Sentiero a Balcone e Becco Alto dell'Ischiator 2996 m


Publiziert von cristina , 19. Juli 2012 um 09:20. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Italien » Piemont
Tour Datum:14 Juli 2012
Wandern Schwierigkeit: T3+ - anspruchsvolles Bergwandern
Hochtouren Schwierigkeit: L
Wegpunkte:
Geo-Tags: I   F 
Zeitbedarf: 2 Tage
Strecke:Ponte del Medico-Contrada Luca-Ricovero Monte Vaccia-Costabella del Piz-P.so di Rostagno-Rif. Migliorero/P.so di Laris-Becco Alto dell'Ischiator-P.so di Laris-Rifugio Migliorero e discesa su sentiero/sterrata di fondovalle fino al Ponte del Medico
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Autostrada Miano-Genova-deviare per Asti-Alba quindi Cuneo-Borgo San Dalmazzo seguire le indicazioni per la Valle Stura (Demonte-Vinadio)-dopo Vinadio svoltare a sx e proseguire fino a Bagni di Vinadio qui si trovano le indicazioni per il rifugio Migliorero. La strada ora più stretta rimane ancora per un poco asfaltata, si trova un primo posteggio dopo il Ponte del Medico oppure uno più grande un poco più sopra.

Vista da Cristina

Bazzicando ormai da anni il cuneese, proponiamo agli amici del Cai di Cornaredo, una due giorni in Valle Stura, più precisamente nella Valle dell’Ischiator. La nostra montagna rimane proprio sul confine italo-francese.
 
La strada per raggiungere queste valli è molto lunga e a qualcuno la sveglia antelucana non sarà andata molto giù ma all’appuntamento sono tutti puntuali compreso un bimbo bellissimo di 4 anni, un ottimo esempio e speranza per il futuro.
 
Partiamo dal Ponte del Medico sopra Bagni di Vinadio che sono ormai le 9.30 passate. In sei andranno direttamente al rifugio Migliorero mentre gli altri dodici proseguiranno per il Ricovero Monte Vaccia e quindi il Sentiero a Balcone.
 
Il sentiero inizia poco prima della contrada Luca (dal Ponte del Medico si prende la sterrata a dx che torna indietro). Il sentiero sale a tornanti nel bosco, il primo tratto un poco ripido poi più comodo e uscendo dal bosco anche molto panoramico. Poco prima del ricovero si trova l’unica fonte d’acqua del percorso che è dato per 7 ore. In circa 2 ore raggiungiamo i ruderi dell’ex ricovero militare del Monte Vaccia e la parte più ripida del percorso è andata. Purtroppo un vento fortissimo ci accoglie sul pianoro e la sosta è minimale, giusto per ricompattare il gruppo. Il sentiero ora prosegue a mezza costa a sali scendi. Il tempo sembra in peggioramento, grosse nubi nere continuano ad arrivare dalla Francia, vorremmo giungere al bivio, dove si trova l’unica via di fuga per fare la sosta pranzo ma, a circa 45 min dobbiamo fermarci perché qualcuno comincia a essere troppo stanco e affamato. Purtroppo io come altri avendo sbocconcellato qualche schifezza non abbiamo fame, decidiamo quindi di aspettare, questa decisione farà sì che il pranzo sarà conglobato con la cena, cose che capitano!
 
Dopo la sosta proseguiamo verso il bivio e il gruppo si sgrana sempre più. Giunti al bivio e vista la differenza di 1,30 h tra i due percorsi, parte del gruppo preferisce scendere. Marco prende il gruppo che scende Gianfranco (Presidente e Accompagnatore del Cai di Cornaredo) ed io proseguiamo sul Sentiero a Balcone con il resto del gruppo. Io perché l’ho fatto anni fa e lui invece perché non lo conosce. Da questo punto il sentiero si fa più tecnico e impegnativo e neanche a farlo apposta anche meno segnato e visibile. Parte subito la caccia al bollo, siamo sei e mi sa che insieme non arriviamo a dieci diottrie. Con ancora molti e più accentuati sali scendi, dove in certi punti è necessario l’uso delle mani (facili passaggi ma su terreno non molto stabile) alternati a tratto di sentiero più agevole, raggiungiamo la cima Costabella del Piz, ultima risalita. Mentre i miei compagni sostano un attimo di più, scendo a vedere quanto manca al tratto più impegnativo del percorso, quello che attrezzato con catene ci depositerà al P.so di Rostagno. Appena lasciata la cima, mi accorgo che manca ancora un po’ e la cosa un poco mi preoccupa perché gli amici sono piuttosto stanchi, ma nello stesso tempo non possiamo fermarci troppo ormai si sta facendo tardi. Aspetto un attimo, ma anche loro hanno fatto una sosta breve, perché li vedo arrivare. Molto lentamente percorriamo l’ultimo tratto di dorsale e raggiungiamo le catene. Saranno circa 50 m di discesa attrezzata, non difficile e divertente se fatta in salita. Quando si è però un gruppetto bisogna fare attenzione a non far cadere sassi perché le catene sono spesso una sotto l’altra, lunghe e lasche. Tutti indenni raggiungiamo il P.so di Rostagno e ora non ci resta che percorrere le lunghe serpentine che portano al Rifugio Migliorero già ben visibile e, come per dispetto il tempo comincia a migliorare! Giunta al Rifugio scopro che manca 1.30 ore alla cena, lo stomaco brontola e il mio mega panino che mi sono scarrozzata tutto il giorno mi guarda dal fondo dello zaino, ok gli dico, mi sistemo e poi ti pappo!
 
Un caloroso saluto ai gestori conosciuti anni fa e poi paninooooooo!
 
La cena è superlativa e abbondante, anche troppo. Quando le teste cominciano a ciondolare e gli occhi assumono lo sguardo da triglia decidiamo che andare a dormire è la cosa migliore, la giornata è stata molto lunga e intensa.
 
Domenica mattina come orologi svizzeri il gruppetto di 9 persone che salirà al Becco dell’Ischiator è presente a colazione. Veloci, efficienti e 10 minuti prima dell’orario concordato siamo già in marcia.
 
La giornata è spettacolare, limpida e fresca. Risaliamo verso i laghi mediani dell’Ischiator fino al bivio dove svoltiamo a dx per il P.so di Laris che sembra lontanissimo ma si raggiunge in 45/50 minuti circa. Poco prima del P.so ci fermiamo presso i resti di una casermetta militare per ricompattarci e coprirci. Dal passo sta arrivando aria molto forte e fredda. Raggiunto il P.so, scolliniamo e troviamo subito due traversi su neve molto dura, il sole qui è appena arrivato. Li attraversiamo con cautela, dopo di che comincia la salita un poco più impegnativa, dove in più punti è necessario l’uso delle mani, sempre nell’ambito escursionistico. Si raggiunge così un pianoro dove per la prima volta si vede la croce e anche dei ruderi militari. Ultimo sforzo e tutti felicemente in cima. Dopo le foto di rito ci aspetta una bella sosta. Qualcuno è preoccupato per discesa perché non abituato a percorsi di questo tipo ma alla fine non ci sarà nessun problema e anche se stanchi, alcuni molto stanchi, torneremo al rifugio felici e contenti per la conquista di questa bellissima montagna e per la gioiosa compagnia che ha rallegrato questo week end.


Vista da Marco27

Eravamo rimasti a quando io e Cristina ci separiamo per consentire a una parte del gruppo di scendere al Rifugio per una via più breve. Dopo esserci salutati, intraprendiamo la discesa che, fin dai primi passi , si presenta alquanto scoscesa. Dopo i primi due bolli, e un successivo ometto, sparisce tutto quanto. Siamo in cinque a scrutare verso valle per capire da che parte si diriga questa traccia, ma nulla; aldilà di qualche traccia di quadrupede, non si vede nulla. Mi sposto sulla crestina alla mia destra, per vedere se oltre vi è qualcosa di più paragonabile a un sentiero, ma non trovo niente che sia decisamente meglio di ciò che vedo verso valle. Anche se con molta cautela, a causa della forte pendenza, si potrebbe scendere un po’ da tutte le parti, tuttavia non so bene cosa mi aspetta più a valle e, anche se non mi pare di ricordare salti di roccia verticale sul versante sinistro del Vallone dell’Ischiator, ho il timore di ritrovarmi su qualche dirupo e dover tornare indietro. Per alcuni ciò non sarebbe un grande guaio (semmai una scocciatura) ma per gli altri potrebbe rivelarsi alquanto problematico. Decido così di andare in avanscoperta, così da limitare l’eventuale risalita dei miei compagni. Man mano che si scende il pendio si fa più ripido, e il vallone entro cui ci troviamo si divide in una serie di vallecole parallele, separate da crestine di roccia non transitabili (almeno per noi). Bisogna decidere quale imboccare. Mi dirigo verso quella più a destra, allo sbocco della quale vedo distintamente un grande conoide; non so se ci sono salti di roccia, ma finché non mi ci infilo dentro non lo saprò mai, per cui gambe in spalla e se di corda doppia si dovrà trattare…. corda doppia sia. Appena trovo campo, chiamo Oscar al Migliorero, il quale mi conferma che da li si riesce a scendere quasi da tutte le parti senza grandi difficoltà, per cui, tranquillizzati i compagni, continuiamo la discesa. Molto lentamente, con cautela, e in qualche caso con l’ausilio dell’ammortizzatore posteriore, discendiamo il canalino, finché questo non ci deposita (o meglio scaraventa) sul grande conoide di deiezione che sto guardando da un’oretta. Raggiuntane la  base, ci fermiamo a ricompattarci e dopo una breve sosta ci dirigiamo verso la carrozzabile di fondo valle, ben visibile sull’altro lato del torrente. Questo fuoripista ci fa attraversare una zona popolata da marmotte che altrimenti non avremmo mai visto, e in breve raggiungiamo la strada. Dirigendoci verso il vicino rifugio, scrutiamo il versante dal quale siamo scesi, ma non riusciamo a trovare una via che ci appaia assolutamente migliore di quella percorsa, per cui, un po’ per fondoschiena, un po’ per intuito, ci sembra di aver scelto la via migliore. Raggiungiamo il Migliorero giusto un’ora/un’ora e mezza prima degli altri, per cui lo scopo ultimo di abbreviare il percorso è stato raggiunto. E in fondo ci siamo anche divertiti.
 
Un grazie sincero agli amici del Cai di Cornaredo che senza lamentele hanno stretto i denti e tirato avanti in questa lunga escursione. Ci era stato chiesto un week end escursionistico un poco più impegnativo di quanto abitualmente messo in programma, e, per lo meno dai commenti, ci è sembrato che siano stati tutti soddisfatti.  Un grosso grazie quindi a : Antonella, Claudio, Delfina, Emanuele, Enza, Ernesto, Flavio, Gianfranco, Ledy, Luca, Manuela, Michele, Piera, Rita, Teresa e Vincenzo.       Naturalmente anche a Valentina e Oscar, gestori del rifugio, che con la loro cordialità, simpatia ed efficienza hanno completato il quadro di questo bellissimo fine settimana.
 
Nota: il rifugio Migliorero offre solo servizio bar e pernottamento. Cena e colazione è data solo a chi compie trekking di più giorni. Nel nostro caso è stata fatta un’eccezione perché il gruppo non era numeroso (entro le 25 persone), e perchè la via d'accesso che avevamo in mente era alquanto impegnativa. Chi volesse cenare o pranzare deve portarsi tutto l’occorrente e gli verrà messa a disposizione la cucina e le stoviglie del rifugio.
 
DATI GPS
Dislivello +1436 m/-870 m e 13,9 km    primo giorno
Dislivello +993 m/-1500 m e 13,6 km    secondo giorno
 
 

Tourengänger: cristina, Marco27


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Kommentare (3)


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grandemago hat gesagt: Sempre belle le valli cuneesi...
Gesendet am 19. Juli 2012 um 09:51
Due giorni in valle Stura sono anche nei miei programmi estivi....mi avete anticipato!

Ciao ragazzi
Aldo

Francesco hat gesagt:
Gesendet am 19. Juli 2012 um 09:59
Bella gita, le valli occitane mi hanno sempre affascinato,conosco poco la valle Stura, un po di piu' la Val-Varaita e la Val-Maira.
La ghironda??

Amedeo hat gesagt: RE:
Gesendet am 19. Juli 2012 um 15:48
E' uno strumento musicale interessante!!hahaha


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