Traversata del Camoghè da Isone
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Se esiste una bellezza assoluta, una bellezza oggettiva, essa di sicuro risiede nei versanti del Camoghè tappezzati di rododendri parzialmente in fiore. Sarà un'interferenza, la mia, nei difficili concetti dell'estetica, ma se qualcuno pensasse che ciò non è bello, dovrà portarne motivazioni.
- Partenza da Isone dove parcheggio l'auto nel centro dell'ameno villaggio e proseguo sulla cantonale qualche decina di metri a vedere il cartello segnavia che indica inequivocabilmente la via.
- Essa si districa su buona mulattiera serpeggiando nel bosco lasciando il respiro grazie a pendenze abbordabili.
- La mulattiera sbuca nella zona militare oggi accessibile della "Cima di Dentro"
- Qui, un segnavia potrebbe essere equivocato, infatti la direzione del cartello vorrebbe mandare su un costolino pratoso senza traccia. Io l'ho brevemente risalito per uscire di nuovo,dopo pochi minuti, sulla carrabile.
- Conviene dunque mantenersi sulla carrabile e, tra lepri, camosci e altri sconosciuti mammiferi (forse un procione), mentre lo sguardo cade sul Piano di Magadino e le prime cime della Verzasca, proseguire su di essa a pervenire in breve ai Monti del Tiglio
- Sempre su carrabile, si risalgono alcuni tornanti e, a questo punto, comincia un traverso infinito: prima su asfalto (un po' monotono ma buono per una sessione di Nordic Walking), poi su sterrata e infine in meraviglioso bosco tra continui saliscendi e rumoreggiare ora di campanacci, ora di ruscelli. Questo abbordabilisissimo tratto, in inverno potrebbe creare qualche problema se coperto di neve e ghiaccio.
- Alla fine del traverso (si è camminato almeno per un'ora) si sbuca ad una prima baita che immette poi all'alpe della "Corte di Mezzo". Ora l'idea di stare in montagna è totale: spazi aperti, cime sovrasteggianti, solitudine diffusa.
- Dall'alpe, sempre su buon sentiero, si comincia a salire e si incontrano una serie di vallette paradisiache dove i rododendri catturano lo sguardo ogni volta che lo si alza. Il paesaggio è bucolico e se non fosse per la solita ansia di raggiungere una meta, make a performance, sarebbe bello e giusto distendersi su questi prati con un filo d'erba in bocca e così passar giornata.
- Superati i valletti, la salita si fa seria: dapprima si deve superare un canalino percorso da torrente (occhio alle rocce bagnate al solito infime), quindi, in ambiente quasi lunare, si sale per tornanti continui il versante del Camorghè che pare no finire mai. A dire il vero, man mano che si sale, la traccia si fa più ampia e, quasi senza aspettarselo, si giunge in vetta, quella con la chiesina e quindi, dopo breve tratto di cresta, sulla vetta con l'omone di pietra: in quel posto consumo la mia pausa pranzo. Anche qui i rododrendri spadroneggiano ma, sarà l'invernare delle quote, essi, lazy grizzlies, letargheggiano ancora.
- Discesa agevole sul versante opposto verso la Bocchetta di Revolte che si raggiunge in breve. Alla bocchetta non ci sono indicazioni per l'Alpe di Serdena, tappa intermedia per raggiungere Isone da questo lato. Prendere la direzione "Colla - Capanna Monte Bar".
- Dopo breve si perviene alla "Corte di Lago", dentro un immenso vallone prativo (soliti rododendri, solita bellezza) e qui si trova il segnavia "Alpe di Serdena".
- L'alpe si raggiunge in breve e da qui, è obbligatorio procedere per 8/9 km su gippabile asfaltata (con pochissime possibilità di taglio) per giungere nuovamente a Isone.
Come già ampiamente pubblicato da altri, occorre stare attenti ad eventuali divieti: la zona è un immenso poligono di tiro, sebbene poco invadente.
Tempi comprensivi di pause (circa 1 ora totale).
Sviluppo: 26 km; SE: 41 km circa.
Grado T3 perchè il mio istinto garantista pensa all'escursionista poco esperto che, senza adegato supporto, in alcune zone di questa salita, si troverebbe in difficoltà. Altrimenti T2 con ampi tratti T1 (quelli asfaltati).
- Partenza da Isone dove parcheggio l'auto nel centro dell'ameno villaggio e proseguo sulla cantonale qualche decina di metri a vedere il cartello segnavia che indica inequivocabilmente la via.
- Essa si districa su buona mulattiera serpeggiando nel bosco lasciando il respiro grazie a pendenze abbordabili.
- La mulattiera sbuca nella zona militare oggi accessibile della "Cima di Dentro"
- Qui, un segnavia potrebbe essere equivocato, infatti la direzione del cartello vorrebbe mandare su un costolino pratoso senza traccia. Io l'ho brevemente risalito per uscire di nuovo,dopo pochi minuti, sulla carrabile.
- Conviene dunque mantenersi sulla carrabile e, tra lepri, camosci e altri sconosciuti mammiferi (forse un procione), mentre lo sguardo cade sul Piano di Magadino e le prime cime della Verzasca, proseguire su di essa a pervenire in breve ai Monti del Tiglio
- Sempre su carrabile, si risalgono alcuni tornanti e, a questo punto, comincia un traverso infinito: prima su asfalto (un po' monotono ma buono per una sessione di Nordic Walking), poi su sterrata e infine in meraviglioso bosco tra continui saliscendi e rumoreggiare ora di campanacci, ora di ruscelli. Questo abbordabilisissimo tratto, in inverno potrebbe creare qualche problema se coperto di neve e ghiaccio.
- Alla fine del traverso (si è camminato almeno per un'ora) si sbuca ad una prima baita che immette poi all'alpe della "Corte di Mezzo". Ora l'idea di stare in montagna è totale: spazi aperti, cime sovrasteggianti, solitudine diffusa.
- Dall'alpe, sempre su buon sentiero, si comincia a salire e si incontrano una serie di vallette paradisiache dove i rododendri catturano lo sguardo ogni volta che lo si alza. Il paesaggio è bucolico e se non fosse per la solita ansia di raggiungere una meta, make a performance, sarebbe bello e giusto distendersi su questi prati con un filo d'erba in bocca e così passar giornata.
- Superati i valletti, la salita si fa seria: dapprima si deve superare un canalino percorso da torrente (occhio alle rocce bagnate al solito infime), quindi, in ambiente quasi lunare, si sale per tornanti continui il versante del Camorghè che pare no finire mai. A dire il vero, man mano che si sale, la traccia si fa più ampia e, quasi senza aspettarselo, si giunge in vetta, quella con la chiesina e quindi, dopo breve tratto di cresta, sulla vetta con l'omone di pietra: in quel posto consumo la mia pausa pranzo. Anche qui i rododrendri spadroneggiano ma, sarà l'invernare delle quote, essi, lazy grizzlies, letargheggiano ancora.
- Discesa agevole sul versante opposto verso la Bocchetta di Revolte che si raggiunge in breve. Alla bocchetta non ci sono indicazioni per l'Alpe di Serdena, tappa intermedia per raggiungere Isone da questo lato. Prendere la direzione "Colla - Capanna Monte Bar".
- Dopo breve si perviene alla "Corte di Lago", dentro un immenso vallone prativo (soliti rododendri, solita bellezza) e qui si trova il segnavia "Alpe di Serdena".
- L'alpe si raggiunge in breve e da qui, è obbligatorio procedere per 8/9 km su gippabile asfaltata (con pochissime possibilità di taglio) per giungere nuovamente a Isone.
Come già ampiamente pubblicato da altri, occorre stare attenti ad eventuali divieti: la zona è un immenso poligono di tiro, sebbene poco invadente.
Tempi comprensivi di pause (circa 1 ora totale).
Sviluppo: 26 km; SE: 41 km circa.
Grado T3 perchè il mio istinto garantista pensa all'escursionista poco esperto che, senza adegato supporto, in alcune zone di questa salita, si troverebbe in difficoltà. Altrimenti T2 con ampi tratti T1 (quelli asfaltati).
Tourengänger:
rochi

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Kommentare (12)