Un anello in Val Veddasca: Gambarogno e Monteviasco


Publiziert von cai56 , 18. September 2023 um 19:06. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Schweiz » Tessin » Sottoceneri
Tour Datum:14 September 2023
Wandern Schwierigkeit: T2 - Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: CH-TI   Gruppo Monte Gambarogno   I   Gruppo Tamaro-Lema 
Zeitbedarf: 10:30
Aufstieg: 2223 m
Abstieg: 2223 m
Strecke:Circolare 26,34
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Da Varese a Luino ed a Maccagno; qui si imbocca la stretta strada della Val Veddasca e la si percorre fino ad oltrepassare il confine svizzero di Indemini. Poco oltre il paese si raggiunge il colle dell'Alpe di Neggia. Pochi posti di parcheggio in corrispondenza del valico (attualmente l'area a bordo strada verso Indemini è chiusa).

Raramente siamo venuti nel passato da queste parti che, immeritatamente, godono di notorietà e frequentazione prevalentemente locale (se pure intesa in senso lato...): di sicuro non si parla di montagne impervie o con vie di salita tecnicamente impegnative, ma qui l'interesse è panoramico e, ancor più, ambientale. Se molti saliranno sul Monte Gambarogno o sul Monte Tamaro, ben pochi credo che verranno fin qui per seguire la traversata fra Monteviasco ed Indemini, perdendo l'occasione di addentrarsi in un ambiente boschivo pressochè integro e sovrapponibile a quello di almeno cent'anni fa, ma soprattutto di percorrere la scalinata per i Monti Sciaga che nulla ha da invidiare a quella di Monteviasco e che anzi, vista la scarsa frequentazione, appare più autentica e meno addomesticata.
Purtroppo per noi, meteorologicamente parlando, dopo una mattinata ed un primo pomeriggio limpidi e soleggiati, siamo incappati (e lo abbiamo subito per alcune ore) in un anticipo di perturbazione piovosa particolarmente produttivo, ma almeno non temporalesco: i colori nel bosco e l'atmosfera nebbiosa tutto attorno hanno goduto di un particolare cambiamento che ha comunque alleviato gli altri ovvii disagi legati alla pioggia.


Dal colle dell'Alpe di Neggia, seguendo le precise indicazioni (che non mancheranno mai durante tutta l'escursione), si sale subito verso i prati di fronte alla fermata dell'autopostale e che ospitano un piccolo skilift; nei pressi di una cascina si trascura subito la traccia direttissima (veloce, ma priva di vedute) per la cima, andando a seguire la bella mulattiera che si dirige ad attraversare un tratto roccioso (Piodee di Agra) di lastroni coricati e lisci per raggiungere ed aggirare il costone nord, dove si trova un incrocio di sentieri. Volgendo ora verso sud e salendo un paio di tornanti, si arriva in prossimità di due capanne militari chiuse: da qui è conveniente deviare per breve tratto a sinistra per raggiungere la croce del cosiddetto M.Gambarogno-cima orientale (senza nome su CNS), dove il panorama è eccezionale specialmente sul bacino settentrionale del Lago Maggiore, Locarno e le Bolle di Magadino. Tornati alle capanne, si prosegue per breve tratto fin nei pressi della cima, dove attualmente si stanno concludendo i lavori di ammodernamento della capanna di vetta (anche questa ex-militare, in uso alla società UTOE); aggirando il recinto del cantiere, si transita sull'eliporto provvisorio della cima del Monte Gambarogno e si inizia a percorrere la cresta sud-ovest della montagna. La CNS mostra una traccia di sentiero discontinua, ma in realtà, benchè non segnalato, è sempre presente un buon passaggio che, sul crinale o nelle sue immediate vicinanze, scende fino al promontorio roccioso dei Sassi Gialli. Da qui, dopo una iniziale fascia di conifere, si entra in una ripida faggeta dove, divallando a destra, mantenere la giusta direzione potrebbe risultare impegnativo se non ci fossero opportuni bolli di vernice rossa; dopo aver affiancato una vasta colata di pietrame dal lato sinistro, si rientra tra gli alberi e si scende "in libera" fino ad incrociare la mulattiera M.Gambarogno-Alpe Cedullo-S.Anna. Seguendola in lieve salita verso sinistra, in breve si raggiunge la radura che ospita la frequentata cappella-rifugio di Sant'Anna: il luogo è di importanza storica, data la sua antica funzione di unica possibilità di collegamento fra Indemini ed il resto del Ticino fino al 1920, anno di apertura della carrozzabile dell'Alpe di Neggia. Nei pressi di un masso con incisioni prende avvio il sentiero per il Monte Paglione; inizialmente si sale ripidamente attraverso il bosco, poi se ne esce per seguire la groppa erbosa della vetta, dove un cippo confinario indica un brusco cambiamento di direzione della frontiera. Proseguendo sul sentierino erboso che percorre la dorsale si raggiunge in breve la croce del Monte Covreto, completamente in territorio svizzero, visto che la linea dei cippi scorre più in basso verso est; una traccia di passaggio in ripida discesa accompagna ad attraversare impercettibilmente la frontiera nei pressi di un affioramento di rocce, per poi scendere in una valletta da cui imbocca il sentierino che sale la cresta del Monte Corbaro, sulla cui sima si trovano una crocetta ed un altarino. Sul versante sud si percorre una larga traccia erosa e sassosa che raggiunge rapidamente il cosiddetto Passo di Fontanarossa, incrocio con una pista proveniente dalla Forcora, e subito si raggiungono le belle baite di Monterecchio. Dalla piccola località, per scendere a valle, non esiste purtroppo alternativa al seguire la sterrata di accesso da Biegno: si cammina sempre nel bosco, con l'unica eccezione dell'attraversamento dei prati della frazione Cangili. Raggiunta Biegno, dai pressi della chiesa si attraversano parecchi vicoli del villaggio fino a trovare il sentiero per Piero: è il tratto più impervio di tutta l'escursione, che segue un percorso tortuoso, ripido e sdrucciolevole sul terriccio del fondo, ed inoltre recentemente rovinato da una frana e da alcuni alberi sradicati. Il guado di un modesto rivo precede l'ingresso fra le case di Piero, qua e là ancora abitate in modo permanente; seguendo la breve carrabile di accesso si scende ad attraversare il torrente Giona su di un ponte in traliccio metallico. Dopo pochi metri sulla riva opposta si incontra l'inizio della celebre mulattiera gradinata per Monteviasco: si tratta di un bellissimo tracciato a tornanti gradinati attraverso un bosco di castagni da frutto; la salita è regolare e continua fino al santuario della Madonna della Serta, e proprio qui noi dovremmo imboccare la deviazione del sentiero per Indemini, ma è interessante proseguire per pochi passi fino a raggiungere il  paese ed almeno affacciarsi dalla balconata del piccolo sagrato della chiesa. Ridiscesi al bivio presso la Madonna della Serta, ci si appresta ad intraprendere il segmento meno popolare dell'escursione: l'aver colpevolmente un po'improvvisato questo anello, non mi ha permesso di realizzarne i cospicui sbalzi altimetrici che lo caratterizzano. Inizialmente si segue un lungo tratto a saliscendi nel bosco ceduo fino al guado del torrente che scorre nel vallone discendente dal Sasso della Gallina (Alpe Merigetto), poi si affronta lo sbalzo che porta ai ruderi dell'Alpe Rassina; poi, in falsopiano, si arriva in località Finardo ad attraversare nuovamente la linea di confine: ci se ne accorge solo perchè i cartelli indicatori diventano gialli. Una opportuna frequente bollatura guida - senza sentiero - la ripida discesa della faggeta che permette di raggiungere il fondo della Val Lavarè: abbiamo perso circa trecento metri di dislivello. Di nuovo pianeggiando, si raggiunge un bivio: a sinistra si prosegue per Indemini, a destra l'invitante possibilità di raggiungere direttamente (a posteriori non poi così tanto) l'Alpe di Neggia. Il rischio di dover percorrere tratti della carrozzabile dopo Indemini ci induce a fare la scelta alternativa. Benchè ci si stia muovendo in territori abbandonati ormai da tempo dalla vita e dalle attività quotidiane, abbiamo la sorpresa di trovarci a percorrere una mulattiera acciottolata e gradinata, ancora perfettamente conservata e mantenuta. Da circa 770 metri di quota risaliamo, incontrando ruderi sparsi ed un pilone votivo, ai 1154 metri dei Monti Sciaga, dove le cascine - numerose in una radura - sono spesso pericolanti; ci troviamo sotto la verticale del versante compreso fra la Bassa di Montoia e la Bassa di Indemini, che da qui in avanti si presenta molto anfrattuoso dei numerosi valloni che scendono a confluire nel Giona. Il sentiero è agevole e non presenta particolari oscillazioni di pendenza; dopo diversi guadi si allarga a pista ed in breve raggiunge la carrozzabile che da Indemini sale al colle dell'Alpe di Neggia. Raggiunti i Monti Idacca (sparsi in vari nuclei), si segue un sentiero che, comportandosi da scorciatioia e attraversata la strada per tre volte, dopo un lungo tratto ancora nel bosco, esce sui prati di Neggia nei pressi della stazione a valle dello skilift.

Tourengänger: cai56, chiaraa
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Kommentare (4)


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Antonio59 ! hat gesagt:
Gesendet am 20. September 2023 um 19:30
Che girone, molto lungo.
Ciao
Antonio

cai56 hat gesagt: RE:
Gesendet am 22. September 2023 um 13:24
Di fisso avevamo solo l'idea di salire sul M.Gambarogno, poi il resto è stato improvvisato con il proposito di effettuare un anello.
Ciao
Marco

Poncione hat gesagt:
Gesendet am 22. September 2023 um 13:34
Bravi, molto bello. Il tratto Monteviasco Indemini lo conosco di fama ma tuttora non l'ho ancora fatto.

cai56 hat gesagt: RE:
Gesendet am 22. September 2023 um 13:40
Grazie. Quel tratto vale la pena solo per vedere la scalinata dei Monti Sciaga.
Marco


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