4 (+1) giorni nelle Orobie
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Questo e' il mio primo report su Hikr.org: purtroppo comincia ad essere un po' datato ma sia il ricordo che ne ho, sia la soddisfazione che ho avuto a percorrerlo sono ancora ben presenti.
GIORNO 1 : Valbondione (900 mt.) - Rif. Curo' - Pizzo Recastello (2886 mt.) - Rif. Curo' - Rif. Coca
La salita al Pizzo Recastello avviene su sentiero segnato fino ad un canalino attrezzato che costituisce l' unico punto un po' impegnativo della salita. Dal Rif. Curo' costeggiare per circa 10 min il Lago Barbellino fino a svoltare a destra in Val Cerviera (freccia sentiero 321). Dopo un breve tratto tra sassi il sentiero spiana e guadagna quota progressivamente guadagnando sul lato sinistro (salendo) un secondo e piu' ampio ripiano. I segni sono gia' abbondanti e compaiono gia' le prime scritte "Recastello". Ad un bivio lasciare a destra la traccia per i laghetti Val Cerviera e proseguire dritto (indicazione "Recastello"). Ora prevalgono gli ometti sui segni e si prosegue ben guidati fino ad un pendio detritico ampio e a tratti ripido solcato da diverse "piste": scegliere la meno ripida fino ad una nuova serie di ometti e bolli che portano
a sinistra all' inizio del tratto attrezzato superato il quale, in pochi minuti, si perviene alla selletta che separa un' anticima (a sinistra) dalla cima vera e propria (dietro a destra) che con bel percorso panoramico si raggiunge (3 ore dal Curo'). Panorama notevole sia a corto raggio (Diavolo di Tenda, Redorta, Coca, Diavolo della Malgina, Torena, Strinato) sia a lungo raggio (Bernina, Adamello). Discesa per il percorso di salita. Al Curo' dopo rifornimento idrico alla funzionale fontanella fuori dal rifugio si segue il "Sentiero delle Orobie" che in 3 ore abbondanti porta al Rif. Coca. Benche' quasi alla stessa quota i 2 rifugi sono uniti da un sentiero che, nel complesso, prevede 500 metri di dislivello con notevoli scorci panoramici e tratti in costa (con esposizione: incrociare qualcuno che proviene dalla
direzione opposta richiede un po' di attenzione ; a tratti ci sono comunque catene). Sorpresa finale: al Coca si arriva in salita ... assolutamente imprevisto considerato che lo si avvista in basso gia' da lontano.
GIORNO 2 : Rif. Coca (1892 mt.) - Pizzo Coca (3050 mt.) - Rif. Coca - Valbondione
Dal rif. Coca seguire per Lago e Passo di Coca: all' inizio del lago una vistosa scritta "BOCCHETTA CAMOSCI" con freccia indica il percorso da seguire inizialmente per massi e poi sentierino (presente qualche segno e qualche ometto non visibilissimo). Si arriva ad un canalino (a sinistra di un altro, poco attraente, di rocce bagnate) che, nella prima meta' si risale facilmente mentre nella seconda parte offre il superamento di una roccia coricata piuttosto liscia (e' presente comunque una scanalatura dove appoggiare bene il piede e superare con un passo il tutto: ricordarsene in discesa
perche' la scanalatura al ritorno non l' ho trovata cosi' visibile). Dopo questo passo il tragitto e' un bel sentiero che risale un dosso erboso a tratti detritico: prestare comunque attenzione agli ometti e non abbassarsi troppo dalla linea dell' ampia dorsale seguendo altre tracce probabilmente originate dal passaggio di animali (stambecchi). Si giunge ad un primo colletto ma non e' ancora Bocchetta Camosci: il sentiero prosegue in piano verso una pietraia che si risale sulla destra (salendo) sempre guidati dagli ometti. A Bocchetta Camosci si puo' arrivare anche dal Rif. Curo': la scritta sul masso informa che e' "DIFFICILE". Inizia ora la salita al Coca ben segnata con bolli (a volte rosssi, per lo piu' bianchi) ed
ometti. Il tratto iniziale e' un canalino non difficile da risalire con calma per cercare i migliori punti d' appoggio (che non mancano): segue poi un sentiero fino ad un bivio (indicazioni "FACILE" - "DIFFICILE": io seguo FACILE, a sinistra) La risalita prosegue bene fino ad un deciso cambio di pendenza: i bolli aiutano molto a capire come affrontare questo tratto che non presenta mai passi impegnativi ma solo un po' di esposizione (in particolare negli ultimi 2-3 passi). Le difficolta' sono sostanzialmente terminate: non mancano momenti in cui si usano le mani (piu' per equilibrio che per progressione vera e propria) e dopo aver passato una targa commemorativa appare vicinissima la croce che si raggiunge in un attimo (3,5 ore dal Coca) . La vetta e' ampia (nel libro di vetta si legge anche di gente che pernotta qui in tenda ...): a sorpresa c'e' una seconda vetta verso Nord ... il mio libro guida dice pero' che la quota piu' alta e' dove c'e' la croce ... mi fido.
Per il panorama valgono le stesse considerazioni fatte per il Recastello: qui segnalo la vista, in controluce su una Presolana che appare decisamente piu' bassa ... d' altronde il Coca e' la cima piu' alta delle Orobie ...
La discesa richiede attenzione nei 2 tratti sopra descritti: sul cambio di pendenza bisogna seguire la freccia bianca disegnata su un sasso anche se sembra puntare ... nel vuoto. Il canalino che porta alla Bocchetta Camosci e' ugualmente impegnativo ma, una volta individuati gli appoggi, non presenta particolari problemi. In vista del Lago di Coca prestare attenzione a non perdere la traccia che porta gradualmente a sinistra verso i pendii pratosi e giungere al canalino descritto sopra superato il quale si scende al sentiero per il Rifugio. Non resta che la discesa verso Valbondione parecchio ripida e avviene su sentiero molto irregolare (c'e' anche qualche catena ... personalmente preferisco rallentare per evitare
storte impreviste).
GIORNO 3 : riposo
GIORNO 4 : Valgoglio - Monte Pradella - Lago Gelato - Passo Valsanguigno - Pizzo Farno - Rif. Laghi Gemelli
L'idea iniziale era quella di raggiungere il Rif. Calvi per arrivare al Diavolo di Tenda: la forte pioggia caduta nel giorno di riposo non mi lascia tranquillo sullo stato finale della salita: cambio percio' programma con la salita al Pradella. Dal lago d' Aviasco (quasi vuoto causa lavori) si procede a mezza altezza lungo la riva meridionale fino ad un ometto da cui a sinistra parte un sentiero che, dapprima in salita, converge poi in una valletta dove e' presente una bella traccia con ometti (che forse si prendeva piu' facilmente continuando ancora un poco lungo il lago ...) Da qui in poi la salita e' evidente e risale un ripido pendio erboso: nella parte finale il sentiero, in costa, si restringe ed e' presente una corda fissa.
Si supera un gradino di roccia con l' aiuto di un gradino di ferro (e corda fissa) da cui, in breve in vetta. Bel panorama sui laghi artificiali di Valgoglio (Nero, Cernello ... ) e sulla Val Brembana (lago Colombo ...) Dovrebbe essere notevole anche la vista sul retrostante Pizzo Salina ma da quella parte la nebbia nasconde un po' tutto. Le indicazioni per Valsanguigno portano a scendere (bolli bianchi) al Lago Gelato a 2400 mt. circa; da qui ancora in basso fino alla Baita Prespontino ad incrociare il sentiero 232 per i Laghi Gemelli. Dal passo Valsanguigno decido di salire al Pizzo Farno sperando in una definitiva dissoluzione della nebbia ... in realta' succede il contrario e non mi resta che scendere ai Laghi Gemelli.
GIORNO 5 : Rif. Laghi Gemelli - Pizzo Becco (2509 mt.) - Passo Sardegnana - Rif. Laghi Gemelli - Passo Laghi Gemelli - bivio P.so Marogella - Baite Zulino - Passo Zulino - Rif. Gianpace - Valgoglio
La salita al Pizzo Becco inizia dalla diga del Lago Colombo : nonostante la freccia inviti a costeggiare la riva sinistra (salendo) del lago e' bene procedere in direzione opposta e seguire i segni che portano in quota ai 2 bivi successivi; da qui si arriva nel pianoro da cui con salita via via piu' ripida si perviene al tratto attrezzato la cui difficolta' principale e' il poco spazio che si ha per passare in alcuni punti (non a caso chi mi ha seguito ha lasciato lo zaino all' inizio della catena). Io invece ho seguito la freccia e, non avendo visto altri bivi sono giunto alla fine del Lago Colombo e quindi ho capito che ero fuori strada. Portatomi sui ripiani erbosi sovrastanti per tracce di bestiame intercetto il sentiero vero e proprio descritto prima che seguiro' poi in discesa.
Dal termine del tratto attrezzato si procede facilmente ad un colletto da cui a sinistra (un altro breve tratto attrezzato) in costa fin sotto la croce di vetta che si raggiunge rimontando un canalino non molto lungo ma ripido anche se piuttosto gradinato. Bella vista sui molti laghi artificiali della zona. In discesa non voglio fare la ferrata: seguo quindi, dal colletto degli ometti che portano attraverso ampi terrazzamenti rocciosi verso una sella erbosa nota come Passo di Sardegnana (nessun cartello) da cui si discende, sempre
guidati da ometti, al sentiero che dal Lago Colombo porta al Passo Aviasco. Purtroppo alle 12 la nebbia riprende il sopravvento e non mi fara' gustare piu' di tanto il ritorno a Valgoglio via Passo Laghi Gemelli poi sentiero 265A per P.so Zulino indi discesa in Valsanguigno e alla centrale di Valgoglio cui giungo a fine giornata.
Se non vi bastano quelle presenti, qui ci sono altre immagini ...
GIORNO 1 : Valbondione (900 mt.) - Rif. Curo' - Pizzo Recastello (2886 mt.) - Rif. Curo' - Rif. Coca
La salita al Pizzo Recastello avviene su sentiero segnato fino ad un canalino attrezzato che costituisce l' unico punto un po' impegnativo della salita. Dal Rif. Curo' costeggiare per circa 10 min il Lago Barbellino fino a svoltare a destra in Val Cerviera (freccia sentiero 321). Dopo un breve tratto tra sassi il sentiero spiana e guadagna quota progressivamente guadagnando sul lato sinistro (salendo) un secondo e piu' ampio ripiano. I segni sono gia' abbondanti e compaiono gia' le prime scritte "Recastello". Ad un bivio lasciare a destra la traccia per i laghetti Val Cerviera e proseguire dritto (indicazione "Recastello"). Ora prevalgono gli ometti sui segni e si prosegue ben guidati fino ad un pendio detritico ampio e a tratti ripido solcato da diverse "piste": scegliere la meno ripida fino ad una nuova serie di ometti e bolli che portano
a sinistra all' inizio del tratto attrezzato superato il quale, in pochi minuti, si perviene alla selletta che separa un' anticima (a sinistra) dalla cima vera e propria (dietro a destra) che con bel percorso panoramico si raggiunge (3 ore dal Curo'). Panorama notevole sia a corto raggio (Diavolo di Tenda, Redorta, Coca, Diavolo della Malgina, Torena, Strinato) sia a lungo raggio (Bernina, Adamello). Discesa per il percorso di salita. Al Curo' dopo rifornimento idrico alla funzionale fontanella fuori dal rifugio si segue il "Sentiero delle Orobie" che in 3 ore abbondanti porta al Rif. Coca. Benche' quasi alla stessa quota i 2 rifugi sono uniti da un sentiero che, nel complesso, prevede 500 metri di dislivello con notevoli scorci panoramici e tratti in costa (con esposizione: incrociare qualcuno che proviene dalla
direzione opposta richiede un po' di attenzione ; a tratti ci sono comunque catene). Sorpresa finale: al Coca si arriva in salita ... assolutamente imprevisto considerato che lo si avvista in basso gia' da lontano.
GIORNO 2 : Rif. Coca (1892 mt.) - Pizzo Coca (3050 mt.) - Rif. Coca - Valbondione
Dal rif. Coca seguire per Lago e Passo di Coca: all' inizio del lago una vistosa scritta "BOCCHETTA CAMOSCI" con freccia indica il percorso da seguire inizialmente per massi e poi sentierino (presente qualche segno e qualche ometto non visibilissimo). Si arriva ad un canalino (a sinistra di un altro, poco attraente, di rocce bagnate) che, nella prima meta' si risale facilmente mentre nella seconda parte offre il superamento di una roccia coricata piuttosto liscia (e' presente comunque una scanalatura dove appoggiare bene il piede e superare con un passo il tutto: ricordarsene in discesa
perche' la scanalatura al ritorno non l' ho trovata cosi' visibile). Dopo questo passo il tragitto e' un bel sentiero che risale un dosso erboso a tratti detritico: prestare comunque attenzione agli ometti e non abbassarsi troppo dalla linea dell' ampia dorsale seguendo altre tracce probabilmente originate dal passaggio di animali (stambecchi). Si giunge ad un primo colletto ma non e' ancora Bocchetta Camosci: il sentiero prosegue in piano verso una pietraia che si risale sulla destra (salendo) sempre guidati dagli ometti. A Bocchetta Camosci si puo' arrivare anche dal Rif. Curo': la scritta sul masso informa che e' "DIFFICILE". Inizia ora la salita al Coca ben segnata con bolli (a volte rosssi, per lo piu' bianchi) ed
ometti. Il tratto iniziale e' un canalino non difficile da risalire con calma per cercare i migliori punti d' appoggio (che non mancano): segue poi un sentiero fino ad un bivio (indicazioni "FACILE" - "DIFFICILE": io seguo FACILE, a sinistra) La risalita prosegue bene fino ad un deciso cambio di pendenza: i bolli aiutano molto a capire come affrontare questo tratto che non presenta mai passi impegnativi ma solo un po' di esposizione (in particolare negli ultimi 2-3 passi). Le difficolta' sono sostanzialmente terminate: non mancano momenti in cui si usano le mani (piu' per equilibrio che per progressione vera e propria) e dopo aver passato una targa commemorativa appare vicinissima la croce che si raggiunge in un attimo (3,5 ore dal Coca) . La vetta e' ampia (nel libro di vetta si legge anche di gente che pernotta qui in tenda ...): a sorpresa c'e' una seconda vetta verso Nord ... il mio libro guida dice pero' che la quota piu' alta e' dove c'e' la croce ... mi fido.
Per il panorama valgono le stesse considerazioni fatte per il Recastello: qui segnalo la vista, in controluce su una Presolana che appare decisamente piu' bassa ... d' altronde il Coca e' la cima piu' alta delle Orobie ...
La discesa richiede attenzione nei 2 tratti sopra descritti: sul cambio di pendenza bisogna seguire la freccia bianca disegnata su un sasso anche se sembra puntare ... nel vuoto. Il canalino che porta alla Bocchetta Camosci e' ugualmente impegnativo ma, una volta individuati gli appoggi, non presenta particolari problemi. In vista del Lago di Coca prestare attenzione a non perdere la traccia che porta gradualmente a sinistra verso i pendii pratosi e giungere al canalino descritto sopra superato il quale si scende al sentiero per il Rifugio. Non resta che la discesa verso Valbondione parecchio ripida e avviene su sentiero molto irregolare (c'e' anche qualche catena ... personalmente preferisco rallentare per evitare
storte impreviste).
GIORNO 3 : riposo
GIORNO 4 : Valgoglio - Monte Pradella - Lago Gelato - Passo Valsanguigno - Pizzo Farno - Rif. Laghi Gemelli
L'idea iniziale era quella di raggiungere il Rif. Calvi per arrivare al Diavolo di Tenda: la forte pioggia caduta nel giorno di riposo non mi lascia tranquillo sullo stato finale della salita: cambio percio' programma con la salita al Pradella. Dal lago d' Aviasco (quasi vuoto causa lavori) si procede a mezza altezza lungo la riva meridionale fino ad un ometto da cui a sinistra parte un sentiero che, dapprima in salita, converge poi in una valletta dove e' presente una bella traccia con ometti (che forse si prendeva piu' facilmente continuando ancora un poco lungo il lago ...) Da qui in poi la salita e' evidente e risale un ripido pendio erboso: nella parte finale il sentiero, in costa, si restringe ed e' presente una corda fissa.
Si supera un gradino di roccia con l' aiuto di un gradino di ferro (e corda fissa) da cui, in breve in vetta. Bel panorama sui laghi artificiali di Valgoglio (Nero, Cernello ... ) e sulla Val Brembana (lago Colombo ...) Dovrebbe essere notevole anche la vista sul retrostante Pizzo Salina ma da quella parte la nebbia nasconde un po' tutto. Le indicazioni per Valsanguigno portano a scendere (bolli bianchi) al Lago Gelato a 2400 mt. circa; da qui ancora in basso fino alla Baita Prespontino ad incrociare il sentiero 232 per i Laghi Gemelli. Dal passo Valsanguigno decido di salire al Pizzo Farno sperando in una definitiva dissoluzione della nebbia ... in realta' succede il contrario e non mi resta che scendere ai Laghi Gemelli.
GIORNO 5 : Rif. Laghi Gemelli - Pizzo Becco (2509 mt.) - Passo Sardegnana - Rif. Laghi Gemelli - Passo Laghi Gemelli - bivio P.so Marogella - Baite Zulino - Passo Zulino - Rif. Gianpace - Valgoglio
La salita al Pizzo Becco inizia dalla diga del Lago Colombo : nonostante la freccia inviti a costeggiare la riva sinistra (salendo) del lago e' bene procedere in direzione opposta e seguire i segni che portano in quota ai 2 bivi successivi; da qui si arriva nel pianoro da cui con salita via via piu' ripida si perviene al tratto attrezzato la cui difficolta' principale e' il poco spazio che si ha per passare in alcuni punti (non a caso chi mi ha seguito ha lasciato lo zaino all' inizio della catena). Io invece ho seguito la freccia e, non avendo visto altri bivi sono giunto alla fine del Lago Colombo e quindi ho capito che ero fuori strada. Portatomi sui ripiani erbosi sovrastanti per tracce di bestiame intercetto il sentiero vero e proprio descritto prima che seguiro' poi in discesa.
Dal termine del tratto attrezzato si procede facilmente ad un colletto da cui a sinistra (un altro breve tratto attrezzato) in costa fin sotto la croce di vetta che si raggiunge rimontando un canalino non molto lungo ma ripido anche se piuttosto gradinato. Bella vista sui molti laghi artificiali della zona. In discesa non voglio fare la ferrata: seguo quindi, dal colletto degli ometti che portano attraverso ampi terrazzamenti rocciosi verso una sella erbosa nota come Passo di Sardegnana (nessun cartello) da cui si discende, sempre
guidati da ometti, al sentiero che dal Lago Colombo porta al Passo Aviasco. Purtroppo alle 12 la nebbia riprende il sopravvento e non mi fara' gustare piu' di tanto il ritorno a Valgoglio via Passo Laghi Gemelli poi sentiero 265A per P.so Zulino indi discesa in Valsanguigno e alla centrale di Valgoglio cui giungo a fine giornata.
Se non vi bastano quelle presenti, qui ci sono altre immagini ...
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