Pizzo Tornello (2687 m) ed il sogno di un bambino..

Quando avevo 6 anni, o giù di lì, avevo un sogno. Andavo in vacanza a Vilminore di Scalve e leggevo la descrizione di un sentiero, il 412, che da Vilmaggiore portava al Pizzo Tornello, con i suoi 1600 metri di dislivello. Allora mi sembrava qualcosa di stratosferico. Chi c’era stato raccontava di una salita ripidissima. Ora, quel dislivello non mi fa più paura da tempo, ho fatto ben altro, a Vilminore i miei hanno anche una casa, ma in realtà in Val di Scalve non ho fatto quasi nulla, ed il motivo principale è che ogni volta che devo tornare a Milano mi aspetta una coda infinita in macchina. Oggi però è un giorno feriale, anche se per molti di ponte, e così decido di approfittarne.

Parto dal ponte sul Tino che sono poco dopo le 6. Ho messo le scarpette – le mie fedeli HOKA – perché voglio salire veloce. Sullo zaino, comunque, ho gli scarponi, oltre che ramponi e picca: so che oltre il Lago di Varro molto probabilmente mi serviranno. Ad un certo punto della salita nel bosco incontro un signore con un cane. Mi chiede se faccio una passeggiata, ed io gli rispondo che provo a fare il Tornello, ma lui mi fa notare che sto sbagliando strada, se proseguo di qui arrivo ad un ponte sul Tino e poi torno giù a Vilminore. Bel colpo! Meno male che l’ho incontrato, altrimenti avrei perso un sacco di tempo prima di accorgermene. Gentilmente, scende con me per un centinaio di metri e mi fa vedere dove avrei dovuto proseguire. Il sentiero continua a salire, ripido, ma non come mi ero immaginato. Dopo un po’, finalmente sbuca dal bosco e si incomincia a vedere la luce, anche se qui il sole non è ancora sorto. Salgo bene, bello allegro, senz’altro aiutato dalla leggerezza delle mie scarpette. Ma devo dire che le gambe, che settimana scorsa erano mollissime, oggi girano alla grande. Meno male! Un po’ prima di arrivare al Lago di Varro vedo qualcuno davanti a me. Accelero e lo raggiungo poco dopo l’enorme ometto di pietra. Ci salutiamo e incominciamo a chiacchierare, mentre proseguiamo al suo passo. Abbiamo un po’ di idee in comune sulla montagna e in particolare sull’orario di partenza prima dell’alba, che ti permette, tra le altre cose, di poter vedere meglio gli animali selvatici. A questo punto però ci lasciamo: lui si ferma qui, io proseguo verso il Tornello, non prima di aver indossato gli scarponi. Passo il primo nevaio senza dover metter su i ramponi, ma al secondo non posso farne a meno. La neve è molto dura, non me l’aspettavo, anche se comunque sono preparato ad ogni evenienza. La salita al colletto tra Tornone e Tornello è un po’ ripida, la faccio con picca e ramponi, poi li tolgo e proseguo lungo la larghissima cresta. Il Tornone, che avevo in mente di fare, da qui sembra infattibile (anche se leggendo a casa qualche relazione sembra che ci siano delle tracce da cui si può salire anche da questa parte). Peccato, perché la sua sagoma è inconfondibile, ed il panorama sulla sottostante val di Scalve sicuramente migliore, ma la mia meta è ormai vicina, ci sono, il mio sogno di bambino è realizzato! In 3^h56’ sono in vetta.

Il tempo si incomincia a guastare. Non mi fermo a lungo, ho paura di prendere acqua. Torno al Lago di Varro e di lì proseguo per il Lago di Cornalta, compiendo così un anello. Passo quindi per la bella Baita di Varro e mi ricollego al sentiero di salita. Nonostante i miei timori, non si mette a piovere, anzi, quando sono nei pressi di Vilmaggiore, incomincia addirittura a venire fuori il sole e a far caldo. Sono alla macchina prestissimo e in questo modo riesco ad evitare completamente il traffico del rientro. Una conclusione perfetta di una giornata che aspettavo da una vita.