Rifugi Mitta e Musella

Una validissima scelta alternativa al solito sovraffollato anello Campomoro-Rifugio Cristina-Sasso dell'Agnello. L'ambiente è molto più vario, fra mulattiere, boschi, alpeggi e pochi tratti di strada forestale; senza nemmeno poter paragonare la frequentazione, si trova comunque quasi sempre il percorso tracciato da qualche sporadico passaggio. Avendo cura di evitare il sentiero estivo diretto Franscia-Dosso dei Vetti, si può tranquillamente parlare di assoluta sicurezza dalle valanghe, permanendo solo qualche minimo rischio - in base alle temperature - di caduta di pezzi di ghiaccio dalle cospicue colate nei pressi dell'Alpe Foppa. Stupenda la visuale dell'ampio anfiteatro dominante l'Alpe Musella, racchiuso fra le pareti del Monte delle Forbici, le Cime di Musella e tutta la bastionata occidentale del Sasso Moro: sarebbe molto bello salire fino al sovrastante Rifugio Carate, ma le condizioni dei pendii (i famosi "Sette Sospiri, per intendersi) sono da valutarsi con la massima attenzione in inverno. Pochissimo disturbo da parte dei rumori provenienti dall'impianto di risalita "Dosso dei Vetti" (e dai suoi frequentatori) perchè lo si accosta - invisibile - solo per brevissimo tratto.


Dal parcheggio si volge a sinistra andando a salire verso l'abitato: nei pressi di una centralina idroelettrica si oltrepassa l'accesso alle gole basse dello Scerscen e, dopo il tornante, anche l'inizio del sentiero diretto per il Dosso dei Vetti (possibile caduta di lastroni di neve dalle rocce a monte). Si prosegue finchè, dopo le ultime baite, la strada sale in ambiente aperto e compie un ampio tornante: qui, abbandonando il prosieguo verso le cave, si entra nei prati in direzione di un isolato gruppo di stalle ed abitazioni; in alto a destra, fra due villette rustiche, si incontra una mulattiera proveniente dalla cava più alta e la si segue verso destra: è un ottimo e largo tracciato costruito per l'accesso ai cantieri delle dighe che percorre la balza sud-est del Monte Motta. Con vari tornanti nel bosco si raggiunge un rettilineo che, proprio sopra Fontane, curva a sinistra per approdare ai pascoli e all'ex-rifugio Scerscen (un tempo - prima della costruzione della provinciale e delle dighe - passaggio obbligato sul percorso Lanzada-Bernina) del Dosso dei Vetti. Si prosegue in piano lungo la pista forestale di accesso (proveniente da una diramazione dei tracciati di servizio agli impianti sciistici; sentieri estivi per il Passo di Campolungo ed il Bocchel del Torno) fino a ritrovare la vecchia mulattiera per Musella (che attualmente, sotto la neve, risulta spianata da gettate di ghiaia compattante per agevolare il passaggio delle eMTB). Un ponte attraverso lo Scerscen permette di raggiungere la spianata alluvionale di Campascio che va percorsa fino al suo termine presso la baita isolata più grande (l'estensione di pascoli risulta erosa e sommersa di detrito dopo l'alluvione del 1987); aggirando la costruzione da un lato, si riprende il sentiero, a tratti visibile e a tratti facilmente ignorabile seguendo gli evidenti spazi liberi fra radure e corridoi sgombri dalla vegetazione nel bosco di abeti rossi. L'Alpe Musella è un'amplissima spianata compresa fra le pendici del Sasso Moro (dove passa il sentiero estivo per il Rifugio Carate) e un margine rialzato affacciato sul pendio verso l'Alpe Campascio: proprio qui, fra alcune villette private, una chiesetta e - più discosto - il nucleo originale, sorgono le due costruzioni adiacenti dei Rifugi Musella e Mitta (privati, normalmente aperti solo in estate con funzione di pensione/albergo). Messo piede sulla spianata, si volge a destra a fianco del torrente e lo si segue fino a scorgere nella neve la sagoma del tratturo che entra nel bosco di larici in direzione di Campomoro; dopo un tratto in blanda salita, un paio di ripidi tornanti accompagna ad un bivio con una pista forestale: si lascia a destra la direzione che riporterebbe all'Alpe Campascio (e discesa nelle Gole dello Scerscen) e si prosegue dapprima in saliscendi e poi netta discesa camminando a margine di una lunga e strapiombante bancata di rocce serpentinose - bellissimi i colori dal nero al ruggine al verde - che incombono ornate da minacciose candele di ghiaccio (prestare attenzione nelle ore più calde). Si raggiunge a questo punto un secondo bivio con una pista che, ancora una volta, va ignorata nella sua direzione destra; proseguendo a sinistra si trovano dopo poche decine di metri le indicazioni per Foppa e Franscia: il sentiero retroverte bruscamente ed inizia una lunga discesa nella fitta abetaia fino ai prati ed alle abitazioni di Franscia. Lungo il percorso, poco innevato e molto ghiacciato (sono utili racchette da neve molto ramponate), si raggiunge ed aggira la profonda conca dell'Alpe Foppa, pochi ruderi di baite circondate da pareti rocciose, e si oltrepassano un paio di bivii non segnalati (vie di fuga dalle Gole dello Scerscen, non praticabili in inverno). A Franscia si raggiunge l'abitato tramite un  sentiero scalinato chiuso fra muri a secco, non lontano dal torrente Cormor e dalla ex-caserma GdF.