Cimetta - Cima della Trosa (1869 m) - Mergoscia
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Dopo un mese esatto ritorno alla Cima della Trosa, questa volta per la traversata Cimetta – Mergoscia in condizioni molto più impegnative rispetto a febbraio.
Inizio della racchettata: ore 9:45
Fine della racchettata: ore 14:30
Temperatura alla partenza da Orselina: 8°C
Temperatura a Cardada (1340 m): 1°C
Temperatura a Mergoscia, ore 14.45: 8°C.
Alle 8:30 sono già pronto alla cassa della funivia Orselina – Cardada. Prima sorpresa della giornata: il biglietto per la sola salita costa 30.- CHF, più di quello a/r di un mese fa (sic et simpliciter!).
La giornata è così così: l’occhiata di sole apparsa all’arrivo nel Locarnese è già finita. Sulla cabina sono in compagnia di impiegati degli impianti di Cardada-Cimetta. La lingua è lo Schwiizerdütsch…
A Colmanicchio devo aspettare mezz’ora: la seggiovia per Cimetta apre solo alle 9:30.
Sono il primo avventore; alle 9:28 mi fanno partire con due minuti d’anticipo. Arrivato in cima fermano l’impianto, in attesa del prossimo cliente.
La pista che scende alla Bassa di Cardada non è più battuta. C’è parecchia neve, primaverile, con una vecchia traccia. Raggiunta la sella calzo le ciaspole e mi avvio lungo il percorso dell’altra volta. Tutto procede bene fino al punto chiave dell’ascensione, dove il sentiero, a 1730 m di quota, attraversa un ripido canalone. Il ciaspolatore qui ha fatto inversione di marcia ed è tornato a Cimetta. Io proseguo, con molta prudenza, puntando bene i ramponi delle ciaspole. Purtroppo, dopo alcuni metri mi sfugge un bastoncino di mano. Che guaio! Piano piano si mette in moto e scivola per una ventina di metri a valle.
Per ricuperarlo sono costretto a trovare un piccolo spiazzo più sicuro, dove tolgo le ciaspole, monto i ramponi e sfilo la piccozza dallo zaino. Terminata la missione devo fare l’operazione inversa prima di riprendere il cammino. La salita è molto più faticosa rispetto ad un mese fa; in particolare dal cambiamento di rotta a 1780 m di quota, sulla cresta nord-occidentale. La coltre di neve è molto più alta, tant’è vero, che quella specie di altare sul crinale terminale è ora completamente occultato dalla neve. Raggiungo la croce di vetta dopo circa un’ora e mezzo di faticosa salita. Alle 11:15 posso affermare Cima della Trosa geschafft!

Cima della Trosa (1869 m)
Consulto il libro di vetta: dopo i miei saluti agli amici di Hikr.org non c’è che una sola iscrizione.
Mi preparo per l’avventurosa discesa nella Valle di Mergoscia.
Ritorno per circa 140 m sul crinale fino al segnavia, quindi scendo in direzione dell’Alpe di Bietri. I primi 100 m non mi pongono problemi: le ciaspole affondano abbondantemente nella spessa coltre di neve soffice ancorandomi al pendio. Più avanti le condizioni cambiano. Le racchette, malgrado siano di buona qualità, tendono a scivolare, non mi danno più sufficiente sicurezza. Ripongo un bastoncino nello zaino e lo sostituisco con la piccozza. Non risolvo il problema in quanto questa affonda completamente nella neve. Decido allora di crearmi un piccolo pianoro premendo la neve, grazie al quale posso calzare i ramponi. Ora va decisamente meglio. Premendo il tallone degli scarponi ramponati posso scendere con maggior sicurezza sul ripidissimo versante. In meno di un’ora dalla cima raggiungo, un po’ affaticato, l’Alpe di Bietri (1504 m). Appartiene al Patriziato di Mergoscia ed è caricato prevalentemente con capre. Si presenta con due caseggiati rustici, uno addossato alla roccia con pietre a vista, l’altro in pietre a secco con copertura in piode. Durante la stagione dell’alpeggio vi si produce pasta per formaggini, con latte di capra non scremato, che viene conservata in bidoni al fresco e ogni fine settimana viene portata a Mergoscia dove viene reimpastata con aggiunta di sale: si creano così gli “agrini”, formaggini alti detti anche “büscion”. Oggi purtroppo non vedrò nemmeno una “Nera di Verzasca”, la fase del pascolo inizierà a metà aprile.
Dopo l’Alpe di Bietri la neve diminuisce drasticamente, fino a ridursi ad un piccolo strato sul sentiero. Tengo ancora i ramponi per circa 500 m, poi continuo solo con gli scarponi.
Da qui via l’escursione si sviluppa lungo i percorsi che collegano i numerosi alpeggi della Valle di Mergoscia: Faedo (1351 m), La Motta (1410 m), Brescialdiga (1132 m), Büsada (724 m). Posso così ammirare gli stupendi rustici di numerosi monti lungo il cosiddetto “Sentiero del rododendro” (nome che sostituirei con “Sentiero del ginepro”) fino ai terrazzi vignati di Mergoscia (731 m).
Un bus della FART, che parte di fronte alla chiesa di Mergoscia, permette di ritornare ad Orselina, a circa 400 m dalla funivia di Cardada (fermata Orselina Posta).
Traversata per tutta la famiglia in estate, ma adatta solo a ciaspolatori esperti con l’innevamento attuale. Per la discesa dalla Cima della Trosa sul versante della Valle di Mergoscia consiglio oltre alle ciaspole anche i ramponi, da calzare in caso di necessità.
Tempo di salita: 1 h 30 min
Tempo totale: 4 h 45 min
Tempi parziali
Stazione a monte della seggiovia Cardada-Cimetta (1650 m) – Cima della Trosa (1869 m): 1:30 h
Cima della Trosa (1869 m) – Alpe di Bietri (1504 m): 55 min
Alpe di Bietri (1504 m) – Mergoscia (731 m): 2 h 05 min
Dislivello in salita: 281 m
Dislivello in discesa: 1141 m
Sviluppo complessivo: 8,5 km
Difficoltà salita: WT3+
Difficoltà discesa sul versante NE: WT5
SLF: 2
Coordinate Cima della Trosa: 704'325 / 118'540
Libro di vetta: sì
Copertura della rete cellulare: buona
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