P.zo Tornello 2687 m e Diga del Gleno (Il Vajont lombardo)
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Nel cinquantennale del Vajont nonché novantennio del crollo della diga del Gleno, proviamo a chiudere l’anello di un’escursione di due anni fa (http://www.hikr.org/tour/post42266.html).
Quello che successe nel Vajont cinquanta anni fa più o meno lo sappiamo tutti, diversa è la storia, sicuramente meno conosciuta, della diga del Gleno. Qui a cedere fu la diga e ancora oggi se ne vedono i resti. Progetto inconsistente e materiale scadente furono le cause. La diga terminata nell’Ottobre del 1923 crollò il 1° Dicembre dello stesso anno. I morti ufficiali furono 356 ma sicuramente gli effettivi furono di più.
Posteggiamo come la volta precedente nei pressi del ponte sul torrente Tino, tra Vilminore e Vilmaggiore di Scalve.
Saliamo ripidamente fino alla Baita di Varro (bivacco aperto). Variamo un poco la salita e invece di andare direttamente al lago di Varro proseguiamo per il lago di Cornalta. Raggiunto il lago, il sentiero dovrebbe proseguire per innestarsi su quello diretto al lago di Varro. Noi l’abbiamo perso per cui raggiungiamo il sentiero ufficiale seguendo qualche traccia di animale e un poco a naso. Giunti a vista del sentiero scendiamo a prenderlo per evitare continui sali scendi o di camminare in maniera precaria su erba infida, tanto perdiamo solo una ventina di metri.
Imbocchiamo ora il solito canale orobico, decisamente meno precario di quello della scorsa settimana e arriviamo ai piedi del Tornello. Questa volta niente neve e niente vento per cui riusciamo a sostare qualche minuto in più in cima. Dopo qualche foto e il riconoscimento di quello che ci sta attorno scendiamo e proseguiamo per il rifugio Tagliaferri ben visibile dalla cima anche se piccolo piccolo.
Il sentiero prosegue ora con un bel traversino un poco esposto poi più comodo con qualche sali scendi, a tratti perdiamo i segni che sono strisce bianche o bolli rossi, ma la direzione da prendere è chiara, la visibilità ottima per cui nessun problema. Raggiungiamo il sentiero Cai per il P.so dei Lupi e subito dopo quello per il P.so di Belviso (nostra prossima meta per chiudere l’anello). Controlliamo un po’ i tempi per vedere se sia il caso o meno di scendere al rifugio Tagliaferri. Non è tardi, non abbiamo impegni stasera, il tempo è ottimo per cui cosa ci impedisce di goderci questa giornata di sole?
Scendiamo al rifugio che in verità pensavamo più vicino, e facciamo sosta pranzo all’esterno, giornata magnifica e qui non c’è mai troppa gente, da dovunque si voglia salire è sempre piuttosto lunga!
Lasciamo il rifugio e torniamo al bivio per salire al P.so di Belviso da dove vediamo tutta la vallata nonché tutta la lunga discesa!
Sotto lo sguardo dell’imponente Pizzo di Gleno (ricordiamo ancora la salita di tanti anni fa, quando sconsolati non riuscivamo a capire dove passare e solo grazie all’arrivo di un local avevamo trovato il passaggio chiave, naturalmente quello che mai avevamo pensato di provare!) scendiamo il vallone e raggiungiamo il lago di Gleno nonché l’omonima diga o meglio i resti. Qui troviamo qualche persona che pascola ancora nei prati, il fatto che abbiano messo un piccolo bar probabilmente ha reso la zona più interessante, mi spiace dirlo ma è così, dove c’è un ristoro c’è più gente.
Scattiamo un po’ di foto e scendiamo ora a Pianezza dove seguendo la strada ritorniamo alla macchina. Non volendo fare la strada, prima che il sentiero cominci a scendere decisamente, si trova la deviazione per la Baita Napoleù, e quindi il rientro sul sentiero fatto in salita.
Dislivello 2018 m - Km 23,90
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