Dammastock, via normale per il Rhonegletscher


Publiziert von paoloski , 22. Januar 2011 um 16:58.

Region: Welt » Schweiz » Wallis » Oberwallis
Tour Datum:15 Juni 2008
Hochtouren Schwierigkeit: WS-
Ski Schwierigkeit: WS-
Wegpunkte:
Geo-Tags: CH-UR   CH-VS 
Zeitbedarf: 9:00
Aufstieg: 1400 m
Abstieg: 1400 m
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Uscita di Goeschenen dell'autostrada A2, da qui salire ad Andermatt e seguire le indicazioni per Hospental, Realp e Furkapass. Superato il passo scendere fino al parcheggio a destra del tornante dell'Hotel Belvedere. Dal parcheggio salire a destra sulla rampa che porta al negozio, aggirarlo a destra e scendere quindi per il sentiero che, con qualche tornante, porta al ghiacciaio nei pressi della grotta di ghiaccio.
Zufahrt zum Ankunftspunkt:Gita andata e ritorno.
Unterkunftmöglichkeiten:Si trovano numerose possibilità d'alloggio a Realp, a Galenstock ed a Tiefenbach.
Kartennummer:CNS 255S Sustenpass

Il Dammastock era una di quelle cime che ci tentava da tempo ma la cui salita avevamo sempre procastinato, a spaventarci non era la difficoltà , a parte una zona di seracchi che richiede attenzione la salita è facile, o il dislivello, tutto sommato modesto, il problema è dato dalla lunghezza del percorso e dalle conseguenti cinque e più ore necessarie per raggiungere la cima a cui, inevitabilmente, segue una discesa che , almeno nell'ultima parte non può che essere su neve molto rammollita.
Finalmente troviamo la soluzione: una salita in notturna!
Siamo in sette, ci troviamo a Gaggiolo poco dopo le 20 di sabato, abbiamo già cenato, il tempo non sembra un granchè: pioviggina, partiamo fidandoci delle previsioni del tempo che a Nord danno sereno e luna quasi piena. Quando sbuchiamo dal tunnel del Gottardo non si vede nulla: nebbia fitta, passiamo Realp e, finalmente, poco dopo il tornante di Galenstock la nebbia scompare e la notte viene illuminata da una magnifica luna, una splendida notte...diveniamo tutti più allegri: le prospettive sono buone.
Alle 23,30 siamo al parcheggio dell'Hotel Belvedere, ci prepariamo indossando l'imbrago e dividendoci le corde. Ore 00,10 lasciamo le auto e, dopo aver superato la rampa di fianco al negozio di souvenirs e la discesa successiva, a mezzanotte e mezza siamo alla Grotta dell'Orso e mettiamo gli sci ai piedi.
Iniziamo la salita infinita, la parte bassa del ghiacciaio è ricoperta da una spruzzata di neve fresca, la Luna è già tramontata dietro le cime ma questo ci permette di godere della vista di una "stellata" fantastica: erano anni che non vedevo la Via Lattea!
Ci teniamo sul lato orientale del ghiacciaio, nonostante la mancanza della Luna la notte è luminosa e la luce delle frontali risulta quasi superflua, conosciamo la zona e riconosciamo le montagne che, pian piano, superiamo; dopo aver oltrepassato il "bivio" che porta al Galenstock incontriamo una zona seraccata, qui le frontali divengono indispensabili: i crepacci sono ben visibili e ben superabili ma conviene prestare la massima attenzione.
Superata la seraccata continuiamo verso Nord, la pendenza è decisamente modesta e costante, niente crepacci, la mente vaga ammaliata dall'incredibile cielo che ci sovrasta. A quota tremila metri circa deviamo verso Nord Est, ora la pendenza, finalmente, si fa più sostenuta e la neve molto più dura, mettiamo i rampanti, il cielo sta schiarendo, sono circa le cinque, la stanchezza, il sonno ed il freddo si fanno sentire...Enzo, Camilla e Francesco rinunciano e tornano indietro, io, Roberto, Silvia e Marco proseguiamo: mancano poco più di 300 metri alla cima! A 3400 metri le nuvole, (da dove diavolo arrivano?), ci avvolgono, visibilità una trentina di metri al massimo, speravo di vedere dalla vetta un magnifico panorama illuminato dalle prime luci del giorno ed invece...Alle sei siamo in cima. C'è un vento molto fastidioso, fa freddo, non dormo da quasi 24 ore e non si vede un accidente!  Vabbè, che dobbiamo farci, mi bevo un po' di te, mi mette i miei guanti più caldi e preparo gli sci per la discesa; ormai è chiaro e tutto sommato la nebbia non è così fitta da impedirci di sciare con divertimento: riusciamo a fare delle belle curve, sopra un bel fondo duro c'è almeno un mezzo metro di neve fresca, raggiungiamo la fascia di seracchi e la musica cambia: la pendenza è sui 35° ed è tutto ghiaccio: io, Roberto e Marco, pur con qualche difficoltà, scendiamo ma Silvia è alle prime armi e ci mette un bel po' riuscendo anche ad infilarsi in un piccolo crepaccio, fortunatamente senza conseguenze.
Dopo la seraccata la qualità della neve peggiora decisamente: neve morbida non ce n'è più e scendiamo praticamente su ghiaccio vivo. Alle otto e mezza siamo al parcheggio, giusto in tempo per vedere arrivare gli allievi e gli accompagnatori del Corso d'introduzione alla Montagna che devono fare l'esercitazione su ghiaccio: teoricamente dovremmo fermarci visto che io e Roberto siamo accompagnatori e Silvia è un'allieva ma, decisamente, non siamo in condizioni! Siamo autorizzati ad andarcene! Alle 12 siamo al caseificio del Gottardo a mangiarci una fondue ed a berci una, meritata, birra. Alle 15, dopo una bella doccia,  finalmente posso crollare sul letto e dormire: sono 34 ore che non chiudo occhio!

Che dire di questa gita: senz'altro il Dammastock è una di quelle cime che vale la pena di fare almeno una volta  nella vita. Tutto sommato la salita in "notturna" è la soluzione migliore: si riesce ad essere di ritorno prima che il ghiacciaio si trasformi in un forno.
Nella parte alta, dalla cima fin sotto i 3000 metri, la neve era ottima e la pendenza piacevole, la parte seraccata può presentare qualche problema per i neofiti ma se affrontata al mattino non presenta rischi di distacchi o crolli. Comunque consigliabili casco, imbrago, ramponi, corda e materiale da ghiaccio.
Dalla cima il panorama dev'essere fantastico ma questo, purtroppo, non mi è stato dato vederlo.        
     

Tourengänger: paoloski


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Kommentare (1)


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tapio hat gesagt: Che avventura!
Gesendet am 23. Januar 2011 um 01:12
Ciao Paolo, che avventura (e che impresa)! Complimenti!
Bella in particolare l'attitudine molto serafica nel constatare che la vista dalla cima non ci sarà: "Vabbè, che dobbiamo farci, mi bevo un po' di te". Racconto avvincente!
Ciao, a presto,
Fabio


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