Chilchalp - Toppatina scialpinistica d'ottobre
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28 ottobre, domenica.
“Qui nevica furiosamente! Dovevamo andare a mangiare, ma non si riesce a salire a San Primo. Domani tocca venir su con gli sci!”
“Un momento, ragioniamo: o viene giù un metro o, senza fondo, mica sciamo. Poi, scusa, domani è lunedì”
Ma, ormai, l’entusiasmo dello Schiep ha gettato il seme...
La meteo da gran sole (beh, a sud delle Alpi, al nord un po’ meno...).
Domenica sera di ipotesi
29 ottobre, lunedì
Il seme ha germogliato.
Alle 9 e mezza sbarchiamo a Hinterrhein.
L’assunto è: “con le nevicate precedenti si è depositato un po’ di fondo; la nevicata di ieri dovrebbe permetterci di salire comodamente per pascoli erbosi fino alla Wenglilücke, poi, volendo, possiamo arrivare al Wenglispitz; per scendere, dobbiamo stare un po’ attenti...”
L’assunto è sbagliato! Il vento ha lavorato duro, spazzando via le supposte nevicate precedenti e “ricollocando” quella di ieri: neve fino alle anche negli avvallamenti e “incontri ravvicinati” per il resto.
Vento sulla faccia e, sulla testa, grigie nuvolaglie e instabili squarci di cielo.
Ma, salire, si sale.
Vinte faticosamente un paio di guerre contro i noccioli, procediamo con attenzione per non sprofondare nel torrente malcelato dalla neve fresca e per scegliere la via migliore su un terreno che, man mano che prendiamo quota, peggiora anziché migliorare.
Un’ora e venti per arrivare alla Chilchalp, autentico record, è lo scotto che paghiamo.
La voglia sta scemando, anche perché il vento, che non ha mai cessato di rompere le scatole e di spazzare la neve, non sembra però in grado di spazzare la bassa nuvolaglia e regalarci finalmente un po’ d’azzurro compatto. Dopo breve consultazione decidiamo di provare a continuare lungo lo spallone che sovrasta l’alpe, ma è cosa che dura poco: ora l’erba sta lasciando decisamente campo ai sassi e ad ogni passo c’è un contatto. A fianco dello spallone, invece, un pendio gonfio di neve soffiata che sembra addirittura pericoloso, (non è zona di grandi valanghe, ma il Chilchalphorn ha giocato dei bruttissimi scherzi ha più di uno scialpinista), lo testiamo, ma si affonda in un bianco abbraccio gessoso.
Ritirataaa.
La discesa è una delicata scelta di strisce nevose, ma tutto sommato ci riserva meno affanni di quanto avessimo temuto, anche se i “contatti” col nemico sono ripetuti.
Con abile manovra diversiva, aggiriamo la linea Maginot dei noccioli e sui pratoni finali riusciamo addirittura a portare a compimento qualche serpentina.
Arriviamo all’auto. Eccolo, finalmente, il sole!
Beh; ci abbiamo provato.

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