Piz Beverin (2998 m) - Skitour
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Le classiche… Già se una meta assurge al livello di “classica dello scialpinismo” ci saranno delle fondate e solide ragioni… Per me, che sia una “classica” o, al contrario, una “trovata per soggetti originali” non cambia molto, è quasi tutto nuovo con gli sci ai piedi. Però, il fatto di vedere il nome della montagna in grassetto perfino sugli atlanti stradali (con un carattere leggermente più grande di quello riservato al Piz Terri, tanto per dare un ordine di comparazione) fa propendere, se già non vi fossero altre più evidenti ragioni, per una visita prima che la stagione dello sci sia conclusa.
Con queste premesse mi presento a Mathon un po’ prima delle 7.00 ed inizio la salita subito tallonato, con uno scarto di due minuti al massimo, da un signore che si rivelerà successivamente come ottimo compagno di giornata. Io faccio la mia salita, supero la Val Mirer in cui passa il ruscellone che separa la salita al Beverin da quella al Parpeinahorn, e nel successivo tratto che adduce al Beverin Pingt faccio per l’appunto la conoscenza di Helmut, uno scialpinista con qualche anno più di me, molto esperto della zona. A parte qualche rara espressione nella lingua di Dante (Helmut da buon grigionese - di Scharans – saprebbe, volendo, esprimersi in italiano), si opta – bontà sua – di passare al tedesco, nonostante i miei tentennamenti. Notiamo che tutti i salitori odierni del Piz Beverin (io, lui, e altri due persone più attardate) sono salitori singoli, per cui viene naturale consorziarsi in vista del raggiungimento della meta. In un tratto breve ma ripido, tempestato da affioramenti rocciosi, togliamo gli sci. Poi di nuovo sci ai piedi raggiungiamo il famoso punto 2769, dove si deve nuovamente togliere gli sci e scendere una decina di metri su una scala, che fa superare un salto di roccia altrimenti estremamente problematico. La scala in sé non crea nessun problema, ma i due-tre passi che si devono fare dalla cupola in leggera discesa per guadagnare la scala medesima sono elettrizzanti (da percorrere con estrema prudenza). Alla base rimettiamo gli sci e, con il sole che picchia all’inverosimile, ci dirigiamo verso la cima. In questa fase, nonostante avessi previamente trattato – sebbene con parsimonia – le pelli mediante sciolina, l’infido zoccolo torna a materializzarsi, e non bastano le bastonate per sconfiggerlo: me lo porterò fino in cima, dove con un vantaggio di qualche minuto mi attende Helmut, anche lui afflitto dallo stesso problema, seppur in dimensioni molto minori. Alla faccia dello zoccolo festeggiamo la vetta con una sonora stretta di mano e ci prepariamo a gozzovigliare per un’oretta almeno, con un clima fantastico ed una vista che rimane stupenda su tutti i versanti, escluso quello S (Valtellina) e SW (Ticino), dove i cumuli si raggruppano coprendo i rilievi. Helmut mi indica molte delle cime che adornano l’orizzonte, dal Bernina al Calanda (non la birra…) al Piz Platta, ma una la riconosco da solo, e cioè il fantasmagorico Piz Ela! Facciamo in tempo a scambiare due chiacchiere con un ciaspolatore-snowboarder che nel frattempo ci ha raggiunto in cima, e poi ci apprestiamo a scendere.
La discesa si rivela ortodossa: sono in compagnia e non mi metto a prendere iniziative singole, nonostante i due canali, a destra e a sinistra della scala, siano invitanti. Helmut non si pone nemmeno la questione e, tolti gli sci, risale la scala; io faccio lo stesso. La neve è globalmente primaverile: nella prima parte pesante, poi un bel firn, poi più avanti, nel tratto che porta al superamento del ruscello, quasi polverosa (ancorché trasformata), e nell’ultimo tratto, sabbiosa-cementificata. Ma tant’è, la primavera è arrivata e dopo una giornata così, non ci si può proprio lamentare. Tra l’altro, seguendo la proposta di Helmut, nell’ultimo tratto scegliamo la via diretta (a destra del bosco) verso Mathon, che ci porterà ad arrivare al capo opposto del paese rispetto al parcheggio. Questo mi darà l’opportunità di vedere dal vivo il famoso stambecco napoletano di skiboy1969, che altrimenti avrei clamorosamente mancato!
Conclusione: grande giornata di sci e un grazie a paoloski per avermi fatto conoscere queste zone davvero stupende!
Tempo totale: 6 ore - andata 4 ore; ritorno 2 ore

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