Alpe Musella (m 2020) e Alpe Campascio (m 1844) da Campo Moro
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L’escursione con le racchette da neve qui descritta conduce ad uno degli angoli più ameni della Valle di Scerscen, coronata da una serie di cime di tutto rispetto, e ospita due rifugi: il Cesare Mitta e l’Alpe Musella.
Si trova lungo la via che da Franscia porta al Rifugio Carate e al Rifugio Marinelli. Ma per raggiungerla noi siamo partiti da Campo Moro, accorciando la strada e svolgendo l’intera escursione su terreno innevato.
Come mia abitudine, fornisco qualche informazione storica sulla meta: l’Alpe Musella.
Si hanno notizie dell’esistenza dell’Alpe fin dal 1544, quando venne assegnata unitamente all’Alpe Campascio (altra meta toccata dall’escursione) alle comunità di Melirolo e di Campo di Torre di Santa Maria. L’alpe è composta da tre diversi nuclei di baite, ogniuno corrisponde al luogo di origine degli alpigiani.
Circa l’origine del nome, esistono diverse versioni. Alcuni lo fanno derivare da un termine pre-latino che significa “mucchi di pietre”; altri dal termine medio-latino “musus”, che significa “sporgenza”; altri ancora al termine lombardo “mosa”, che significa “pantano”.
I rifugi Mitta e Alpe Musella vennero costruiti prima della Prima Guerra Mondiale. Durante il conflitto, il Rifugio Alpe Musella fu sede di un presidio di Alpini.
Nella primavera 1917 gli Alpini del presidio furono vittime di due tragici episodi valanghivi, nei quali trovarono la morte 24 soldati. Il 1° aprile, una prima valanga, si abbatté sull’edificio che li ospitava all’Alpe Musella, uccidendo 9 soldati; una seconda valanga, il 2 aprile, coinvolse una colonna di 42 soldati in discesa dal Rifugio Marinelli (che ospitava un distaccamento del presidio militare), provocando 15 vittime. Le spoglie degli Alpini deceduti per la seconda valanga furono inumate nel piccolo cimitero (il Cimitero degli Alpini) appositamente costruito nella Valle dello Scerscen, e ancora oggi meta di una cerimonia commemorativa che ha luogo annualmente.
LOCALITA' DI PARTENZA. Campo Moro, parcheggio Rifugio Zoia (m 1995).
ATTREZZATURA.
Quella standard per affrontare un’escursione invernale; naturalmente sono necessarie le racchette da neve. Ricordo che, anche se tratta di una ciaspolata, è indispensabile il set di emergenza: Artva, pala e sonda, che è obbligatorio per legge quando si percorre terreno innevato, qualsiasi sia l’attività svolta.
DIFFICOLTÀ.
L’escursione non presenta particolari difficoltà, ed è classificabile WT2.
Il percorso fino all’Alpe Musella si svolge su largo sentiero ben tracciato e segnalato privo di difficolta. La discesa all’Alpe Campascio, invece, è su un sentiero tortuoso e molto ripido che, con la neve, non sempre è di facile individuazione.
QUOTA MASSIMA: m 2025, all’Alpe Musella.
QUOTA MINIMA: m 1844, alla piana dell’Alpe Campascio.
SVILUPPO: km 9,20.
TEMPO TOTALE, comprese le soste: ore 5:55.
TEMPO EFFETTIVO DI MARCIA: ore 4:35
TEMPI PARZIALI:
DESCRIZIONE PERCORSO.
Dal parcheggio imbocchiamo la stradina sul lato opposto della strada principale, che porta alla diga del Lago di Campo Moro. Percorriamo il coronamento della diga fino alla casa del custode dove prendiamo una strada che scende verso il piede del muraglione. Trascura la deviazione a sinistra che si incontra subito dopo e, dopo un paio di tornanti nel bosco, giungiamo ad una radura: un cartello ci informa che siamo a Campo Moro (m 1934) e indica varie destinazioni. Continuiamo lungo la strada (sentiero CAI 342) perdendo quota e ignorando il bivio a sinistra, fino ad arrivare ad una sbarra (m 1880), che chiude l’accesso ai veicoli. La superiamo e continuiamo lungo la strada, ora in salita, fino al bivio con un sentiero che si stacca sulla destra, che iniziamo a percorrere risalendo il bosco di conifere. Transitiamo a lato di alcune cascatelle prodotte dal disgelo (probabilmente in estate si noterebbe solo umidità sulla roccia) e, dopo un altro tratto in salita, il sentiero spiana sbucando in una piccola radura dove, a destra, si stacca il sentiero che sale all’alpeggio di Zarri. Proseguendo in piano, rientriamo nel bosco per un breve tratto, per poi sbucare nell’ampia piana dell’Alpe Musella. Attraversiamo il torrente su uno dei ponticelli presenti dirigendoci verso una chiesetta, ai piedi della quale, uno di fronte all’altro, si trovano i due Rifugi: Alpe Musella e Mitta (m 2021).
Per il ritorno una parte del gruppo decide di seguire la stessa via dell’andata, mentre io, Paolo, Giorgio e Susanne, accompagnati da Mimo (il cane di quest’ultima), optiamo per fare un anello passando dall’Alpe Campascio. Il sentiero (301-305) inizia a scendere, in direzione Sud-Ovest, ripido per inoltrarsi poco dopo nel bosco. La neve ancora alta nasconde gran parte dei segnavia, e l’individuazione del suo tracciato non è sempre agevole, non essendo presenti orme da seguire, ma riusciamo a tenere la rotta e, in una ventina di minuti, siamo all’ampia piana dell’Alpe Campascio (m 1844). Attraversiamo l’alpe in direzione Sud, per poi piegare verso Est (a sinistra) tralasciando una traccia che prosegue sulla destra, superando un paio di torrentelli su ponticelli in legno e raggiunto il margine del bosco, dove il tracciato del sentiero si fa più evidente, ci porta ad una stradina che, passando poco a monte dell’Alpe Foppa dove ci congiungiamo alla strada abbandonata all’andata, che seguiamo fino a Campo Moro.
Nell’attraversare uno dei ponticelli nella piana dell’Alpe Campascio, la neve molle ed ormai inconsistente, ma ancora con notevole spessore, ha ceduto al passaggio di Giorgio, che è finito nel sottostante ruscello. Fortunatamente nessun danno.
NEVE.
Abbondante ma molle. Rigelo notturno. Calzate le ciaspole poco sotto la casa del custode della diga. Copertura continua sopra quota 1800. Nella parte più bassa (Paina di Campascio, in particolare) molto bagnata, al limite dello stato di fusione.
METEO.
Cielo sereno e terso. Vento Assente. Giornata calda: temperatura alla partenza 16°, all'Alpe Musella 11°, al termine 19°.
FREQUENTAZIONE.
Scarsa. Non abbiamo incontrato nessuno per tutta l’escursione.
COMPAGNI: Susanne con Mimo, Giorgio, Paolo e, fino al Rifugio Musella, Andrea, Manuela, Paola e Jacopo.
Note sitografiche:
Si trova lungo la via che da Franscia porta al Rifugio Carate e al Rifugio Marinelli. Ma per raggiungerla noi siamo partiti da Campo Moro, accorciando la strada e svolgendo l’intera escursione su terreno innevato.
Come mia abitudine, fornisco qualche informazione storica sulla meta: l’Alpe Musella.
Si hanno notizie dell’esistenza dell’Alpe fin dal 1544, quando venne assegnata unitamente all’Alpe Campascio (altra meta toccata dall’escursione) alle comunità di Melirolo e di Campo di Torre di Santa Maria. L’alpe è composta da tre diversi nuclei di baite, ogniuno corrisponde al luogo di origine degli alpigiani.
Circa l’origine del nome, esistono diverse versioni. Alcuni lo fanno derivare da un termine pre-latino che significa “mucchi di pietre”; altri dal termine medio-latino “musus”, che significa “sporgenza”; altri ancora al termine lombardo “mosa”, che significa “pantano”.
I rifugi Mitta e Alpe Musella vennero costruiti prima della Prima Guerra Mondiale. Durante il conflitto, il Rifugio Alpe Musella fu sede di un presidio di Alpini.
Nella primavera 1917 gli Alpini del presidio furono vittime di due tragici episodi valanghivi, nei quali trovarono la morte 24 soldati. Il 1° aprile, una prima valanga, si abbatté sull’edificio che li ospitava all’Alpe Musella, uccidendo 9 soldati; una seconda valanga, il 2 aprile, coinvolse una colonna di 42 soldati in discesa dal Rifugio Marinelli (che ospitava un distaccamento del presidio militare), provocando 15 vittime. Le spoglie degli Alpini deceduti per la seconda valanga furono inumate nel piccolo cimitero (il Cimitero degli Alpini) appositamente costruito nella Valle dello Scerscen, e ancora oggi meta di una cerimonia commemorativa che ha luogo annualmente.
LOCALITA' DI PARTENZA. Campo Moro, parcheggio Rifugio Zoia (m 1995).
ATTREZZATURA.
Quella standard per affrontare un’escursione invernale; naturalmente sono necessarie le racchette da neve. Ricordo che, anche se tratta di una ciaspolata, è indispensabile il set di emergenza: Artva, pala e sonda, che è obbligatorio per legge quando si percorre terreno innevato, qualsiasi sia l’attività svolta.
DIFFICOLTÀ.
L’escursione non presenta particolari difficoltà, ed è classificabile WT2.
Il percorso fino all’Alpe Musella si svolge su largo sentiero ben tracciato e segnalato privo di difficolta. La discesa all’Alpe Campascio, invece, è su un sentiero tortuoso e molto ripido che, con la neve, non sempre è di facile individuazione.
QUOTA MASSIMA: m 2025, all’Alpe Musella.
QUOTA MINIMA: m 1844, alla piana dell’Alpe Campascio.
SVILUPPO: km 9,20.
TEMPO TOTALE, comprese le soste: ore 5:55.
TEMPO EFFETTIVO DI MARCIA: ore 4:35
TEMPI PARZIALI:
da | Campo Moro | a | Alpe/Rifugio Musella: | ore 02:20; |
da | Rifugio Musella | a | Alpe Campascio: | 25 minuti; |
da | Alpe Campascio | a | Campo Moro: | ore 01:50; |
DESCRIZIONE PERCORSO.
Dal parcheggio imbocchiamo la stradina sul lato opposto della strada principale, che porta alla diga del Lago di Campo Moro. Percorriamo il coronamento della diga fino alla casa del custode dove prendiamo una strada che scende verso il piede del muraglione. Trascura la deviazione a sinistra che si incontra subito dopo e, dopo un paio di tornanti nel bosco, giungiamo ad una radura: un cartello ci informa che siamo a Campo Moro (m 1934) e indica varie destinazioni. Continuiamo lungo la strada (sentiero CAI 342) perdendo quota e ignorando il bivio a sinistra, fino ad arrivare ad una sbarra (m 1880), che chiude l’accesso ai veicoli. La superiamo e continuiamo lungo la strada, ora in salita, fino al bivio con un sentiero che si stacca sulla destra, che iniziamo a percorrere risalendo il bosco di conifere. Transitiamo a lato di alcune cascatelle prodotte dal disgelo (probabilmente in estate si noterebbe solo umidità sulla roccia) e, dopo un altro tratto in salita, il sentiero spiana sbucando in una piccola radura dove, a destra, si stacca il sentiero che sale all’alpeggio di Zarri. Proseguendo in piano, rientriamo nel bosco per un breve tratto, per poi sbucare nell’ampia piana dell’Alpe Musella. Attraversiamo il torrente su uno dei ponticelli presenti dirigendoci verso una chiesetta, ai piedi della quale, uno di fronte all’altro, si trovano i due Rifugi: Alpe Musella e Mitta (m 2021).
Per il ritorno una parte del gruppo decide di seguire la stessa via dell’andata, mentre io, Paolo, Giorgio e Susanne, accompagnati da Mimo (il cane di quest’ultima), optiamo per fare un anello passando dall’Alpe Campascio. Il sentiero (301-305) inizia a scendere, in direzione Sud-Ovest, ripido per inoltrarsi poco dopo nel bosco. La neve ancora alta nasconde gran parte dei segnavia, e l’individuazione del suo tracciato non è sempre agevole, non essendo presenti orme da seguire, ma riusciamo a tenere la rotta e, in una ventina di minuti, siamo all’ampia piana dell’Alpe Campascio (m 1844). Attraversiamo l’alpe in direzione Sud, per poi piegare verso Est (a sinistra) tralasciando una traccia che prosegue sulla destra, superando un paio di torrentelli su ponticelli in legno e raggiunto il margine del bosco, dove il tracciato del sentiero si fa più evidente, ci porta ad una stradina che, passando poco a monte dell’Alpe Foppa dove ci congiungiamo alla strada abbandonata all’andata, che seguiamo fino a Campo Moro.
Nell’attraversare uno dei ponticelli nella piana dell’Alpe Campascio, la neve molle ed ormai inconsistente, ma ancora con notevole spessore, ha ceduto al passaggio di Giorgio, che è finito nel sottostante ruscello. Fortunatamente nessun danno.
NEVE.
Abbondante ma molle. Rigelo notturno. Calzate le ciaspole poco sotto la casa del custode della diga. Copertura continua sopra quota 1800. Nella parte più bassa (Paina di Campascio, in particolare) molto bagnata, al limite dello stato di fusione.
METEO.
Cielo sereno e terso. Vento Assente. Giornata calda: temperatura alla partenza 16°, all'Alpe Musella 11°, al termine 19°.
FREQUENTAZIONE.
Scarsa. Non abbiamo incontrato nessuno per tutta l’escursione.
COMPAGNI: Susanne con Mimo, Giorgio, Paolo e, fino al Rifugio Musella, Andrea, Manuela, Paola e Jacopo.
Note sitografiche:
Tourengänger:
Alberto C.

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