Hohture (2409 m) - Skitour
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Di polvere ne hanno parlato tutti ultimamente, dunque non insisterò sulla magia che ne scaturisce e sulla piacevole voluttà che inebria corpo e mente discendendo i pendii che ne presentano copiose dosi. Rivolgerò pertanto la mia attenzione alla “solitudine del tracciatore”: siamo d’accordo, qui non c’è né “long distance” né tantomeno “runner”; rimane però la “loneliness” (stranamente nessuno in giro…), una sensazione di piena appartenenza alla neve, alla montagna, all’inverno. Un fremito che non mette paura, un’effervescenza che spinge ad annusare l’essenza stessa della neve e a farsi tutt’uno con essa. Questa benigna solitudine è quanto di meglio viene rappresentato dalla salita odierna. Il freddo ed il vento del pendio sommitale sono corollari necessari, ma momentaneamente possono rimanere sullo sfondo.
La meta originaria era (ed è) in Ticino, ma visto che per quella zona, la sera precedente, è comparso un improvviso ma non del tutto inaspettato innalzamento del pericolo valanghe da 2 a 3, innalzamento non replicato né in Alto Piemonte né in Vallese, per non saper né leggere né scrivere mi sposto il più a Ovest possibile e decido per un’escursione di tipo F, che di conseguenza sottende un pendio meno soggetto al predetto rischio. La meta sarebbe dovuta essere lo Spitzhorli o l’Ärezhorn, a seconda del gusto del momento. Ma arrivato sul Passo del Sempione, oltre ad una fitta nebbia trovo una bufera di neve con fortissime raffiche di vento. Del sole pronosticato neanche l’ombra. Decido allora di scendere verso l’altro versante, anche se mi è sconosciuto. A Rothwald è tutto tranquillo, per cui decido di salire lì, con in testa le uniche tre nozioni (Wasenalp – Wintrigmatte – Paravalanghe) che mi pare di ricordare dalle relazioni precedenti.
Fa freddo (-6° all’auto), il sole rimane nascosto dalle nuvole, c'è un po' di nevischio, ma fino al paravalanghe, grazie al movimento, arrivo in buone condizioni. Qui tira un vento gelido, per cui mi bardo come un orso; nonostante questo, il freddo è brutale. Risalgo il pendio terminale con mani e piedi ghiacciati ed arrivo all’uomo di vetta pesantemente infreddolito. Togliere le pelli e riporle nello zaino si rivela un’impresa titanica a causa del vento. Fatta questa operazione e sistemati gli scarponi per la discesa, dopo qualche timida apparizione del sole oltre il crestone del Terrarossa, mi involo sul bianco pendio e fino a Wintrigmatte galleggio sulla farina. Da lì in poi, neve compatta (battuta) fino all’auto. All’auto siamo ancora sotto zero, però almeno le nuvole sono sparite. Alla fine il sole è arrivato davvero, anche se un po’ tardi…
Gita facile ma interessante: si potrà mai, almeno una volta, andare in zona Sempione e non trovare vento?
Tempi di percorrenza: andata 2 ore - ritorno 30 minuti

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