Ferrata Alpini al Medale & Monte Crocione al San Martino
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Il Medale…un nome che a chi ha il naso nel mondo della roccia ispira un timore reverenziale e un sentimento di ammirazione verso coloro che hanno tracciato vie su questa parete e verso chi si sente di ripeterle. Io, quando calzavo spesso le terribili scarpette, avevo frequentato solo un po’ la sua anticamera, detta appunto Antimedale ma mi ero sempre tenuto alla larga dal paretone più famoso; anche una delle vie più “facili”, la Cassin, l’avevo lasciata da fare con la scusante che date le innumerevoli ripetizioni, era molto “unta” che non vuol dire d’olio ma significa consunta dai tanti passaggi.
Ma una Ferrata al Medale? Avevo letto le poche relazioni su Hikr, consultato VieFerrate.it e ne avevo tratto una gran confusione; come già capitato, le opinioni sono discordi: si va dal racconto di un principio di crisi di panico a una descrizione che parla con nonchalance della ferrata. Da una classificazione “Difficile” o D a quella di chi il + ce lo affibbia così, per regalarsi qualcosa. Insomma mi confermo nell’idea che le vie bisogna provarle in prima persona, c’è poco da fare, perché se di soggettività bisogna parlare preferisco usare il metro della mia personale soggettività.
Decido quindi di imbarcarmi in quest’avventura, da solo come sempre, stavolta con uno straccio di mezza corda nel sacco, non si sa mai. Le relazioni sono in compenso ultraprecise circa la descrizione del parcheggio di Rancio alto dove mi trovo alle 8.15. Mi avvio per la stradina asfaltata/cementata che solo più in alto si trasformerà in sentiero la quale mette subito alla prova il sistema cardiocircolatorio data la sua ripidità. Con un giro estremamente lungo e parecchi saliscendi (ma non c’è un altro modo?) il sentiero conduce finalmente alla base della ferrata che si rivela all’inizio piuttosto facile e che se è vero che chi allestisce ferrate cerca di dare con l’attacco la firma di come sarà il prosieguo ispira ottimismo. Ed è realmente così: la tipologia della roccia è il bel calcare “grignesco”, piuttosto solido, che fornisce ottima aderenza anche con gli scarponi (lasciate a casa le scarpette), che offre prese da parete di III belle taglienti, manette, listine, clessidre, insomma quanto si può desiderare. Salvo le zone extra-facili dove si trova il solo cavo (non inguaianato) nelle altre zone c’è sempre anche la catena, piuttosto lasca, per la verità. Le difficoltà nascono un po’ più in alto dove, assieme alla esposizione che fa salire le pulsazioni, si sale su placche più o meno continue e lisce dove non si può fare a meno di “tirare la corda” per issarsi e usare le staffe allestite per poter salire. Qualche traverso dove puoi ben valutare il vuoto sotto i tuoi piedi contribuisce a far salire il grado di difficoltà. Però bisogna dire che gli strapiombi sono assenti e questo salva le braccia e frequentemente scopri sempre una zona dove puoi fermarti comodamente a prendere fiato prima di ripartire. In ogni caso, placche a parte, l’arrampicata è non solo fattibile ma anche estremamente piacevole (per chi apprezza!). Trascorso 1h30’ ca. delle due ore previste dalla partenza le difficoltà si abbattono, il percorso assomiglia di più al sentiero attrezzato con qualche breve ritorno di fiamma di difficoltà. Finalmente appare la croce sommitale, ottimo punto di osservazione del panorama dove mi intrattengo in piacevole conversazione con un tizio incontrato durante la salita e consumo il mio pranzetto. Al ritorno opto per il sentiero 56 che con vari saliscendi mi porta ad un bivio dove lo abbandono per salire con buona difficoltà (tratti di II) al Monte San Martino. Altra crociona, stesso splendido panorama. Il caldo è estenuante; l’esposizione a Sud unita ai 34°C odierni fa evaporare ogni liquido costituente il mio corpo. Scendo al Rifugio Piazza sperando in una bella birra gelata ma scopro che è aperto solo il giovedì e la domenica; in compenso subito sotto c’è modo di prendere acqua da una fonte. Riprendo il sentiero 56 e poi col 52 ritorno all’auto nei pressi della quale scopro una bellissima fontana dove mi ristoro a dovere. Cerco di rendermi presentabile cambiando i sudati indumenti e inizio il lungo rientro in auto.
Concludendo, una ferrata difficile ma divertente, che una volta imboccata non ha vie di fuga e va completata, da farsi ancor meglio in inverno, come tutte le vie al Medale, per la quale occorre lasciare a casa la vertigine e comunque avere già una buona esperienza.
Da provare e…..riprovare!
Nota: Segnalo oltre alla buona relazione di Mauronster i video Uno & Due davvero esplicativi.
Segnalo anche di non considerare la parte di traccia relativa alla ferrata come sempre affetta da errori di notevole entità.
I tempi:
Località |
Tempo parziale |
Progressivo |
Parcheggio Rancio |
0 |
0 |
Base Ferrata Medale |
0:47 |
0:47 |
Fine Ferrata (vestizione 15’) |
2:15 |
3:03 |
Sosta pranzo |
0:45 |
3:48 |
Vetta Crocione San Martino |
1:05 |
4:52 |
Parcheggio Rancio |
1:30 |
6:22 |
Pillole….in catene:
Dislivello 922 m
Lunghezza totale 7,5 km
Tempo totale lordo 6h22’
Soste 1h00’
Tempo totale netto 5h22’

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