Mont Glacier (3186m) e Mont Rascias (2783m) - prendendola larga
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“Christian, ci saresti domani per una gita in montagna? Magari una cosa tranquilla, sono fermo da quasi un mese”. “Ok Sergio, ho un impegno serale e non vorrei fare tardi, quindi si può fare”. “Bene, è da qualche anno che mi interessa il Bocon Damon / Punta Giassit in Val de Champorcher, restiamo sotto i 1200m di dislivello, zona selvaggia ma percorso non difficile”.
Più o meno questo è l’accordo della vigilia, quindi alle 8.20 io e Christian
Ramingo ci incamminiamo dal parcheggio di Champorcher – Petit Mont Blanc alla volta del vallone di Raty. Dopo circa 30 minuti e 2 km di strada noiosa (quella che porta a Dondena), si stacca sulla destra uno sterrato che in breve porta a Gnapy. Da qui, con bel sentiero nel rado bosco, in breve giungiamo al Lac Raty. Qui la cima del Bocon Damon è ben visibile, ma non c’è alcun sentiero e quindi ne approfittiamo per farci raggiungere da un paio di escursionisti che arrivano dalla zona di Cima Piana, e chiedere loro qualche dettaglio.
In realtà sono due guardie del Parco Mont Avic in perlustrazione, che ci informano che la cima è “inaccessibile” da qualunque via (inclusa nel caso la diretta da Dondena, usata di solito dagli scialpinisti), per consentire il ripopolamento dei grandi ungulati. Ci spiegano che il divieto è chiaramente riportato sul sito web del Parco, mentre le salite abusive fioccano su praticamente tutti i portali web di montagna. Ci intimano di restare sui soli sentieri segnati, che però portano a zone che ci interessano poco (ad es. il lato Cima Piana / Torretta). Non ci resta allora che salire al Col Raty, scendere a Dondena e da lì inventarsi qualcosa per dare un senso alla levataccia, alle tre ore già trascorse e ai 700m di dislivello (al colle) già messi nelle gambe.
Mi viene in mente la balena spiaggiata del Mont Rascias, che domina il lago Miserin. Christian preferirebbe invece un 3K, ad es. il Mont Glacier che però io ho già salito nel 2022. Alla fine ci accordiamo per l’ambizioso programma di salirli entrambi, quindi ci affrettiamo perché sono le 11.30 e siamo solo a Dondena, dove nel frattempo sembra arrivato il mondo.
Ci teniamo sul lato sinistro idrografico dell’Ayasse, e risaliamo poi liberamente il ripido prato per intercettare la normale al Glacier quasi al passaggio sotto il Mont Delà, quindi in vetta per la via conosciuta. Varie persone sul percorso.
Scesi di nuovo sotto il Mont Delà, non seguiamo il sentiero ufficiale perché ci porterebbe troppo in su nella valle, quindi ci buttiamo giù liberamente per i ripidissimi prati fino a intercettare alle 15:00 il ponte sul torrente Ayasse (Pian Enseta) a quota 2334m. Passiamo di là e iniziamo faticosamente a risalire i pendii basali del Rascias fino a intercettarne la larga cresta Est in corrispondenza di alcuni tralicci: seguendo gli ometti e alcuni affioramenti di pietre quarzose, raggiungiamo infine anche la bandierina di questa stranissima e poco frequentata vetta.
Potremmo puntare alla poco pronunciata cima del Mont Dondena (paravalanghe) e da lì scendere direttamente all'omonimo rifugio, ma da sopra non è chiarissimo dove passare. Scendiamo allora lungo la via di salita, ma ripassando da un evidente tratturo capiamo che potrebbe collegare il Rifugio Miserin con il Rifugio Dondena: in effetti è così, arriviamo al rifugio e poi da lì giù all'auto tramite la solita strada (che mi è parsa in ottime condizioni).
Escursione decisamente fuori dai canoni, molto faticosa anche se priva di vere difficoltà. Stambecchi e camosci ovunque, apparentemente non disturbati dalla presenza umana. Probabilmente l’intenzione del Parco è preservare queste specie nelle zone non servite da sentieri, quindi normalmente meno frequentate. In caso di scarsa visibilità, anche il panettone del Rascias può essere pericoloso perchè è a picco sul lago Miserin.
Più o meno questo è l’accordo della vigilia, quindi alle 8.20 io e Christian

In realtà sono due guardie del Parco Mont Avic in perlustrazione, che ci informano che la cima è “inaccessibile” da qualunque via (inclusa nel caso la diretta da Dondena, usata di solito dagli scialpinisti), per consentire il ripopolamento dei grandi ungulati. Ci spiegano che il divieto è chiaramente riportato sul sito web del Parco, mentre le salite abusive fioccano su praticamente tutti i portali web di montagna. Ci intimano di restare sui soli sentieri segnati, che però portano a zone che ci interessano poco (ad es. il lato Cima Piana / Torretta). Non ci resta allora che salire al Col Raty, scendere a Dondena e da lì inventarsi qualcosa per dare un senso alla levataccia, alle tre ore già trascorse e ai 700m di dislivello (al colle) già messi nelle gambe.
Mi viene in mente la balena spiaggiata del Mont Rascias, che domina il lago Miserin. Christian preferirebbe invece un 3K, ad es. il Mont Glacier che però io ho già salito nel 2022. Alla fine ci accordiamo per l’ambizioso programma di salirli entrambi, quindi ci affrettiamo perché sono le 11.30 e siamo solo a Dondena, dove nel frattempo sembra arrivato il mondo.
Ci teniamo sul lato sinistro idrografico dell’Ayasse, e risaliamo poi liberamente il ripido prato per intercettare la normale al Glacier quasi al passaggio sotto il Mont Delà, quindi in vetta per la via conosciuta. Varie persone sul percorso.
Scesi di nuovo sotto il Mont Delà, non seguiamo il sentiero ufficiale perché ci porterebbe troppo in su nella valle, quindi ci buttiamo giù liberamente per i ripidissimi prati fino a intercettare alle 15:00 il ponte sul torrente Ayasse (Pian Enseta) a quota 2334m. Passiamo di là e iniziamo faticosamente a risalire i pendii basali del Rascias fino a intercettarne la larga cresta Est in corrispondenza di alcuni tralicci: seguendo gli ometti e alcuni affioramenti di pietre quarzose, raggiungiamo infine anche la bandierina di questa stranissima e poco frequentata vetta.
Potremmo puntare alla poco pronunciata cima del Mont Dondena (paravalanghe) e da lì scendere direttamente all'omonimo rifugio, ma da sopra non è chiarissimo dove passare. Scendiamo allora lungo la via di salita, ma ripassando da un evidente tratturo capiamo che potrebbe collegare il Rifugio Miserin con il Rifugio Dondena: in effetti è così, arriviamo al rifugio e poi da lì giù all'auto tramite la solita strada (che mi è parsa in ottime condizioni).
Escursione decisamente fuori dai canoni, molto faticosa anche se priva di vere difficoltà. Stambecchi e camosci ovunque, apparentemente non disturbati dalla presenza umana. Probabilmente l’intenzione del Parco è preservare queste specie nelle zone non servite da sentieri, quindi normalmente meno frequentate. In caso di scarsa visibilità, anche il panettone del Rascias può essere pericoloso perchè è a picco sul lago Miserin.
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