Lupi mannari in Val Taleggio
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Diciannove marzo, luna piena, notte da gitani che cantano e danzano intorno al fuoco, notte da licantropi, che difficilmente incontreremo in Val Taleggio.
Negli anni cinquanta i lupi mannari andavano forte, come testimoniano i fantastici fumetti americani della mitica EC comics, che rappresentano sempre uno specchio sociologico dettagliato della società ; credo che la massima produzione di pallottole d'argento sia riscontrabile in quel periodo.
Mi aspettavo una luna color della vaniglia bella come una schiava circassa rapita a oriente del Mar Nero, invece una spessa coltre di nubi lascia trasparire appena la sua debole luce argentea sparsa sulle montagne circostanti.
La nostra camminata parte da Pizzino, piccolo centro di questa valle capillare della Brembana. Il tempo peggiora in fretta e poco dopo la partenza ci coglie una manciata di grandine piccola come polistirolo sbriciolato, mentre alle nostre spalle i monti Venturosa e Cancervo lottano già con i fulmini.
Arriviamo al rifugio Gherardi in un'ora circa di tranquilla salita su di una neve che ha la consistenza della granita siciliana, seguendo il sentiero che taglia in diagonale la montagna.
Ci accoglie il simpatico Paolo, uno dei rifugisti, con un tè bollente che miscelato al suo spiccato accento bergamasco, ci apre letteralmente i cuori. Nemmeno un ciambellano vestito di velluto verde alle porte del paese delle meraviglie avrebbe saputo far meglio!
E' presto per cenare, decidiamo di proseguire oltre sui piani dell'Alben inseguendo il tramonto per qualche fotografia d'effetto.
Scocca l'ora blu, quando la luce ignora tutti gli altri colori, il momento nel quale come dicono i francesi non si distingue la differenza "entre chien et loup".(ancora lupi!)
Presto questo incanto svanisce, le nuvole calano su di noi come un pesante mantello, e quindi torniamo al rifugio dove ci aspetta la cena.
Siamo in sedici, e devo dire che anche se la luna è assente, vedendo la velocità con cui si volatilizzano le portate l'appetito è da veri "mannari".
Dopo cena con annessa torta a quattro stelle gentilmente preparata da Esilde, corollario di caffè e grappa l'atmosfera si scalda e qualcuno intona una canzone, si canta tutti insieme, c'è anche una chitarra che accompagna e completa la calda convivialità.
Fuori la nebbia è così forte, che se avessi una cornamusa in mano potrei fingere di essere nelle highlands scozzesi e i canti sarebbero celtici.
Dobbiamo ritardare il ritorno aspettando di infilarci in un piccolo miglioramento della visibilità, come surfisti in attesa dell'onda giusta per tornare a riva.
Si parte in un silenzio irreale, solo le voci smorzate e i nostri passi suonano note in sordina sul pentagramma nero della notte.
Camminare nel buio allerta i sensi, inonda la corteccia di scariche elettriche e sveglia milioni di neuroni dell'area istintiva come reparti di forze speciali durante un'operazione in codice rosso,
obiettivo: ritorno alle auto camminando sul nel ventre denso della montagna.
La luna è piena anche se invisibile, Aldo con il suo occhio luminoso e giallo si trasforma in Vuk il lupo, fiutando l'aria avanza sicuro nel buio, leggero come le note di un notturno di Chopin, lasciando che il suo istinto prima che i suoi occhi lo guidino dritto alla meta.
Nascosto dalla coperta di nuvole, il satellite terrestre nel frattempo sarà già arrivato allo zenith, centro esatto della volta blu e starà bevendo un caffè con Nut , la Dea del cielo egizia e il re dei Seleniti.
La piccola carovana composta da quattro auto lascia le montagne, inizia a piovere.
La notte si prepara a lavare la polvere esistenziale lasciata dal giorno con la sua lavatrice stellare, programma nebulosa rigorosamente in acqua fredda, altrimenti il nero si stinge...
soundtrack:
"Moon over Bourbon Street" Sting
http://www.youtube.com/watch?v=5i_0PkOqLKA
Vista da Lumi
Ho pensato mille volte prima di mettere giù i miei pensieri di oggi. Ho pensato mille volte di più prima di farli diventare il racconto della gita. La parte razionale di me mi diceva di no.........., la parte intuitiva non mi lasciava stare.....e alla fine ha vinto. Perdonatemi se sarebbe di troppo...vi posso promettere solo di essere un racconto breve.
Oggi la montagna abbinata alla magia della notte mi ha regalato il sentimento di vivere sul confine. Potevo vedere tutti due mondi, ma guardavo verso l’ignoto. Il confine tra due gocce di poggia e due fiocchi di neve (detto metaforico perchè, di fatto, era la grandina), il confine tra il grigio del universo e il bianco della neve sulla terra, il confine tra vedere dove andare ed..............a un metro da te il vuoto perchè la nebbia stava diventando la padrona di casa...
Ho camminato sul confine tra stare bene e un mal di testa forte, tra reagire all’incomprensibilità e pensare che l’incomprensibilità e dovuta all’indifferenza........., sul confine tra la gioia di stare in compagna e voler essere nel paradiso di una vasca piena di aromi nella casa mia.
Il confine si spostava in continuazione, anche se tu stavi camminando leggero e cerchiavi di essere morbido, flessibile addirittura scivoloso. Alla fine mi sono trovato al di là del confine....con più fango sui scarponi da portare a casa, e un po’ di saggezza da conservare per la prossima gita.
Communities: Hikr in italiano, Ticino Selvaggio
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