Lago di Rogneda
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Non è un periodo molto produttivo per le gite in montagna, almeno qui in Valtellina: quando non piove - ed è già un avvenimento - la quantità di neve ancora al suolo al di sopra dei 2300 metri risulta di grande impedimento; se al mattino il rigelo (se proprio vogliamo chiamarlo così) permette ancora una progressione decente con solo qualche raro cedimento, nel pomeriggio la situazione precipita: la lentezza e la cautela nella progressione sarebbero fastidi ancora accettabili, ma l'impossibilità di individuare i vuoti fra i massi nell'attraversamento delle "gande" rientra tra i fattori di rischio inaccettabili. Quest'oggi, alla mia terza caduta fino all'altezza del bacino in buche invisibili ed imprevedibili, rinunciamo al proseguimento della gita e torniamo.
L'escursione si è quindi ridotta ad una bella passeggiata (in assenza di neve difficoltà T1) fino ad un laghetto che, nei nostri precedenti passaggi estivo-autunnali da queste parti, mai si era mostrato come tale: la siccità ed il calore lo avevano ridotto per evaporazione ad una conca asciutta e sassosa o, al massimo, ad una pozza fangosa.
Dal parcheggio presso Boirolo si cammina lungamente sul proseguimento della pista (ora solo per i veicoli autorizzati ed originariamente individuata come "Risc del Bau") oltrepassando il pianoro di Biazza e poi quello di Santo Stefano, con la sua antichissima chiesetta ed un ristoro ANA. La carrozzabile, che qui è affiancata da un canale per l'irrigazione dei maggenghi (di recente restaurato, ma palesemente inutilizzato), fin qui assai ripida, spiana un poco proseguendo verso la testata della Valle della Rogna ed abbandonando il percorso lungo il crinale seguito fino a questo punto, peraltro poco riconoscibile come tale. Ad un bivio, individuabile per la presenza di un masso con la scritta "S.Stefano Run", si volge a sinistra andando ad attraversare un ponte sul torrente: si trascura la pista dismessa ed erbosa che prosegue verso ovest e si risale parallelamente al rivo lungo le labilissime tracce del "Sentèe de Rugneda", ormai del tutto trascurato e totalmente inerbito. Il passaggio, che gradualmente si allontana dal corso d'acqua per accedere ad una valletta poco accennata, dopo aver attraversato alcuni dossi alla base dei pendii (oggi con forte rischio di valanga) del Dos Lis, sbuca nei pressi del lungo fabbricato dell'Alpe Rogneda, ricongiungendosi alla pista carrozzabile abbandonata presso il masso con scritta. Da qui la copertura nevosa al suolo diventa prevalente, e, dove la neve se ne è già andata, si procede su terreno intriso d'acqua o nettamente paludoso. Dalla cascina si dipartono due piste: noi trascuriamo quella di sinistra che sale verso la Bocchetta di Mara e ci dirigiamo a destra verso la presa idrica del Torrente Rogna. Una discesa porta ad accostare la conca paludosa del "Laghet" (ex-lago ormai interrato) e, poco lontano ma sulla riva opposta del torrente, una seconda cascina rimodernata; quindi si sale a fianco delle sorgenti captate e protette da un vasto steccato aggirandole a monte: un dosso privo di neve permette di riconoscere un tratto di buon sentiero (diretto alla Bocchetta nord di Rogneda ed alla vetta di Rhon). Dalla cima del dosso, oltre una spianata, si individua la posizione del Lago di Rogneda, colmo di ghiaccio e neve imbibita d'acqua, che formano chiazze di uno splendido color turchese.
Tentiamo, pur con più di un tentennamento nelle intenzioni, di tener fede al progetto escursionistico iniziale e proviamo ad aggirare dall'alto l'anfiteatro di Rogneda in cerca di collegamenti fra le aree prive di neve: in pratica non è possibile e se molti pendii a pascolo sono puliti, l'attraversamento delle numerose colate di massi dalle Cime di Rogneda si rivela eccessivamente rischioso. Sotto la verticale della Corna Nera interrompiamo la direttiva verso la Bocchetta di Mara e scendiamo - non senza difficoltà e molte cadute - fino alla cascina alta di Rogneda, dove si trova anche un locale disadorno ma sempre aperto. Rientriamo quindi al punto di partenza evitando la valletta del "Sentèe de Rugneda" per seguire con calma tutta la pista carrozzabile.
L'escursione si è quindi ridotta ad una bella passeggiata (in assenza di neve difficoltà T1) fino ad un laghetto che, nei nostri precedenti passaggi estivo-autunnali da queste parti, mai si era mostrato come tale: la siccità ed il calore lo avevano ridotto per evaporazione ad una conca asciutta e sassosa o, al massimo, ad una pozza fangosa.
Dal parcheggio presso Boirolo si cammina lungamente sul proseguimento della pista (ora solo per i veicoli autorizzati ed originariamente individuata come "Risc del Bau") oltrepassando il pianoro di Biazza e poi quello di Santo Stefano, con la sua antichissima chiesetta ed un ristoro ANA. La carrozzabile, che qui è affiancata da un canale per l'irrigazione dei maggenghi (di recente restaurato, ma palesemente inutilizzato), fin qui assai ripida, spiana un poco proseguendo verso la testata della Valle della Rogna ed abbandonando il percorso lungo il crinale seguito fino a questo punto, peraltro poco riconoscibile come tale. Ad un bivio, individuabile per la presenza di un masso con la scritta "S.Stefano Run", si volge a sinistra andando ad attraversare un ponte sul torrente: si trascura la pista dismessa ed erbosa che prosegue verso ovest e si risale parallelamente al rivo lungo le labilissime tracce del "Sentèe de Rugneda", ormai del tutto trascurato e totalmente inerbito. Il passaggio, che gradualmente si allontana dal corso d'acqua per accedere ad una valletta poco accennata, dopo aver attraversato alcuni dossi alla base dei pendii (oggi con forte rischio di valanga) del Dos Lis, sbuca nei pressi del lungo fabbricato dell'Alpe Rogneda, ricongiungendosi alla pista carrozzabile abbandonata presso il masso con scritta. Da qui la copertura nevosa al suolo diventa prevalente, e, dove la neve se ne è già andata, si procede su terreno intriso d'acqua o nettamente paludoso. Dalla cascina si dipartono due piste: noi trascuriamo quella di sinistra che sale verso la Bocchetta di Mara e ci dirigiamo a destra verso la presa idrica del Torrente Rogna. Una discesa porta ad accostare la conca paludosa del "Laghet" (ex-lago ormai interrato) e, poco lontano ma sulla riva opposta del torrente, una seconda cascina rimodernata; quindi si sale a fianco delle sorgenti captate e protette da un vasto steccato aggirandole a monte: un dosso privo di neve permette di riconoscere un tratto di buon sentiero (diretto alla Bocchetta nord di Rogneda ed alla vetta di Rhon). Dalla cima del dosso, oltre una spianata, si individua la posizione del Lago di Rogneda, colmo di ghiaccio e neve imbibita d'acqua, che formano chiazze di uno splendido color turchese.
Tentiamo, pur con più di un tentennamento nelle intenzioni, di tener fede al progetto escursionistico iniziale e proviamo ad aggirare dall'alto l'anfiteatro di Rogneda in cerca di collegamenti fra le aree prive di neve: in pratica non è possibile e se molti pendii a pascolo sono puliti, l'attraversamento delle numerose colate di massi dalle Cime di Rogneda si rivela eccessivamente rischioso. Sotto la verticale della Corna Nera interrompiamo la direttiva verso la Bocchetta di Mara e scendiamo - non senza difficoltà e molte cadute - fino alla cascina alta di Rogneda, dove si trova anche un locale disadorno ma sempre aperto. Rientriamo quindi al punto di partenza evitando la valletta del "Sentèe de Rugneda" per seguire con calma tutta la pista carrozzabile.
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