Parco Giochi Val Verzasca: Poncione d'Alnasca q 2301
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Come un parco giochi, di quelli che ci sono nei giardinetti delle città: un vialetto lastricato e, a destra e sinistra, ben ordinati lo scivolo, l'altalena, la giostra, il tunnel e così via.
Come un parco giochi è questa valle ocra: a destra e sinistra della cantonale che la solca, un'infilata di vette pronte da salire per poi scendere e salire da un'altra parte.
Come un bimbo nel suo parco giochi: voglio giocare ancora, non voglio andare via.
Oggi è toccato al Poncione d'Alnasca, preso per la via normale, quella che parte dopo Brione dove si lascia l'auto per scendere al ponte che in breve conduce al villaggio di Alnasca, punto di partenza vero e proprio del sentiero.
Il tragitto si snoda in gran parte nel bosco con i pregi e i vantaggi che ciò comporta, soprattutto la mattina presto d'autunno quando l'umidità imperversa. A dire il vero, nella parte iniziale, il bosco non è stupendo, un po' spelacchiato. Occorre fare un po' di fatica, superare in forte ascesa due casolari e giungere nella zona delle piode per godere della bellezza tipica del bosco della Verzasca. Ci sono anche tanti funghi, che, come sempre, ignoro. In cima alle piode c'è un bell'alpeggio che ne porta il nome. Continuo a salire e in breve giungo all'alpe Agazzoi che è un posto bellissimo, soprattutto nei pressi della croce dove ci si affaccia sulla valle che comincia ad esibirsi nella sua solita, sfacciata bellezza.
Ancora avanti su un noioso traverso in saliscendi, prima che le pendenze si facciano importanti e con stretti zig zag conducano all'alpe d'Alnasca dove c'è il bivio per la capanna Efra. Per il Poncione si prende a destra e, tra pietraie, si giunge sotto la cresta (nord) terminale alla vetta. La vetta è ora vicina ma la cresta, ad un primo sguardo, appare invalicabile. Almeno per me.
Il sentiero sapientemente disegnato, tuttavia, aggira la cresta sulla destra, passa per una zona un po' esposta e attrezzata con quattro metri di corda fissa (nessun problema , però, molto facile) e riguadagna la cresta che ora si fa larga e facilmente percorribile per il centinaio di metri che la separano dalla vetta che si presenta come uno spiazzo erboso discretamente largo.
Magnifica vista su tutta la valle (con lago di Vogorno), valle Osola con monte Zucchero, catena del Madone, Vogorno e Uomo, catena alpina con i soliti giganti di cui il monte Rosa è solo un esempio.
Ancora, fa venire i brividi la cresta della Fopia e l'impressionante parete che ad essa sotto sta.
Clima bizzarro e inusuale per ottobre: almeno venti gradi che mi costringono ad alleggerirmi per il pranzo e la pennichella seguente.
Discesa noiosa, uguale all'andata.
Acqua presente solo nella parte bassa del percorso, specie in questa stagione in cui gli alpeggi sono scarichi: regolarsi di conseguenza.
Tre ore per salire, soste comprese, un'ora in vetta e tre ore per scendere, soste comprese.
Come un parco giochi è questa valle ocra: a destra e sinistra della cantonale che la solca, un'infilata di vette pronte da salire per poi scendere e salire da un'altra parte.
Come un bimbo nel suo parco giochi: voglio giocare ancora, non voglio andare via.
Oggi è toccato al Poncione d'Alnasca, preso per la via normale, quella che parte dopo Brione dove si lascia l'auto per scendere al ponte che in breve conduce al villaggio di Alnasca, punto di partenza vero e proprio del sentiero.
Il tragitto si snoda in gran parte nel bosco con i pregi e i vantaggi che ciò comporta, soprattutto la mattina presto d'autunno quando l'umidità imperversa. A dire il vero, nella parte iniziale, il bosco non è stupendo, un po' spelacchiato. Occorre fare un po' di fatica, superare in forte ascesa due casolari e giungere nella zona delle piode per godere della bellezza tipica del bosco della Verzasca. Ci sono anche tanti funghi, che, come sempre, ignoro. In cima alle piode c'è un bell'alpeggio che ne porta il nome. Continuo a salire e in breve giungo all'alpe Agazzoi che è un posto bellissimo, soprattutto nei pressi della croce dove ci si affaccia sulla valle che comincia ad esibirsi nella sua solita, sfacciata bellezza.
Ancora avanti su un noioso traverso in saliscendi, prima che le pendenze si facciano importanti e con stretti zig zag conducano all'alpe d'Alnasca dove c'è il bivio per la capanna Efra. Per il Poncione si prende a destra e, tra pietraie, si giunge sotto la cresta (nord) terminale alla vetta. La vetta è ora vicina ma la cresta, ad un primo sguardo, appare invalicabile. Almeno per me.
Il sentiero sapientemente disegnato, tuttavia, aggira la cresta sulla destra, passa per una zona un po' esposta e attrezzata con quattro metri di corda fissa (nessun problema , però, molto facile) e riguadagna la cresta che ora si fa larga e facilmente percorribile per il centinaio di metri che la separano dalla vetta che si presenta come uno spiazzo erboso discretamente largo.
Magnifica vista su tutta la valle (con lago di Vogorno), valle Osola con monte Zucchero, catena del Madone, Vogorno e Uomo, catena alpina con i soliti giganti di cui il monte Rosa è solo un esempio.
Ancora, fa venire i brividi la cresta della Fopia e l'impressionante parete che ad essa sotto sta.
Clima bizzarro e inusuale per ottobre: almeno venti gradi che mi costringono ad alleggerirmi per il pranzo e la pennichella seguente.
Discesa noiosa, uguale all'andata.
Acqua presente solo nella parte bassa del percorso, specie in questa stagione in cui gli alpeggi sono scarichi: regolarsi di conseguenza.
Tre ore per salire, soste comprese, un'ora in vetta e tre ore per scendere, soste comprese.
Tourengänger:
rochi

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