Piz Rondadura dal Lai Blau


Publiziert von davikokar , 13. September 2023 um 17:13.

Region: Welt » Schweiz » Tessin » Bellinzonese
Tour Datum:31 Juli 2023
Wegpunkte:
Geo-Tags: CH-GR   CH-TI   Gruppo Piz Blas   Gruppo Pizzo del Sole 
Zeitbedarf: 9:00
Aufstieg: 1100 m
Abstieg: 1100 m
Strecke:Lucomagno - Lai Blau - Scala da Marmel - Bocchetta del Rondadura - Piz Rondadura - Alpe Scaione - Lucomagno
Zufahrt zum Ausgangspunkt:In auto fino al passo del Lucomagno. Posteggio gratuito in uno spiazzo a lato della strada.

In breve

Sono partito dal lago del Lucomagno e salito fino al Lai Blau. Da qui ho raggiunto la zona dei laghetti nell'alta valle Rondadura. Ho continuato percorrendo tutta la chiusura della vallata fino alla bocchetta della Rondadura. Ho scavalcato la bocchetta e poi sono salito sul Piz Rondadura. Infine sono rientrato al Lucomagno dal versante sud del Piz Rondadura, passando dall'Alpe Scaione.



In dettaglio

Posteggio la macchina in uno spiazzo a circa 300 metri a nord dal muro della diga del lago del passo del Lucomagno. Non ci sono cartelli di posteggio ufficiali, ma neppure cartelli di divieto. Lascio la macchina lì e nascondo nell'ombra dietro una ruota una bottiglia d'acqua. Lo faccio spesso: al ritorno avrò dell'acqua fresca da bere.

Indosso gli scarponi, mi spalmo la crema solare e parto di buona lena. Attraverso la diga mangiando una mela (ma senza i libri di scuola) e poi mi incammino sulla stradina sterrata che corre lungo il lato ovest del lago. Intanto guardo il cielo: nonostante le previsioni diano soleggiato ci sono molte nuvole di vario tipo, verso sud il cielo  è azzurro, mentre a ovest, dove sono diretto, sembra prevalere il colore grigio. Comunque il cielo è dinamico e fotogenico, come piace a me. Alla fine dello sterrato mi imbatto nel baracchino di mungitura di un allevatore, dove vengo accolto da un pastore maremmano che ci tiene a far notare la sua presenza. Abbaia un paio di volte. Io procedo e imbocco il sentiero vero e proprio in direzione del Lai Blau, che si trova a circa 500 metri più in alto. Ci sono altri escursionisti lungo sentiero. Questo tratto del percorso lo conosco abbastanza bene perché ci sono stato altre volte. Ogni volta però mi inganna: quando penso di essere arrivato al laghetto mi rendo conto che invece sono arrivato a una sorta di terrazza e che il laghetto è un gradone sopra. Arrivo a mezzogiorno. Il Lai Blau è incantevole: da ogni angolazione offre panorami mozzafiato. Mi fermo qui per una prima pausa. Mangio una riga di cioccolato e faccio un po' di fotografie. Il Lai Blau è anche il punto dove finisce la parte dell'escursione su un sentiero tracciato, da qui in poi bisognerà navigare a vista.



Il prossimo obiettivo sono i tre laghetti senza nome che si trovano mezzo chilometro a sud-est del Lai Blau. Sulle mappe non esiste un sentiero per raggiungerli, ma c'è un vecchio sentierino a tratti ancora visibile. Arrivo senza indugi ai tre laghetti, dove invece indugio non poco, per godere della loro bellezza commovente. Sullo sfondo incombe il Piz Rondadura. Visto da qui fa paura, ma offre un panorama da cartolina. Mi scateno con la macchina fotografica: grandangolo, teleobiettivo, panoramiche orizzontali e verticali. Faccio un po' di tutto. Dal lato ovest c'è il Rondadura come sfondo, dal lato est c'è lo Scopi, in primo piano i laghetti circondati da Eriophorum angustifolium, meglio noto come cotone da palude. Una vera meraviglia.



Dopo questa seconda pausa mi incammino per raggiungere il secondo gruppo di laghetti. Il terreno non presenta difficoltà e mi consente di raggiungere il laghetto centrale in poco tempo. Qui do un'occhiata ma decido di non fermarmi: ho già speso molto tempo nelle pause precedenti e questo laghetto non mi sembra particolarmente interessante. Inoltre, da qui in poi l'escursione diventerà più impegnativa e quindi devo concentrarmi sul terreno. Da dove mi trovo ho una buona visuale del versante nord-est del Rondadura e vedo bene la zona rocciosa segnalata come Scala da Marmel. Secondo la mia valutazione è il primo punto che potrebbe presentare delle difficoltà perché si tratta di una zona rocciosa dove occorre cercare dei passaggi. Dal versante opposto osservo e cerco di individuare un percorso.

Dal laghetto centrale sono costretto a scendere un po' di quota, passo di fianco a un altro laghetto e poi scendo sul fondo di uno dei rami terminali della valle Rondadura. Da lì risalgo la zona rocciosa cercando di seguire il percorso che avevo individuato in precedenza. In particolare mi ero segnato mentalmente alcuni massi bianchi da tenere come punti di riferimento.

La Scala de Marmel la supero senza difficoltà. In un paio di punti devo indietreggiare e passare altrove, ma il terreno non presenta grossi ostacoli. Con calma e concentrazione riesco a passare. Proseguo sul terreno roccioso fino ad arrivare a un laghetto verdino opaco a quota 2555 metri. Se qui c'era un piccolo ghiacciaio ora ne rimane solo il laghetto, come una grande lacrima tra i sassi. Intanto mi sono tenuto troppo alto e quindi ora mi tocca perdere un centinaio di metri di quota. Il percorso alternativo, cioè aggirare il laghetto mantenendo la quota, si rivela  improponibile perché troppo ripido.

Prima di scendere posso osservare la prossima sfida: la salita fino alla bocchetta della Rondadura. Non mi soffermo molto perché da qui la bocchetta sembra un muraglione. La vista frontale non offre alcun senso della prospettiva da cui ricavarne la ripidità del pendio, fa solo venire un po' di strizza. Scendo tra gli sfasciumi facendo molta attenzione: qui un passo falso può facilmente diventare una gamba rotta.


Da sotto e di lato la bocchetta perde un po' della sua severità. È comunque abbastanza ripida da convincermi a riporre i bastoni nello zaino e procedere aiutandomi con le mani. Qualcosa mi dice che da qui non passano in tanti. Trovo diversi pezzi di cristallo di quarzo e ne tengo uno, l'unico con due facce integre. Continuo a salire e la mia preoccupazione principale è scoprire cosa ci sarà dall'altra parte. Non sono sicuro che dall'altro lato la discesa sia fattibile. In caso negativo ho comunque un piano B, cioè tornare sui miei passi e aggirare il Piz Scai mantenendomi tra i 2400 e i 2500 metri.

Una volta raggiunta la cima della bocchetta tiro un sospiro di sollievo. Davanti a me si para il sud, caldo e accogliente. Un senso di pace mi pervade. Forse è il sole o forse il fatto che qui non ci sono solo rocce, ma anche erba e arbusti. Inoltre individuo subito un facile percorso per scendere dalla cresta.

Da dove mi trovo non riesco a vedere la cima del Rondadura che rimane nascosta da una spalla. Poco male, mi avvio lungo il versante sud su un terreno che non presenza particolari difficoltà. A un certo punto passo di fianco a un grosso ometto alto circa un metro e largo una quarantina di centimetri. Da lì in poi altri ometti più piccoli mi tengono compagnia durante gli ultimi metri di salita. L'ultimo tratto prima di arrivare in cima è piuttosto ripido e in alcuni punti devo aiutarmi con le mani. Ma esiste un passaggio abbastanza chiaro, lo seguo e in pochi minuti sono in cima.

Guardo l'orologio: sono le 16:00. Ci ho messo circa 6 ore. Faccio un po' di foto panoramiche e un selfie. Mangio il mio panino. Vorrei lasciare un messaggio sul libro di vetta ma la gamella è vuota: uffa.



Comunque sono contento. L'obiettivo principale è stato raggiunto. Sono arrivato in cima, ora però mi tocca ridiscendere. Gli sfasciumi in discesa mettono a dura prova le mie ginocchia e la capacità di frenata delle mie gambe. Mi mantengo abbastanza alto perché voglio raggiungere il laghetto senza nome a quota 2550 metri a sud-est del Piz Scai. Il percorso va liscio, a parte la fatica che comincia a farsi sentire. Una volta giunto al laghetto mi fermo per fare qualche foto e poi inizio la discesa vera e propria. Sono convinto che la parte difficile della gita sia ormai fatta, ma mi sbaglio.

Sto mandando un vocale per avvisare del mio rientro quando con la coda dell'occhio vedo un animale che corre. In pochi secondi esce dal mio campo visivo. Cos'era? Assomigliava a un cane, di pelo lungo scuro, e con una bella coda con una parte più chiara. Non avrò forse appena visto un LUPO? Mi sposto in fretta per guadagnare un posto da dove ottenere una visione globale della vallata sottostante. Rimango immobile per diversi minuti e guardo il punto dove era passato il canide e i dintorni, circa un centinaio di metri da me e forse 60 metri più in basso. Niente. Non ricompare. Mi rimarrà il dubbio su cosa ho visto.


Però quest'incontro tra (forse) lupi solitari mi rallegra. Proseguo la discesa mantenendomi a sinistra di un torrente, uno degli affluenti del Reno di Medel. L'idea è di raggiungere l'Alpe Scaione e da lì scendere fino al sentiero escursionistico che scontorna il bacino artificiale del Lucomagno. Il percorso è su erba e piuttosto ripido. Avrei sperato in qualcosa di meno faticoso a fine giornata, e invece devo procedere camminando lateralmente e alternandomi su un fianco e poi sull'altro, per non affaticare troppo una sola gamba. Arrivo così fino al singolo edificio in completo abbandono dell'Alpe Scaione. Questo luogo è da un po' che non vede mucche e alpigiani. La zona intorno all'edificio è ricoperta di erba e arbusti fitti che mi arrivano fino a oltre la cintura impendendomi di vedere dove metto i piedi. Qui il terreno è sconnesso, scavato da una moltitudine di rigagnoli e con ancora qualche sasso bagnato e scivoloso. Insomma, una gran rottura. Speravo di trovare un vecchio sentiero che dall'alpe scendesse verso il lago, e invece no, devo farmela fuori sentiero, in una discesa ripida, con erba alta che nasconde buche e sassi.

Procedo con cautela, preferendo le sassaie all'erba alta, e poi camminando sui cespugli di mirtilli e rododendri oppure nei letti di rigagnoli in secca. Finalmente vedo il sentiero sotto di me, e subito dopo individuo anche il sentierino che probabilmente porta all'Alpe.

Una volta raggiunto il sentiero escursionistico, tiro fuori l'app swisstopo per stimare il tempo per raggiungere l'auto. Il sentiero sul lato ovest del lago è segnalato dall'app come chiuso fino a nuovo avviso. Decido comunque di proseguire: fare il giro dall'altro lato mi allungherebbe troppo la strada. Arrivo all'automobile alle 19:30 da un sentiero perfettamente percorribile. Prima di partire prendo la bottiglia d'acqua fresca che avevo nascosto dietro la ruota e a cui stavo pensando da un paio d'ore... Riesco a scolarmela nel giro di un minuto e mezzo. Aaahhhhh, che goduria.

Tourengänger: davikokar


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Kommentare (1)


Kommentar hinzufügen

Michea82 hat gesagt:
Gesendet am 13. September 2023 um 18:49
Complimenti sia per la descrizione accurata e al contempo scorrevole, sia per le foto che raramente si vedono così belle. Il Ronda, che è una meta più invernale che estiva, fatto come da te guadagna molto valore in veste anche estiva.


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