La serenità della Val Serenello
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Tre giorni fa ha nevicato fino a 600-650 metri e per ieri notte lo 0° termico è stato fissato a 3500 metri a Sud delle Alpi: non ci vuole un nivologo per capire che non è giornata, per quanto riguarda le attività sulla neve. E visto che conviene restarne lontano, l’intervallo altimetrico percorribile è alquanto limitato. Sfrutto così l’occasione per andare alla scoperta di una valle selvaggia e dimenticata (anche su HIKR, nemmeno un waypoint, il che è tutto dire!). La valle si chiama Val Serenello ed è una laterale della Val Lavizzara, situata di fronte ai paesi di Brontallo e Menzonio. È orientata a N e poi NW, quindi la si percorre in direzione S e poi SE. La valle è chiusa verso SE dalle imponenti pareti del Sasso Bello, del Pizzo delle Pecore e della Cima di Broglio. Il torrente che la percorre e che si produce in magnifici salti e tondeggianti marmitte poco prima di gettarsi nella Maggia si chiama “Ri da Sernel”.
Percorrendo la strada della Valle Maggia, dopo Bignasco si entra in Lavizzara. Superato il bivio per Brontallo occorre prestare attenzione alla segnaletica ufficiale del CAS. In prossimità di uno slargo (che funge anche da parcheggio, 590 m) è visibile un paletto con la doppia direzione, verso la montagna e verso il fiume. Si scende verso il fiume (Maggia) e si dà così inizio all’escursione.
Parto presto perché “il mattino ha l’oro in bocca”, e questo mi porterà, fortunatamente, a non soffrire troppo l’improvviso caldo. Supero il ponte (detto Ponte Merla, 567 m) e al primo bivio che si diparte verso sinistra rispetto al sentiero principale (che porta indietro verso Bignasco), salgo in direzione del ponticello sul Ri da Sernel (magnifica visione sulle marmitte scavate dalla forza dell’acqua). Poco dopo, superata anche una cappelletta, lascio il sentiero ufficiale che procede verso E e salgo in direzione S verso Pianello (730 m). Qui la traccia è labile, ma ci si può aiutare tenendo d’occhio alcuni gradini semi-inerbati che salgono ripidamente sul dorso della collina. Superata questa fase, la traccia rimane sempre evidente, anche se spesso sommersa dal fogliame, che, essendo bagnato, è anche molto scivoloso. Il sentiero prosegue ripido ai margini di una pietraia (doppio avvistamento di un camoscio, sia all’andata che al ritorno), supera un riale laterale e si inoltra nel “Bosco della Cappellina”, superando per l’appunto un’edicola votiva. Dopo un secondo attraversamento di un altro riale laterale in una gola cupa, arrivo a Serenello (1076 m), grazioso agglomerato molto ordinato, che merita in pieno il suo nome. Da qui in avanti comincio a trovare neve, una neve molto scivolosa perché bagnata, e la progressione ne risente. Il sentiero è cosparso di orme di animali. Supero le due cascine di quota 1152 ed addentrandomi sempre più nella Valle, raggiungo Corte di Fondo (1288 m). La neve presente mi indurrebbe a ritenermi soddisfatto, ma decido di proseguire ancora un po’, sperando di avere una visuale migliore sulle cime che fanno da testata alla valle. Improvvisamente mi trovo faccia a faccia (a non più di 10 metri di distanza) con un bellissimo esemplare di capriolo maschio, che naturalmente fugge a gambe levate emettendo il caratteristico grido di allarme (simile, con un po’ di fantasia, all'abbaiare di un cane). Riesco a fotografarlo quando ormai è già lontano. Proseguo fino alla quota 1340, dove due spiazzi al sole (il primo della giornata) si prestano come punto di riposo e di dietro-front. Da qui riesco addirittura a vedere il Basodino, il Tamierhorn e il Pizzo Mèdola, oltre naturalmente ai due blocchi di roccia che chiudono la valle dall’altra parte, cioè il Sasso Bello ed il Pizzo delle Pecore. Rientro serenamente sullo stesso sentiero della Val Serenello che ho percorso all’andata fino all’arrivo all’auto, dove vengo investito dalla canicola. Un’escursione “serena”, senza cime né difficoltà, ma ricca di quei piccoli particolari che rendono l’immersione nella natura un’esperienza sempre unica!

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