Pizzo di Gino
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La scelta dell'escursione cade sul Pizzo di Gino. Suggerisco lasciare l'auto nei pressi di Tecchio, frazione di San Nazzaro Val Cavargna, così si evita il tratto iniziale del sentiero e si fanno comunque circa 1000 metri di dislivello che sono nè pochi nè troppi per me in questo momento.
Lasciata l'auto a circa 1250 metri, poco prima del cartello di divieto di Tecchio, il primo tratto è su stradina in parte asfaltata. Appena possibile tagliamo i tornanti per prati arrivando al rifugio Croce di Campo (m.1740), da tempo già ben visibile.
Il cielo oggi è coperto e la cima del Pizzo è ancora avvolta dalle nuvole.
Dal rifugio vediamo il sentiero alto, che prenderemo in salita, e quello basso o "delle trincee" che seguiremo in discesa.
Prendiamo a mezza costa seguendo le indicazioni per le trincee lungo un sentierino in mezzo al prato e ritroviamo la strada. Raggiunto l'edificio dell'Alpe Piazza Vacchera (m.1774) tagliamo la curva del sentiero tra chiazze di neve e ci portiamo sul ben visibile sentiero alto. Come letto nelle relazioni esso aggira un primo crestone (sud) mentre il secondo crestone (sud-ovest) è quello giusto per salire in cima. Saliamo quindi lungo la cresta sud-ovest, prativa, perdendo talvolta i segni bianco-rossi per via delle chiazze di neve. Nel frattempo le nuvole hanno almeno abbandonato la cima della montagna.
Arriviamo quindi poco sotto la vetta, dove la cresta si restringe e affiorano blocchi di roccia ma ricompare anche un piccolo sentiero. Sulla nostra sinistra, verso nord, c'è la neve. Ci teniamo vicini al filo o poco più sotto, incontrando un solo punto che richiede cautela dove il sentierino attraversa una chiazza di neve su un pendio ripido.
Sulla cima (m.2245) oggi il panorama è modesto per via del cielo nuvoloso.
La salita ci ha richiesto circa 3 ore.
In discesa lungo la cresta ritroviamo il sentiero che arriva dall'Alpe Piazza Vacchera e cerchiamo ci capire dove sia quello basso: una rapida occhiata e ... ci accorgiamo che siamo già su quello basso. Lo seguiamo in direzione dell'Alpe passando accanto ad alcune trincee della Prima Guerra Mondiale. Queste facevano parte della "Linea Cadorna", un sistema di fortificazioni voluto dal generale Cadorna quando temeva un attacco degli austro-tedeschi alle porte di Milano qualora essi avessero invaso la neutrale Svizzera.
Dall'Alpe l'itinerario è identico all'andata. Lo interrompiamo con una sosta mangereccia al sempre ospitale rifugio Croce di Campo.
Lasciata l'auto a circa 1250 metri, poco prima del cartello di divieto di Tecchio, il primo tratto è su stradina in parte asfaltata. Appena possibile tagliamo i tornanti per prati arrivando al rifugio Croce di Campo (m.1740), da tempo già ben visibile.
Il cielo oggi è coperto e la cima del Pizzo è ancora avvolta dalle nuvole.
Dal rifugio vediamo il sentiero alto, che prenderemo in salita, e quello basso o "delle trincee" che seguiremo in discesa.
Prendiamo a mezza costa seguendo le indicazioni per le trincee lungo un sentierino in mezzo al prato e ritroviamo la strada. Raggiunto l'edificio dell'Alpe Piazza Vacchera (m.1774) tagliamo la curva del sentiero tra chiazze di neve e ci portiamo sul ben visibile sentiero alto. Come letto nelle relazioni esso aggira un primo crestone (sud) mentre il secondo crestone (sud-ovest) è quello giusto per salire in cima. Saliamo quindi lungo la cresta sud-ovest, prativa, perdendo talvolta i segni bianco-rossi per via delle chiazze di neve. Nel frattempo le nuvole hanno almeno abbandonato la cima della montagna.
Arriviamo quindi poco sotto la vetta, dove la cresta si restringe e affiorano blocchi di roccia ma ricompare anche un piccolo sentiero. Sulla nostra sinistra, verso nord, c'è la neve. Ci teniamo vicini al filo o poco più sotto, incontrando un solo punto che richiede cautela dove il sentierino attraversa una chiazza di neve su un pendio ripido.
Sulla cima (m.2245) oggi il panorama è modesto per via del cielo nuvoloso.
La salita ci ha richiesto circa 3 ore.
In discesa lungo la cresta ritroviamo il sentiero che arriva dall'Alpe Piazza Vacchera e cerchiamo ci capire dove sia quello basso: una rapida occhiata e ... ci accorgiamo che siamo già su quello basso. Lo seguiamo in direzione dell'Alpe passando accanto ad alcune trincee della Prima Guerra Mondiale. Queste facevano parte della "Linea Cadorna", un sistema di fortificazioni voluto dal generale Cadorna quando temeva un attacco degli austro-tedeschi alle porte di Milano qualora essi avessero invaso la neutrale Svizzera.
Dall'Alpe l'itinerario è identico all'andata. Lo interrompiamo con una sosta mangereccia al sempre ospitale rifugio Croce di Campo.
Tourengänger:
andrea62

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