Piz Cavriola, 2873
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Io, poi, mi fisso.
Terza volta in Val Vignone, in otto giorni.
Il Piz Cavriola andava fatto, così mi sono presentato al tavolo tecnico del venerdì sera, con la decisione già presa: domani vado a fare il Cavriola, tu vieni?
Ancora lì?! Obbietta Pancho. Beh, sì, ormai sono curioso.
Pancho abbozza, Spritz e Campari shakerato non proferiscono verbo. Partenza alle 8 e 5, con comodo, come sempre, ci vediamo domani.
Alle 9 e 40 siamo al parcheggio di sopra. Davano sereno fino alle 13, poi un po' di nuvole. Sono arrivate in anticipo ma è poca roba. Giù dalla macchina ci accoglie un fastidioso venticello e io scopro con piacere di aver dimenticato i guanti. Fortunatamente un paio di guanti da lavoro indossati sopra dei leggeri e consunti guantini di pile rimediati nei sedimenti dello zaino, risolvono egregiamente il problema.
Alle 10 ci mettiamo in marcia. Il vento fastidioso ci accompagna, niente di esagerato, ci tiene belli freschi e infatti andiamo via spediti: in meno di tre quarti d'ora siamo al ponte e pochi minuti dopo alla Cascina Vignone.
Pancho però, non è la solita pantera: sintomi da influenza intestinale lo sbatacchiano un po'. Ma scala una marcia e, da pantera, passa a modalità trattore e riparte verso l'ometto che, a quota 2380 circa, fa da spartiacque fra l'itinerario al Pizzo Uccello e le nostre intenzioni.
In realtà non sono proprio convinto dell'itinerario: me lo sono un po' inventato mettendo insieme osservazioni dal Pizzo Uccello e le pochissime nozioni tirate insieme dai testi sacri e da internet. Poca roba, nel complesso. Quasi nulla sul web; in Dal Sempione allo Stelvio di Gnudi e Malnati e nei 411 itinerari di Scialpinismo in Svizzera dello Scanavino, non c'è traccia del Cavriola; il Grilli (dal Monte Rosa alla Valtellina 732 itinerari scialpinistici), snobba la cima a favore della Bocchetta Sud-Ovest 2760. Inspiegabile, mi dirò una volta arrivato in vetta: se dai 3 stelle al Pizzo Uccello, dovresti darne almeno 4 al Cavriola.
Così, una volta cominciato ad attraversare sotto la costiera del Pizzo Uccello, mi domando se l'ho vista giusta o se invece era più logico stare bassi nella Val Vignone come ricordo di aver letto su qualche stringato report.
Ma, quasi subito, un centinaio di metri più avanti, individuiamo una grossa Z disegnata nella neve da un paio di sci: qualcuno l'ha pensata come noi.
In effetti, una volta percorsolo, l'itinerario appare del tutto logico. Passiamo sotto il Pizzo Uccello, risaliamo brevemente un ripido canale che scende da sotto la Cima Nord, ne usciamo con un traverso un po' delicato e continuiamo verso nord. Davanti a noi appare una valanga di blocchi, già vista da lontano,che sabato scorso, sono sicuro, non c'era e che non ho notato neanche l'altro ieri. E' un distacco partito da subito sotto il salto di roccia della parete verticale della vetta del Cavriola. Neve pesante, adesso consolidatasi in grosse palle, con un fronte, alla frattura, di una quindicina di metri, che quaggiù diventano una quarantina, da attraversare meditando sui pericoli in agguato anche con bollettino 1.
Intanto il sole l'ha vinta e, a parte qualche velatura, mostra di volerla fare da padrone anche oggi e il vento, dopo un ultimo gelida carezza sotto il pendio della Cima Sud del Pizzo Uccello, ci ha lasciato. Si suda.
Sempre attraversando verso nord, superiamo la costola che scende dalla vetta ed entriamo finalmente nel pendio finale. Bello. Bello ripido anche. Con altre condizioni non bisognerebbe essere qui, ma con questo innevamento la salita si presenta sufficientemente tranquilla. Lo attraversiamo tutto, marciando ancora verso nord, poi invertiamo e con una serie di forchette lo risaliamo. A cento metri dalla cima un'impennata ulteriore, un tratto breve, venticinque, trenta metri di dislivello, con neve dura, ci mette discretamente in diffcoltà. Superato anche quello, la pendenza si ammorbidisce ed in breve con gli sci ai piedi esco sulla vetta. Panorama splendido e più aperto rispetto al Pizzo Uccello che giace là sotto spiaccicato, senza alcuna traccia del nobile profilo esibito verso il San Bernardino.
Poco dopo, anche Pancho esce in vetta con gli sci in mano (si è aperto l'attacco sull'ultimo metro) e brontola che non valeva la pena "farsi due ore di traversi per arrivare su sto muro rognoso..."
Ma credo che sia effetto dell'influenza intestinale e poi concorda sulla bellezza dell'ambiente.
La mia opinione, invece, è che abbiamo salito una signora montagna con un percorso articolato ed impegnativo che va affrontato con determinazione ma anche con la dovuta prudenza.
A metterci d'accordo è la discesa. Con gli attacchi bloccati e gli scarponi ben allacciati, il "muro rognoso" si trasforma in divertimento puro con la neve che, dopo i primi cento metri, comunque ottimamente sciabili, smolla il giusto senza diventare mai pesante. Aggirata dal basso la valanga, ci infiliamo nel canale che scende dalla Cima Nord del Pizzo Uccello e, stando sul suo lato esposto a sud ce lo facciamo tutto fin quasi al fondo valle su un bel firn primaverile. Da qui è un rivedere le sensazioni dell'altro ieri e di sabato scorso, ma con sciabilità migliore: a parte il tratto semipianeggiante nella zona della Cascina di Vignone, questa volta si è sciato gran bene su tutto il percorso.
Terza volta in Val Vignone, in otto giorni.
Il Piz Cavriola andava fatto, così mi sono presentato al tavolo tecnico del venerdì sera, con la decisione già presa: domani vado a fare il Cavriola, tu vieni?
Ancora lì?! Obbietta Pancho. Beh, sì, ormai sono curioso.
Pancho abbozza, Spritz e Campari shakerato non proferiscono verbo. Partenza alle 8 e 5, con comodo, come sempre, ci vediamo domani.
Alle 9 e 40 siamo al parcheggio di sopra. Davano sereno fino alle 13, poi un po' di nuvole. Sono arrivate in anticipo ma è poca roba. Giù dalla macchina ci accoglie un fastidioso venticello e io scopro con piacere di aver dimenticato i guanti. Fortunatamente un paio di guanti da lavoro indossati sopra dei leggeri e consunti guantini di pile rimediati nei sedimenti dello zaino, risolvono egregiamente il problema.
Alle 10 ci mettiamo in marcia. Il vento fastidioso ci accompagna, niente di esagerato, ci tiene belli freschi e infatti andiamo via spediti: in meno di tre quarti d'ora siamo al ponte e pochi minuti dopo alla Cascina Vignone.
Pancho però, non è la solita pantera: sintomi da influenza intestinale lo sbatacchiano un po'. Ma scala una marcia e, da pantera, passa a modalità trattore e riparte verso l'ometto che, a quota 2380 circa, fa da spartiacque fra l'itinerario al Pizzo Uccello e le nostre intenzioni.
In realtà non sono proprio convinto dell'itinerario: me lo sono un po' inventato mettendo insieme osservazioni dal Pizzo Uccello e le pochissime nozioni tirate insieme dai testi sacri e da internet. Poca roba, nel complesso. Quasi nulla sul web; in Dal Sempione allo Stelvio di Gnudi e Malnati e nei 411 itinerari di Scialpinismo in Svizzera dello Scanavino, non c'è traccia del Cavriola; il Grilli (dal Monte Rosa alla Valtellina 732 itinerari scialpinistici), snobba la cima a favore della Bocchetta Sud-Ovest 2760. Inspiegabile, mi dirò una volta arrivato in vetta: se dai 3 stelle al Pizzo Uccello, dovresti darne almeno 4 al Cavriola.
Così, una volta cominciato ad attraversare sotto la costiera del Pizzo Uccello, mi domando se l'ho vista giusta o se invece era più logico stare bassi nella Val Vignone come ricordo di aver letto su qualche stringato report.
Ma, quasi subito, un centinaio di metri più avanti, individuiamo una grossa Z disegnata nella neve da un paio di sci: qualcuno l'ha pensata come noi.
In effetti, una volta percorsolo, l'itinerario appare del tutto logico. Passiamo sotto il Pizzo Uccello, risaliamo brevemente un ripido canale che scende da sotto la Cima Nord, ne usciamo con un traverso un po' delicato e continuiamo verso nord. Davanti a noi appare una valanga di blocchi, già vista da lontano,che sabato scorso, sono sicuro, non c'era e che non ho notato neanche l'altro ieri. E' un distacco partito da subito sotto il salto di roccia della parete verticale della vetta del Cavriola. Neve pesante, adesso consolidatasi in grosse palle, con un fronte, alla frattura, di una quindicina di metri, che quaggiù diventano una quarantina, da attraversare meditando sui pericoli in agguato anche con bollettino 1.
Intanto il sole l'ha vinta e, a parte qualche velatura, mostra di volerla fare da padrone anche oggi e il vento, dopo un ultimo gelida carezza sotto il pendio della Cima Sud del Pizzo Uccello, ci ha lasciato. Si suda.
Sempre attraversando verso nord, superiamo la costola che scende dalla vetta ed entriamo finalmente nel pendio finale. Bello. Bello ripido anche. Con altre condizioni non bisognerebbe essere qui, ma con questo innevamento la salita si presenta sufficientemente tranquilla. Lo attraversiamo tutto, marciando ancora verso nord, poi invertiamo e con una serie di forchette lo risaliamo. A cento metri dalla cima un'impennata ulteriore, un tratto breve, venticinque, trenta metri di dislivello, con neve dura, ci mette discretamente in diffcoltà. Superato anche quello, la pendenza si ammorbidisce ed in breve con gli sci ai piedi esco sulla vetta. Panorama splendido e più aperto rispetto al Pizzo Uccello che giace là sotto spiaccicato, senza alcuna traccia del nobile profilo esibito verso il San Bernardino.
Poco dopo, anche Pancho esce in vetta con gli sci in mano (si è aperto l'attacco sull'ultimo metro) e brontola che non valeva la pena "farsi due ore di traversi per arrivare su sto muro rognoso..."
Ma credo che sia effetto dell'influenza intestinale e poi concorda sulla bellezza dell'ambiente.
La mia opinione, invece, è che abbiamo salito una signora montagna con un percorso articolato ed impegnativo che va affrontato con determinazione ma anche con la dovuta prudenza.
A metterci d'accordo è la discesa. Con gli attacchi bloccati e gli scarponi ben allacciati, il "muro rognoso" si trasforma in divertimento puro con la neve che, dopo i primi cento metri, comunque ottimamente sciabili, smolla il giusto senza diventare mai pesante. Aggirata dal basso la valanga, ci infiliamo nel canale che scende dalla Cima Nord del Pizzo Uccello e, stando sul suo lato esposto a sud ce lo facciamo tutto fin quasi al fondo valle su un bel firn primaverile. Da qui è un rivedere le sensazioni dell'altro ieri e di sabato scorso, ma con sciabilità migliore: a parte il tratto semipianeggiante nella zona della Cascina di Vignone, questa volta si è sciato gran bene su tutto il percorso.
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