Motta de Caslasc (2300 m)
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Bellissima ciaspolata in Alta Mesolcina, percorrendo la Val Vignun fino all’elevazione rocciosa chiamata Motta de Caslasc. Caslasc significa per l’appunto “grosso macigno, elevazione rocciosa”. Il toponimo “Val Vignun”, vista la quota, non può sicuramente essere messo in relazione con la vigna: mistero!
Secondo la tradizione si ritiene che gli ultimi tre giorni di gennaio siano i più freddi dell’anno: i cosiddetti giorni della merla non hanno smentito la loro fama, in particolare sulla vetta, dove spirava un venticello gelido.
Vedi video dell’escursione in HD
Inizio dell’escursione: ore 8:35
Fine dell’escursione: ore 13:00
Temperatura alla partenza: -5°C
Temperatura in vetta: -5°C
Temperatura al rientro: 2°C
L’idea di mettere in cantiere questa racchettata ci è venuta dopo aver letto la nuova pubblicazione edita dal Club Alpino Svizzero (CAS) e da SalvioniEdizioni: “Ticino e Mesolcina, 60 proposte di itinerari al Sud delle Alpi - Escursioni con racchette da neve”. Si tratta di una pregevole opera di Roger Welti, con una dettagliata descrizione degli itinerari, impreziosita da miniature e foto dei percorsi, dalle distanze, dai dislivelli, dai tempi di marcia, dalle difficoltà, dalle coordinate GPS, ecc. Esiste pure la versione in tedesco.
Raggiunta la località mesolcinese di San Bernardino, lasciamo l’auto nell’ampio piazzale della fonte pubblica dell’Acqua minerale San Bernardino. Leghiamo le ciaspole allo zaino e ci incamminiamo seguendo il sentiero che parte dal lato nord del piazzale. Superato un ponticello di legno ci addentriamo nel Bosch di Pescion. Pescion significa grande “pescia”, termine dialettale che designa l’abete rosso.
La neve gelata consente di proseguire senza ciaspole, anche se la pendenza è sostenuta: un inizio col botto. Dopo cinque minuti la sensazione di freddo è completamente svanita. Un’apertura tra gli abeti ci consente un notevole sguardo su una cascata gelata.
A 1750 m di quota, appena usciti dal bosco, possiamo ammirare il bellissimo panorama sulle montagne del versante opposto della valle: il Piz de Confin, il Piz de Mucia, lo Zapporthorn, il Breitstock, il Piz Moesola.
Piz de Confin (2600 m) e Piz de Mucia (2967 m)
Sul nostro versante, a circa 3 km di distanza svetta il bellissimo Piz Uccello (2724 m): sarà la star di giornata.
Sul versante sinistro del Riale di Fontanalba scorgiamo i due sci escursionisti partiti con noi. Impressionante il loro incedere: è elegante, ritmico, energico ed efficiente; non perdono un colpo. Sono diretti al Piz Uccello, così come le decine di escursionisti arrivati molto più tardi in quota.
Sul crinale meridionale del Probel, il “prato bello”, scorgiamo alcuni camosci. Scendono a basse quote, percorrendo notevoli distanze. Si abbeverano al Ri di Fontanalba, laddove le acque sgorgano dalla neve, poco sopra la Cassina de Vignun.
Superate alcune creste piuttosto ripide, raggiungiamo la piana della Cassina de Vignun (2115 m), dopo un’ora e mezza di cammino.
È un punto nodale: qui i percorsi si intrecciano e convergono verso le mete classiche: il Piz Uccello, il Piz Cavriola, il Piz de la Lumbreida, il Piz Vignun, lo Strec de Vignun, l’Einshorn. Noi, per oggi, ci accontentiamo della più modesta, ma non meno bella Motta de Caslasc (2300 m). È stata una bellissima scoperta. Il pianoro che dall’alpeggio sale fino al valico o alla nostra meta odierna è ideale da percorrere con le racchette. La neve soffice, ma portante, ci ha facilitato molto la salita. L’enorme distesa bianca, a differenza dell’impressionante versante settentrionale del Piz de la Lumbreida, ci dona serenità e piacere nel ciaspolare. Nessun timore turba la nostra escursione: il pericolo di valanghe oggi era al primo grado (debole).
Per raggiungere la cima dobbiamo percorrere la bellissima cresta orientale del motto: 200 metri di splendida salita, forse il tratto più bello della racchettata.
Nell’omino di pietra non troviamo nessun libro di vetta.
Da qui si ha una visione singolare del Piz Uccello. Se da San Bernardino questa montagna funge da icona del villaggio: un’inviolabile lama rocciosa che svetta elegante a settentrione, dalla Motta de Caslasc appare un po’ più dolce ed invitante. Sembra un ampio triangolo innevato, con pendenze di tutto rispetto: una mecca per gli sci escursionisti esperti. Nonostante la luce diffusa, ne vediamo parecchi che procedono a pochi metri dal suo margine settentrionale. Durante la discesa, quando l’orologio segna già il mezzogiorno, scorgiamo ancora circa venti sciatori che risalgono in fila indiana il suo fianco ad una quota di circa 2200 m.
Dovranno superare ancora un dislivello di oltre 500 m in ripida salita, lo stesso dislivello che noi dobbiamo affrontare in discesa per raggiungere San Bernardino.
La Val Vignun è stata una piacevolissima scoperta: una zona ideale per una racchettata adatta ad escursionisti con una buona preparazione fisica. Alcune traverse suggeriscono l’uso di ciaspole munite di lame di acciaio e ramponi.
Tempi di percorrenza:
San Bernardino (1608 m) – Cassina de Vignun (2115 m): 1:30 h
Cassina de Vignun (2115 m) – Motta de Caslasc (2300 m): 1 h
Tempo di salita: 2:30 h
Tempo totale: 4:55 h
Dislivello teorico in salita: 692 m
Dislivello teorico in discesa: 692 m
Sviluppo complessivo: 9,9 km
Difficoltà: WT3
SLF: 1
Coordinate Motta de Caslasc: 736.909/150.690
Copertura della rete cellulare: buona
Libro di vetta: no
Partecipanti: Daniele e siso.
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