodeza ritorniamo indietro fino più o meno al secondo cartello che dava il Corno a 1,20 h seguendo la cresta del Corno del Cervo. Anche qui nessuno è passato. Decidiamo di provare lo stesso. Faticosamente raggiungiamo la cresta e il primo Corno, visibilità zero e nevischia. La cresta è ampia ma per prudenza ci teniamo sul lato destro, ravaniamo un poco tra gli alberi ma almeno siamo lontani dal precipizio. Qualche sali scendi fino al punto che non si scende più! A memoria qui dovremmo scendere un breve e ripido tratto per poi risalire finalmente al Corno di Tres. La situazione però non ci piace, troppa neve e troppo ripido e anche se breve meglio non rischiare, tra l’altro le ciaspole non riescono a fare presa.
Altro dietro front e mi accorgo che la cinghietta della ciaspola si sta trascinando una palla di neve ghiacciata delle dimensioni di una palla da bowling, stile carcerato. Se non le spacchiamo oggi le ciaspole…non si fa a tempo a togliere lo zoccolo che si riforma nuovamente.
Torniamo al bivio e questa volta anche a Malga Rodeza, dove il cartello per il Corno di Tres lo dà a 40 minuti. Ora sta nevicando alla grande, o meglio sta piovendo acqua ghiacciata e si è alzato un bel vento.
Non essere arrivati da nessuna parte un poco ci secca e i soli 40 minuti ci danno un po' di speranza per cui mangiamo qualcosa e riprendiamo la marcia. Un lungo traverso in leggera salita dove incontriamo vari scialpinisti in discesa con le facce stravolte per via del vento e del freddo. Ogni tanto si sente un tonfo, sono gli alberi che si stanno liberando dai cappelli di neve, speriamo di non rimanerci sotto, non sarebbe piacevole.
Il traverso sembra interminabile, siamo infreddoliti e più o meno zuppi ma salendo solo di poco le palline gelate si trasformano in neve, ora è solo il vento che dà parecchia noia. Mi chiedo cosa stia succedendo, le previsioni non davano una bufera simile, forse sarebbe stato meglio accontentarsi, questa breve salita sta diventando una lotta contro la natura.
Quando pensiamo che non vedremo mai la cima, usciamo dal bosco, dovremmo essere arrivati ma sono sparite completamente tutte le tracce e la visibilità è sempre nulla, ci spostiamo a dx e finalmente vediamo il paletto e poco oltre il capitello, bene ci siamo. Veloce foto di vetta e poi giù e qui dopo il danno la beffa, appena torniamo sul traverso, il vento cessa, la luce aumenta e piano piano si cominciano a vedere i primi sprazzi di azzurro…
Breve sosta alla malga per cambiarci e mangiare qualcosina, ripulire le ciaspole dagli zoccoli ormai solidificati e poi di nuovo al rifugio Sores mentre il tempo volge sempre al meglio. Di fatto incontriamo molta più gente che sale ora che in tutta la giornata, per noi però è arrivato il momento di rientrare.
Le difficoltà sono date in base alle condizioni meteo e di neve trovate. In condizioni normali la salita al Corno di Tres non è altro che una piacevole camminata.
Dislivello 1235 m; km 17,60
Kommentare (2)