Veddasca tour
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Bellissima cavalcata sulle creste tra le cime che contornano la Val Veddasca, valle percorsa dal torrente Giona che sfocia a Maccagno. Pur essendo in territorio italiano, la testata della valle si trova in Svizzera come tutte le cime principali che la attorniano.
Riuscendo ad organizzare la partenza già in quota abbiamo valutato la fattibilità di questa escursione: si tratta di un susseguirsi di salite che singolarmente non sono impegnative ma sommate portano ad un dislivello e uno sviluppo importante. Non essendoci collegamenti né stradali, né di sentieri fra i due versanti della valle se non nella parte alta, è necessario organizzarci con due auto.
Andrea, l'ideatore di questo progetto, riesce ad organizzare gli spostamenti in auto. Siamo in 4 escursionisti (Andrea, Dario, Ezio e Kristina), Domenico ci accompagnerà in auto alla partenza e nel primo tratto di cammino e Francesco ci verrà a prendere all'arrivo.
Arriviamo in auto al Rifugio Campiglio in località Pradecolo (1184) ed iniziamo il cammino sul sentiero per il Lema. Ci immettiamo sulla pista forestale che conduce ai ruderi dall'Alpe Pian di Runo (1337), dove la pista fa un tornante. La pista diventa sentiero che sale sulla dorsale ovest del monte. Raggiunta la croce di vetta sulla tondeggiante cima del Monte Lema (1621), salutiamo e ringraziamo Domenico che ci ha accompagnato fin qui. Entrati in territorio elvetico scendiamo alla stazione d'arrivo della funivia dove c'è l'ostello Monte Lema (1550). Tra i rododendri proseguiamo la discesa fino alla forcola d'Arasio (1481) dove, alla fontana, facciamo rifornimento d'acqua; fino al Neggia non ne troveremo più. Risaliamo al piano del Poncione e proseguiamo sul sentiero della traversata Lema- Tamaro. Decidiamo di evitare di salire alle cime intermedie ma di seguire il sentiero, visto che il cammino che ci aspetta è ancora lungo. Proseguiamo con vari saliscendi su tratti panoramici attrezzati con funi corrimano. Aggiriamo, in successione, le cime dello Zottone, del Monte Magino e del Monte Magno ed arriviamo al rifugio del Passo d'Agario (1560) dove ci concediamo una sosta. Riprendiamo la via salendo verso il Monte Pola. A Pianoni lasciamo il tracciato Lema-Tamaro per svoltare a destra sul sentiero che, seguendo la dorsale, sale alla croce di vetta del Monte Gradiccioli (1936). Scendiamo su un impervio e ripido sentiero sassoso che ritorna sulla Lema- Tamaro all'altezza della Bassa di Montoia (1764). Risaliti brevemente su un colle, scendiamo alla Bassa di Indemini (1723), dove comincia la salita al Tamaro. Il sentiero, da qualche anno, è stato ritracciato; vari tornanti rendono un poco più dolce la comunque ripida salita. Raggiunta la cima del Monte Tamaro (1962) ci concediamo la pausa-pranzo. Siamo a circa metà del nostro cammino. Scendiamo verso il Neggia sul ripido e sassoso sentiero reso insidioso dalla presenza di qualche nevaio residuo. Arrivati sul sentiero per il rifugio il percorso si fa più tranquillo. Arriviamo sulla strada asfaltata al Passo del Neggia (1395) dove facciamo rifornimento di acqua. Iniziamo la salita al Gambarogno non sul sentiero ufficiale ma sul tracciato diretto che taglia ripido sui prati della pista da sci. Sotto il sole cocente guadagniamo faticosamente quota fino alla croce di vetta della cima orientale del Gambarogno (1687). Sul sentiero di cresta raggiungiamo la cima del Monte Gambarogno (1734). Proseguiamo scendendo sulla cresta del versante opposto. Dopo una sosta tra i larici procediamo verso i Sassi Gialli su un tracciato che si fa insidioso. Arriviamo ad un grosso ometto dove svoltiamo decisamente a destra scendendo verso S.Anna. Un secondo ometto ci indirizza nella giusta direzione. L'ultima volta che ero passato da qui non avevo visto il secondo ometto e mi ero incasinato tra pietraie e rododendri. Questa volta seguiamo la via giusta che scende lungo la grossa ganda e, nel bosco, arriviamo alla radura del rifugio-chiesa di Sant'Anna (1342). Ci riforniamo di acqua alla fontana e riprendiamo la via. Un bel sentiero nel bosco risale il pendio. Quando usciamo dal bosco siamo sulla piatta cima del Monte Paglione (1554). Saliamo lungo la costa erbosa che ci porta alla croce di vetta del Covreto (1594). Su un tracciato diretto scendiamo alla sella che fa da confine e, in territorio italiano, risaliamo brevemente alla cima del Sasso Corbaro (1555). Un ripido sentiero ci porta al bivio del passo di Fontana Rossa (1390). Seguiamo il sentiero in direzione della Forcora nella bella betulleta della costa del Faietto. Dopo alcuni saliscendi la via si abbassa decisamente alla Forcoletta (1297) per risalire dolcemente alla cima del Monte Sirti (1344). Una breve discesa ci porta ai prati della Forcora (1179) dove si conclude il nostro lungo cammino.
Partecipanti: Andrea, Dario, Ezio, Kristina.
Tempi di percorrenza parte 1: 50' al Lema, 3h20' al Gradiccioli, 4h20' al Tamaro, 1h00' sosta sul Tamaro.
Tempi di percorrenza parte 2: 1h00' al Neggia, 1h50' al Gambarogno, 2h50' a S.Anna, 3h40' al Covreto, 4h50' alla Forcora. Tempo totale 10h10' (soste 2h00')
Lunghezza del percorso: 24,5km
Meteo: bello
Riuscendo ad organizzare la partenza già in quota abbiamo valutato la fattibilità di questa escursione: si tratta di un susseguirsi di salite che singolarmente non sono impegnative ma sommate portano ad un dislivello e uno sviluppo importante. Non essendoci collegamenti né stradali, né di sentieri fra i due versanti della valle se non nella parte alta, è necessario organizzarci con due auto.
Andrea, l'ideatore di questo progetto, riesce ad organizzare gli spostamenti in auto. Siamo in 4 escursionisti (Andrea, Dario, Ezio e Kristina), Domenico ci accompagnerà in auto alla partenza e nel primo tratto di cammino e Francesco ci verrà a prendere all'arrivo.
Arriviamo in auto al Rifugio Campiglio in località Pradecolo (1184) ed iniziamo il cammino sul sentiero per il Lema. Ci immettiamo sulla pista forestale che conduce ai ruderi dall'Alpe Pian di Runo (1337), dove la pista fa un tornante. La pista diventa sentiero che sale sulla dorsale ovest del monte. Raggiunta la croce di vetta sulla tondeggiante cima del Monte Lema (1621), salutiamo e ringraziamo Domenico che ci ha accompagnato fin qui. Entrati in territorio elvetico scendiamo alla stazione d'arrivo della funivia dove c'è l'ostello Monte Lema (1550). Tra i rododendri proseguiamo la discesa fino alla forcola d'Arasio (1481) dove, alla fontana, facciamo rifornimento d'acqua; fino al Neggia non ne troveremo più. Risaliamo al piano del Poncione e proseguiamo sul sentiero della traversata Lema- Tamaro. Decidiamo di evitare di salire alle cime intermedie ma di seguire il sentiero, visto che il cammino che ci aspetta è ancora lungo. Proseguiamo con vari saliscendi su tratti panoramici attrezzati con funi corrimano. Aggiriamo, in successione, le cime dello Zottone, del Monte Magino e del Monte Magno ed arriviamo al rifugio del Passo d'Agario (1560) dove ci concediamo una sosta. Riprendiamo la via salendo verso il Monte Pola. A Pianoni lasciamo il tracciato Lema-Tamaro per svoltare a destra sul sentiero che, seguendo la dorsale, sale alla croce di vetta del Monte Gradiccioli (1936). Scendiamo su un impervio e ripido sentiero sassoso che ritorna sulla Lema- Tamaro all'altezza della Bassa di Montoia (1764). Risaliti brevemente su un colle, scendiamo alla Bassa di Indemini (1723), dove comincia la salita al Tamaro. Il sentiero, da qualche anno, è stato ritracciato; vari tornanti rendono un poco più dolce la comunque ripida salita. Raggiunta la cima del Monte Tamaro (1962) ci concediamo la pausa-pranzo. Siamo a circa metà del nostro cammino. Scendiamo verso il Neggia sul ripido e sassoso sentiero reso insidioso dalla presenza di qualche nevaio residuo. Arrivati sul sentiero per il rifugio il percorso si fa più tranquillo. Arriviamo sulla strada asfaltata al Passo del Neggia (1395) dove facciamo rifornimento di acqua. Iniziamo la salita al Gambarogno non sul sentiero ufficiale ma sul tracciato diretto che taglia ripido sui prati della pista da sci. Sotto il sole cocente guadagniamo faticosamente quota fino alla croce di vetta della cima orientale del Gambarogno (1687). Sul sentiero di cresta raggiungiamo la cima del Monte Gambarogno (1734). Proseguiamo scendendo sulla cresta del versante opposto. Dopo una sosta tra i larici procediamo verso i Sassi Gialli su un tracciato che si fa insidioso. Arriviamo ad un grosso ometto dove svoltiamo decisamente a destra scendendo verso S.Anna. Un secondo ometto ci indirizza nella giusta direzione. L'ultima volta che ero passato da qui non avevo visto il secondo ometto e mi ero incasinato tra pietraie e rododendri. Questa volta seguiamo la via giusta che scende lungo la grossa ganda e, nel bosco, arriviamo alla radura del rifugio-chiesa di Sant'Anna (1342). Ci riforniamo di acqua alla fontana e riprendiamo la via. Un bel sentiero nel bosco risale il pendio. Quando usciamo dal bosco siamo sulla piatta cima del Monte Paglione (1554). Saliamo lungo la costa erbosa che ci porta alla croce di vetta del Covreto (1594). Su un tracciato diretto scendiamo alla sella che fa da confine e, in territorio italiano, risaliamo brevemente alla cima del Sasso Corbaro (1555). Un ripido sentiero ci porta al bivio del passo di Fontana Rossa (1390). Seguiamo il sentiero in direzione della Forcora nella bella betulleta della costa del Faietto. Dopo alcuni saliscendi la via si abbassa decisamente alla Forcoletta (1297) per risalire dolcemente alla cima del Monte Sirti (1344). Una breve discesa ci porta ai prati della Forcora (1179) dove si conclude il nostro lungo cammino.
Partecipanti: Andrea, Dario, Ezio, Kristina.
Tempi di percorrenza parte 1: 50' al Lema, 3h20' al Gradiccioli, 4h20' al Tamaro, 1h00' sosta sul Tamaro.
Tempi di percorrenza parte 2: 1h00' al Neggia, 1h50' al Gambarogno, 2h50' a S.Anna, 3h40' al Covreto, 4h50' alla Forcora. Tempo totale 10h10' (soste 2h00')
Lunghezza del percorso: 24,5km
Meteo: bello
Tourengänger:
morgan

Communities: Hikr in italiano, Ticino Selvaggio
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Kommentare (9)