Capanna Tamaro (1867 m) dai Monti di Mezzovico
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Racchettata primaverile con condizioni d’innevamento migliori rispetto all’inverno.
Inizio dell’escursione: ore 7:25
Fine dell’escursione: ore 13:50
Temperatura alla partenza: 5°C
Temperatura al rientro: 18°C
Sull’arco alpino oggi il pericolo di valanghe è marcato. Opto per un’escursione nel Sottoceneri, a quote più modeste, con pericolo di valanghe moderato.
Esco dall’Autostrada A2 a Rivera, poco prima della galleria del Monteceneri, e percorro la strada cantonale in direzione sud. Dal centro di Mezzovico imbocco la strada asfaltata, che in tre chilometri conduce ai Monti di Mezzovico (758 m), dove un ampio spiazzo mi consente di parcheggiare.
Durante i preparativi ho la sorpresa della giornata: il navigatore satellitare non prende nessun satellite. È la prima volta che mi capita: non so a che cosa attribuire il fatto. Le batterie sono state ricaricate a puntino; forse è dovuto alla manifestazione aviatoria che si svolgerà proprio oggi nel vicino aeroporto di Lugano – Agno.
La giornata è serena; come spesso mi capita, non incontrerò anima viva per tutta l’escursione.
Alle 7:25 carico le ciaspole sullo zaino e parto lungo il sentiero che ho conosciuto a fine novembre dell’anno scorso.
Procedo in direzione nord seguendo il sentiero che tocca alcuni insediamenti, costituiti ognuno di tre o quattro rustici: Monti di Mezzovico, Ugì, Tortoi, Giadè, Alpe Duragno, Alpe di Campo.
Interessante il tratto nella stretta Valle di Duragno, dove un ponte e alcune cascatelle impreziosiscono il paesaggio.
Man mano guadagno quota, il panorama abbraccia territori sempre più vasti: dalle colline del luganese, alle Orobie, alle montagne del Sopraceneri. Purtroppo, i rumori dei TIR che sfrecciano sull’autostrada, arrivano, anche se affievoliti, fino ai 1100 m di quota.
Attraverso un bellissimo bosco rado di maestose betulle, per mia fortuna già sfiorite. A Faedone (1140 m) cedono di colpo il posto ai faggi, rigogliosi e altrettanto imponenti.
Il sentiero continua per quasi un chilometro nella faggeta. Il terreno è ricoperto da foglie secche nascoste da una spolverata di neve, che si fa sempre più spessa. Scorgo impronte di caprioli, volpi e roditori.
A 1420 m di quota sono costretto a montare le ciaspole. È una neve bellissima, portante ma non gelata. Qui fa caldo: continuo a braccia nude.
Dopo circa 2 h e 25 min di salita arrivo all’Alpe Duragno (1483 m), dove misuro circa 40 cm di neve. Mi concedo una sosta di qualche minuto poi continuo, su neve sempre bellissima, risalendo la valle in direzione Ovest, sul lato orografico destro del torrente Duragno.
All’Alpe di Campo (1723 m), ubicato proprio alla base della corona terminale della valle, osservo, un po’ preoccupato, una slavina caduta proprio dal versante che devo risalire. Rimangono circa 150 m di dislivello da superare, sul tratto più ripido. Grazie alla buona qualità della neve supero indenne anche quest’ultima fatica in salita, sbucando di fronte alla grande antenna di Manera (1856 m). Non mi aspettavo così tanta neve! I cornicioni sono impressionanti. La capanna, semicoperta dalla neve, dista circa 220 m. Percorro il crinale mantenendomi ad un metro a sud dal cornicione. Un escursionista salito dall’Alpe Foppa ha lasciato le sue impronte. Bellissimo lo sguardo che mi si presenta dalla cappella vicino alla capanna: il Motto Rotondo innevato svetta al centro fra Gradiccioli e Monte Tamaro. Sembra un “tremila metri”; in estate, per contro, è poco più di un dosso mammellonare.

Motto Rotondo (1928 m)
Dopo circa quattro ore di cammino, soste comprese, posso inviare il messaggino “Capanna Tamaro geschafft!”.
Ritorno senza indugiare oltre nella Valle Duragno, fintanto che la neve non si è ancora squagliata. La ripida traversa non mi crea nessun problema: in men che non si dica raggiungo di nuovo l’Alpe di Campo. Da qui via non ci sono più pericoli oggettivi. Ripercorro la valle seguendo le tracce che ho lasciato in salita. Posso tenere le racchette fino a 1420 m di quota.
Nel frattempo si sono formati alcuni cumuli, che nel corso della serata produrranno dei temporali.
Piacevole ciaspolata primaverile sulle Prealpi ticinesi, con neve sorprendentemente abbondante e di buona qualità.
Tempo di salita: 4 h
Tempo totale: 6 h 25 min
Tempi parziali
Monti di Mezzovico (758 m) – Giadè (938 m): 50 min
Giadè (938 m) – Alpe Duragno (1483 m): 1 h 35 min
Alpe Duragno (1483 m) – Capanna Tamaro (1869 m): 1 h 20 min
Dislivello in salita: 1111 m
Sviluppo complessivo: 13.2 km
Difficoltà: T2/WT3
Coordinate Capanna Tamaro: 711520 / 107380
Libro di vetta: no
Copertura della rete cellulare: molto variabile

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