Piz Uccello, Cima Sud (2718 m) e Nord (2724 m) – B.tta del Diavolo (2760 m) – Piz Cavriola (2873 m)
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Una singolare capriola mentale mi fa passare in pochi giorni dallo Straciugo alla coppia Cavriola-Uccello. Là ci sono andato per vedere “come sarebbe stato” in invernale con gli occhi “da estiva”; qui, dopo aver visto com’era in invernale, vengo per constatare come sia la versione estiva. Siamo ben oltre la metà di ottobre, ma fino ad un cambio radicale di condizioni, si può ancora parlare di estate.
Per fare qualcosa di diverso dalla via normale – che peraltro non avevamo seguito nemmeno io e pm1996, se non nella parte alta, nella nostra salita con gli sci del 6 aprile 2014 – decido di raggiungere la Cima Sud del Piz Uccello attraverso lo spigolo ESE ( it. 302 del Brenna).
Dopo essermi portato da San Bernardino all’attacco della cresta ESE (P. 2382) con un itinerario molto diretto (quindi senza passare da Cassina de Vignun), salgo sulla cresta mediante uno scivolo erboso particolarmente ripido, che già da solo sarebbe sufficiente a giustificare il PD del Brenna. Seguo poi per un po’ il ripido spigolo, ma ad un certo punto mi trovo davanti un muretto molto esposto, sospeso su parecchie decine di metri di vuoto. Va bene la purezza della linea, ma qui il rischio è enorme: decido quindi di apportare una variante all’itinerario del Brenna, portandomi sulle placche a N, sempre ben inclinate e scistose. Non appena intravedo una possibilità di riguadagnare lo spigolo lo faccio, descrivendo così una grande “V” rovesciata, tutta su placca, con appigli che si sfaldano al contatto con le mani. Raggiunto nuovamente il filo di cresta, in cui l’erba prende il posto delle placche, lo seguo fino in cima raggiungendo così l’ometto di vetta della Cima Sud del Piz Uccello (2717,7 m), quella più conosciuta. Da qua in avanti cominceranno i saliscendi, per poter proseguire nel concatenamento che mi sono prefissato.
Lasciata la Cima Sud proseguo sul filo di cresta fino alla “bocchetta” di quota 2670 circa, che separa la Sud dalla Nord, cioè la cima principale del Piz Uccello. Per raggiungere “la cima negletta”, che è poi il vero obiettivo di giornata insieme al Cavriola, scendo fino a quota 2570 circa per poi risalire in direzione N fino alle due “L” di Piz Uccello. Il pendio è molto friabile, non differentemente dalle placche della Sud, che si sfaldano al tocco. Da qui in direzione WSW senza alcuna difficoltà raggiungo la cima effettiva del Piz Uccello, la Nord (2724 m): bel panorama sulla cima minore. A proposito, il nome corretto della montagna dovrebbe essere “Monte degli Uccelli” – un po’ come “Vogelberg” – visto che le antiche carte riportavano Mons Avium.
Dalla Cima Nord la cresta sembra farsi impegnativa, ma percorrendola mi accorgo che, come spesso succede, la visuale da lontano non corrisponde a ciò che si trova da vicino. Continuo in direzione NE e raggiungo quel bel panettone chiamato a suo tempo da Zaza “Mottone del Diavolo” (P. 2798 m). La spiegazione del nome, non riportato sulle carte, sta nel fatto che poco sotto, continuando in direzione NE, la quota 2760 è conosciuta come “Bocchetta del Diavolo” (altro nome non rilevato dalla CNS, ma ben documentato storicamente dal 1915 in poi, in seguito alle esplorazioni di Erna Heydweiller, come segnala Giuseppe Brenna).
Dalla Bocchetta del Diavolo mi permetto di evitare la risalita all’anticima SW del Piz Cavriola (sembrerebbe una bella meta invernale, come tutta la zona del resto) per puntare direttamente alla cima vera e propria.
Per farlo bisogna scendere fino a circa 2680 m ed aggirare verso Est sia l’anticima SW che la cima vera e propria del Piz Cavriola, effettuando un lungo traverso su terreno molto friabile.
La via che il Brenna indica (PD) è ancora una volta “indicativa”. Egli afferma: “conviene salire verso l’evidente anticima sulla cresta NE, posta a poca distanza dalla vetta e distinguibile per il suo precipite risalto a SW. Poco prima di raggiungere la vetta dell’anticima si fa una traversata verso sinistra tra blocchi e su pietrame malfermo. Si arriva alla placconata SE della cima (placconata che, più difficilmente, si può scalare già dal basso)”.
Vedendo già dal basso che l’ipotetica “traversata verso sinistra” “poco prima di raggiungere la vetta dell’anticima NE” va ben oltre il PD – c’è un breve ma rischioso passo di III° o superiore da fare in discesa – scelgo, “più difficilmente” (ma a mio giudizio “più facilmente”) di risalire la placconata già dal basso. La roccia qui è molto meno friabile rispetto a quella del Piz Uccello e si procede bene (F, o F+ al massimo). Mi immetto in un canalino di placche e verso la fine esco sulla sinistra, su placca liscia ma con buon grip (sembra un controsenso ma così è).
Da qui salgo su sfasciumi fino al filo di cresta e poi con lieve discesa e successiva risalita mi immetto nella placconata sommitale (“la vera difficoltà” secondo il Brenna, ma è sufficiente avere un po’ di senso dell’equilibrio per passare indenni). Seguo, come dice il Maestro, prima il filo e poi la placca con vene di quarzo e raggiungo così le placchette finali, al termine delle quali campeggia il microscopico uomo di vetta del Piz Cavriola.
Per tutta la salita non faccio altro che ripetermi “questa è una montagna da fare d’inverno” e nella breve permanenza in vetta, e ancor più nella discesa, mi convinco sempre di più che è così.
Ma ormai… anche il Pesciora ed il Rotondo sono da fare d’inverno, però io li ho saliti d’estate e alla fine sono contento così.
È stata una traversata impegnativa soprattutto dal punto di vista mentale: le difficoltà non sono mai eccessive, ma, tra placche che si sfaldano, esposizione a mille e canalini insidiosi, il momento in cui ci si può rilassare davvero arriva solo sui dolci pascoli della Val Vignun. Da lì a San Bernardino il passo è breve.
Tempi:
San Bernardino – Piz Uccello Sud (via cresta ESE): 3 ore
Piz Uccello Sud - Piz Uccello Nord: 45’
Piz Uccello Nord – Piz Cavriola: 1 ora e 30’
Piz Cavriola – San Bernardino: 2 ore e 30’
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